Vita Chiesa

BENEDETTO XVI, BENEDIZIONE URBI ET ORBI: L’UOMO DI OGGI HA ANCORA BISOGNO DEL SALVATORE

Che bisogno ha di un “Salvatore” l’uomo che assomma tre millenni di storia, cultura e progresso? Ha ancora un valore questa idea, questa persona, per persone capaci di sondare l’infinitamente grande dello spazio o l’infinitamente piccolo di un filamento genetico? E soprattutto: quest’uomo, forte del suo straordinario sapere, sa rispondere all’“invocazione straziante di aiuto” che amplifica i mille drammi irrisolti che pesano ancora oggi su milioni di esseri umani? Scuote come una provocazione l’avvio del Messaggio Urbi et Orbi di Benedetto XVI che a mezzogiorno, dalla Loggia centrale della Basilica Vaticana – davanti ad una folla di migliaia di persone, provenienti da tutto il mondo – rimbalza ai quattro angoli del pianeta, ripreso dalle telecamere di 102 televisioni di 63 nazioni. Le Chiese di tutto il mondo, ha ricordato il Papa, hanno fatto eco, nella notte appena trascorsa, agli angeli della notte di Betlemme, annunciando la nascita del Salvatore. Eppure, si è domandato il Pontefice: “E’ ancora necessario un ‘Salvatore’ per l’uomo che ha raggiunto la Luna e Marte e si dispone a conquistare l’universo; per l’uomo che esplora senza limiti i segreti della natura e riesce a decifrare persino i codici meravigliosi del genoma umano? Ha bisogno di un Salvatore l’uomo che ha inventato la comunicazione interattiva, che naviga nell’oceano virtuale di internet e, grazie alle più moderne ed avanzate tecnologie massmediali, ha ormai reso la Terra, questa grande casa comune, un piccolo villaggio globale?”.

Quest’uomo, ha obiettato Benedetto XVI, “si presenta come sicuro ed autosufficiente artefice del proprio destino, fabbricatore entusiasta di indiscussi successi quest’uomo del secolo ventunesimo”. “Sembra” dunque non aver bisogno di salvezza, “ma – ha affermato il Papa – così non è”. Anche perché nel mondo “si muore ancora di fame e di sete, di malattia e di povertà in questo tempo di abbondanza e di consumismo sfrenato. C’è ancora chi è schiavo, sfruttato e offeso nella sua dignità; chi è vittima dell’odio razziale e religioso, ed è impedito da intolleranze e discriminazioni, da ingerenze politiche e coercizioni fisiche o morali, nella libera professione della propria fede. C’è chi vede il proprio corpo e quello dei propri cari, specialmente bambini, martoriato dall’uso delle armi, dal terrorismo e da ogni genere di violenza in un’epoca in cui tutti invocano e proclamano il progresso, la solidarietà e la pace per tutti”.

“Come non sentire che proprio dal fondo di questa umanità gaudente e disperata si leva un’invocazione straziante di aiuto”? Un aiuto invocato, ha ricordato Benedetto XVI, anche da chi è stato costretto a espatriare, è stato “ingannato dai facili profeti di felicità”, ha annegato nella droga o nell’alcol la propria solitudine? Questo accade, ha detto il Pontefice, perché l’essere umano “è rimasto quello di sempre: una libertà tesa tra bene e male, tra vita e morte”. Ed è l’attuale epoca postmoderna, ha proseguito, ad aver “forse ancora più bisogno di un Salvatore, perchè più complessa è diventata la società in cui vive e più insidiose si sono fatte le minacce per la sua integrità personale e morale”.

Cristo è dunque quel Salvatore, perché per amore dell’uomo è nato in una stalla ed è morto sulla Croce. Solo Lui, ha insistito Benedetto XVI, può difendere la dignità umana, e può indurre a “ragionevolezza e moderazione” chi detiene responsabilità politiche e sociali nello scacchiere del mondo.

“Con viva apprensione penso, in questo giorno di festa, alla regione del Medio Oriente – ha detto ancora il Papa che proprio oggi ha inviato un messaggio speciale ai cattolici del Medio Oriente -, segnata da innumerevoli e gravi crisi e conflitti, ed auspico che si apra a prospettive di pace giusta e duratura, nel rispetto degli inalienabili diritti dei popoli che la compongono. Metto nelle mani del divino Bambino di Betlemme i segnali di ripresa del dialogo tra israeliani e palestinesi, di cui siamo stati testimoni in questi giorni, e la speranza di ulteriori confortanti sviluppi”.

Benedetto XVI ha pregato anche per la democrazia in Libano, per l’“avvenire di fraternità e di solidarietà” nello Sri Lanka, per la fine dei “conflitti fratricidi” in Africa, specie nel Darfur, per il consolidamento dei “processi di riconciliazione, di democrazia e di sviluppo” a fronte dei “focolai di tensione” che, ha osservato, “rendono incerto il futuro di altre parti del mondo, in Europa come in America Latina”. (fonte: Radio Vaticana)

Benedizione Urbi et orbi (Natale 2006)

Messaggio ai cattolici del Medio Oriente (Natale 2006)