Vita Chiesa

BENEDETTO XVI, ANGELUS: VICINANZA ALLE POPOLAZIONI DI LIGURIA E TOSCANA

Un appello a essere coerenti e un invito a praticare il comandamento dell’amore, avendo per modello Gesù, che si è presentato come “servo”. Lo ha rilanciato, stamattina Benedetto XVI, prima di guidare la recita dell’Angelus da piazza San Pietro. Dopo l’Angelus anche un pensiero alle popolazioni della Thailandia colpite da gravi inondazioni, e, in Italia, a quelle della Liguria e della Toscana, danneggiate dalle forti piogge.“Nella liturgia di questa domenica – ha ricordato il Papa -, l’apostolo Paolo ci invita ad accostare il Vangelo ‘non come parola di uomini, ma come è veramente, quale Parola di Dio’. In questo modo possiamo accogliere con fede gli ammonimenti che Gesù rivolge alla nostra coscienza, per assumere un comportamento conforme ad essi”. Nel brano odierno, ha proseguito, “Egli rimprovera gli scribi e i farisei, che avevano nella comunità un ruolo di maestri, perché la loro condotta era apertamente in contrasto con l’insegnamento che proponevano agli altri con rigore”. Gesù sottolinea che costoro “dicono e non fanno”; anzi, “legano fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito”. “La buona dottrina va accolta – ha spiegato il Pontefice -, ma rischia di essere smentita da una condotta incoerente”. Per questo Gesù dice: “Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere”. “L’atteggiamento di Gesù – ha avvertito il Santo Padre – è esattamente l’opposto: Egli pratica per primo il comandamento dell’amore, che insegna a tutti, e può dire che esso è un peso leggero e soave proprio perché ci aiuta a portarlo insieme con Lui”. “Pensando ai maestri che opprimono la libertà altrui in nome della propria autorità – ha ricordato Benedetto XVI -, San Bonaventura indica chi è l’autentico Maestro, affermando: ‘Nessuno può insegnare e nemmeno operare, né raggiungere le verità conoscibili senza che sia presente il Figlio di Dio’”. In realtà, “Gesù siede sulla ‘cattedra’ come il Mosè più grande, che estende l’Alleanza a tutti i popoli”. È Lui “il nostro vero e unico Maestro! Siamo, pertanto, chiamati a seguire il Figlio di Dio, il Verbo incarnato, che esprime la verità del suo insegnamento attraverso la fedeltà alla volontà del Padre, attraverso il dono di se stesso”. Il Papa ha quindi rammentato le parole del beato Antonio Rosmini: “Il primo maestro forma tutti gli altri maestri, come pure forma gli stessi discepoli, perché [sia gli uni che gli altri] esistono soltanto in virtù di quel primo tacito, ma potentissimo magistero”. “Gesù – ha continuato il Pontefice – condanna fermamente anche la vanagloria e osserva che operare ‘per essere ammirati dalla gente’ pone in balia dell’approvazione umana, insidiando i valori che fondano l’autenticità della persona”. Il Signore Gesù, ha sottolineato Benedetto XVI – si è presentato al mondo come servo, spogliando totalmente se stesso e abbassandosi fino a dare sulla croce la più eloquente lezione di umiltà e di amore”. Dal suo esempio scaturisce la proposta di vita: “Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo”. “Invochiamo l’intercessione di Maria Santissima e preghiamo, in particolare, per quanti nella comunità cristiana sono chiamati al ministero dell’insegnamento, affinché possano sempre testimoniare con le opere le verità che trasmettono con la parola”, ha detto.Dopo l’Angelus, il Papa ha espresso “vicinanza alle popolazioni della Thailandia colpite da gravi inondazioni, come pure, in Italia, a quelle della Liguria e della Toscana, recentemente danneggiate dalle conseguenze di forti piogge. Assicuro per loro la mia preghiera”. Le parole del Papa sono state accolte da un grande applauso. Nei saluti in varie lingue, in francese ricordando la conclusione del mese del rosario, ha invitato a “rivolgersi con fiducia alla Vergine Maria. Alla sua scuola impariamo a conoscere Gesù”. In tedesco ha chiesto di pregare di “poter essere servitori di Dio e quindi servitori degli uomini”. In spagnolo ha ricordato che “il Signore ci chiama a comportarci con rettitudine” invitandoci “a servire i nostri fratelli come veri figli di Dio”. Perciò, occorre pregare Maria affinché “interceda a essere sempre più intimamente uniti a Cristo e dare così una testimonianza valida del suo amore”. In polacco ha ribadito: Cristo “è Lui che ci insegna come vivere l’amore del Padre. Per questo i principi morali provenienti dal Padre non possono essere oggetto di dubbio, di contrattazione, di discussione”. Il Vangelo, ha auspicato, “ci conduca alle opere concrete, nelle quali si manifesta l’amore che proviene da Dio Padre”. In italiano ha rivolto “un cordiale saluto alle Religiose Figlie di Cristo Re, insieme con i collaboratori laici che condividono il loro carisma e la loro missione”.