C’è una triplice motivazione alla base del viaggio apostolico del Papa in Benin. Lo ha detto, oggi pomeriggio, Benedetto XVI, nella cerimonia di benvenuto all’aeroporto internazionale Card. Bernardin Gantin di Cotonou, al suo arrivo nel Paese africano (testo integrale). La prima è costituita dal 40° anniversario dello stabilimento delle relazioni diplomatiche del Benin con la Santa Sede e dal 150° anniversario della sua evangelizzazione. La seconda riflette il desiderio del Pontefice di consegnare in terra africana l’Esortazione apostolica post-sinodale Africae munus e la terza, più personale o più affettiva, è legata alla figura del card. Bernardin Gantin: Mi è parso giusto venire nel suo Paese natale per pregare sulla sua tomba e ringraziare il Benin di avere dato alla Chiesa questo figlio eminente, ha chiarito il Santo Padre. Il Benin ha affermato poi Benedetto XVI – è una terra di antiche e nobili tradizioni. La sua storia è prestigiosa. Vorrei approfittare di questa occasione per salutare i capi tradizionali. Il loro contributo è importante per costruire il futuro di questo Paese. Di qui l’incoraggiamento a contribuire, con la loro saggezza e la loro conoscenza dei costumi, al delicato passaggio che attualmente si va operando tra la tradizione e la modernità.La modernità ha avvertito il Papa – non deve fare paura, ma essa non può costruirsi sull’oblio del passato. Deve essere accompagnata con prudenza per il bene di tutti evitando gli scogli che esistono sul Continente africano e altrove, per esempio la sottomissione incondizionata alle leggi del mercato o della finanza, il nazionalismo o il tribalismo esacerbato e sterile che possono diventare micidiali, la politicizzazione estrema delle tensioni interreligiose a scapito del bene comune, o infine la disgregazione dei valori umani, culturali, etici e religiosi. Il passaggio alla modernità deve essere guidato da criteri sicuri che si basano su virtù riconosciute, quelle che enumera il vostro motto nazionale, ma anche quelle che si radicano nella dignità della persona, nella grandezza della famiglia e nel rispetto della vita. Tutti questi valori sono in vista del bene comune, l’unico che deve primeggiare e costituire la preoccupazione maggiore di ogni responsabile. La Chiesa dà il suo specifico contributo. Con la sua presenza, la sua preghiera e le sue diverse opere di misericordia, specialmente nel campo educativo e sanitario, essa desidera offrire ciò che ha di meglio. Vuole manifestarsi vicina a colui che si trova nel bisogno, a colui che cerca Dio. Desidera far comprendere che Dio non è inesistente o inutile come si cerca di far credere, ma che Egli è l’amico dell’uomo. (Sir)