Domani mattina, alle 11, nell’aula delle Benedizioni, il Papa riceverà le delegazioni delle altre Chiese cristiane e delle altre religioni che oggi hanno partecipato alla Messa. Due brani dell’omelia di inizio Pontificato, sono dedicati ai fratelli del popolo ebraico e ai cristiani non “ancora in piena comunione”. Così papa Benedetto XVI rende omaggio ai “fratelli maggiori” tanto amati da Giovanni Paolo II e alla causa ecumenica.Il primo brano appare all’inizio dell’omelia, tra i saluti. “Il discorso – ha detto papa Benedetto XVI – si fa pieno di affetto anche nel saluto che rivolgo a tutti coloro che, rinati nel sacramento del Battesimo, non sono ancora in piena comunione con noi; ed a voi fratelli del popolo ebraico, cui siamo legati da un grande patrimonio spirituale comune, che affonda le sue radici nelle irrevocabili promesse di Dio. Il mio pensiero, infine – quasi come un’onda che si espande – va a tutti gli uomini del nostro tempo, credenti e non credenti”. Il secondo riferimento alla “causa ecumenica” appare invece nella parte dedicata alla liturgia di insediamento del Ministero Petrino e alla consegna dell’anello del pescatore. “Vorrei qui rilevare ancora una cosa – ha detto Benedetto XVI – sia nell’immagine del pastore che in quella del pescatore emerge in modo molto esplicito la chiamata all’unità”. Il Papa fa infatti notare che il racconto dei 153 grossi pesci termina con la “gioiosa” constatazione: “sebbene fossero così tanti, la rete non si strappò” (Gv 21, 11). “Ahimè amato Signore – commenta Bendetto XVI -, essa ora si è strappata! vorremmo dire addolorati. Ma no – non dobbiamo essere tristi! Rallegriamoci per la tua promessa, che non delude, e facciamo tutto il possibile per percorrere la via verso l’unità, che tu hai promesso. Facciamo memoria di essa nella preghiera al Signore, come mendicanti: sì, Signore, ricordati di quanto hai promesso. Fa’ che siamo un solo pastore ed un solo gregge! Non permettere che la tua rete si strappi ed aiutaci ad essere servitori dell’unità!”. Sir