Piuttosto che una spirale di produzione e consumo, la vita economica dovrebbe più giustamente essere considerata come un esercizio di umana responsabilità, intrinsecamente orientata verso la promozione della dignità della persona, del conseguimento del bene comune e dello sviluppo integrale politico, culturale e spirituale degli individui, delle famiglie e delle società. Lo ha ricordato oggi Benedetto XVI ai membri della Pontificia accademia delle scienze sociali, ricevuti in udienza in occasione della loro XVI Sessione plenaria. Ricordando la Caritas in Veritate, il Papa ha ribadito la necessità di riorganizzare questo cammino guardando a standard obiettivi e globali sulla base dei quali valutare le strutture, le istituzioni e le decisioni concrete che guidano e dirigono la vita economica. Da parte sua la Chiesa è convinta che i principi di un ordine etico, iscritti nella creazione, sono accessibili alla ragione umana e per questo devono essere adottati come base per scelte pratiche. La legge morale naturale è un faro che guida gli sforzi degli individui e delle comunità per conseguire il bene comune e per evitare il male, nella costruzione di una società più giusta. Ed è proprio la promozione del bene comune, fondato, ha sottolineato il Pontefice, sul rispetto della dignità della persona umana deve essere tra i principi irrinunciabili di un integrale approccio etico dell’economia. La ricerca del bene comune, ha rimarcato Benedetto XVI, abbraccia la responsabilità verso le nuove generazioni; la solidarietà tra le generazioni deve essere riconosciuta come criterio etico di base per il giudizio di qualunque sistema sociale. Da qui deriva l’urgenza di rafforzare le procedure di governance dell’economia globale, nel dovuto rispetto del principio di sussidiarietà. Tutte le decisioni e le politiche economiche devono essere dirette verso la carità nella verità.Sir