Vita Chiesa

BENEDETTO XVI, ANGELUS: SCEGLIERE CRISTO NON ASSICURA IL SUCCESSO, MA PACE E GIOIA

“Il titolo di ‘re’, riferito a Gesù, è molto importante nei Vangeli e permette di dare una lettura completa della sua figura e della sua missione di salvezza”. Lo ha spiegato, ieri mattina Benedetto XVI, parlando della solennità di Gesù Cristo Re dell’universo, prima di introdurre la recita dell’Angelus da piazza San Pietro. La festa, che coincide con l’ultima domenica dell’Anno liturgico, è “di istituzione relativamente recente, che però ha profonde radici bibliche e teologiche”. Si può notare a questo proposito una progressione: si parte dall’espressione “re dei Giudei” e si giunge a quella di “re universale, Signore del cosmo e della storia”, dunque “molto al di là delle attese dello stesso popolo ebraico”. “Al centro di questo percorso di rivelazione della regalità di Gesù Cristo – ha detto il Papa – sta ancora una volta il mistero della sua morte e risurrezione”. “La croce – ha aggiunto – è il segno paradossale della sua regalità, che consiste nella vittoria della volontà d’amore di Dio Padre sulla disobbedienza del peccato. E’ proprio offrendo se stesso nel sacrificio di espiazione che Gesù diventa il Re universale”. Ma in che consiste il “potere” regale di Gesù? “Non è quello dei re e dei grandi di questo mondo – ha chiarito il Pontefice -; è il potere divino di dare la vita eterna, di liberare dal male, di sconfiggere il dominio della morte”. Il potere regale di Gesù è “il potere dell’Amore, che sa ricavare il bene dal male, intenerire un cuore indurito, portare pace nel conflitto più aspro, accendere la speranza nel buio più fitto. Questo Regno della Grazia non si impone mai, e rispetta sempre la nostra libertà”, ha precisato Benedetto XVI. Cristo è venuto a “rendere testimonianza alla verità”, come dichiarò di fronte a Pilato: perciò, ha ricordato il Santo Padre, “chi accoglie la sua testimonianza, si pone sotto la sua ‘bandiera’, secondo l’immagine cara a sant’Ignazio di Loyola”. “Ad ogni coscienza, dunque, si rende necessaria, questo sì – ha avvertito il Papa -, una scelta: chi voglio seguire? Dio o il maligno? La verità o la menzogna? Scegliere per Cristo non garantisce il successo secondo i criteri del mondo, ma assicura quella pace e quella gioia che solo Lui può dare”. “Lo dimostra, in ogni epoca, l’esperienza di tanti uomini e donne che, in nome di Cristo, in nome della verità e della giustizia, hanno saputo opporsi alle lusinghe dei poteri terreni con le loro diverse maschere, sino a sigillare con il martirio questa loro fedeltà”, ha concluso il Pontefice.Un pensiero, dopo la recita dell’Angelus, Benedetto XVI l’ha rivolto a suor Marie-Alphonsine Danil Ghattas, di cui, ieri, a Nazaret si è svolta la cerimonia di beatificazione. Nata a Gerusalemme nel 1843 in una famiglia cristiana, con diciannove figli, la giovane “scoprì ben presto la vocazione alla vita religiosa, a cui si appassionò, nonostante le iniziali difficoltà poste dalla famiglia”. A lei, ha ricordato il Papa, “va il merito di fondare una Congregazione formata solo da donne del posto, con lo scopo dell’insegnamento religioso, per vincere l’analfabetismo ed elevare le condizioni della donna di quel tempo nella terra dove Gesù stesso ne esaltò la dignità“. “Punto centrale della spiritualità di questa nuova beata – ha continuato il Pontefice – è l’intensa devozione alla Vergine Maria, modello luminoso di vita interamente consacrata a Dio: il Santo Rosario era la sua preghiera continua, la sua ancora di salvezza, la sua fonte di grazie“. La beatificazione di questa “così significativa figura di donna” è, a giudizio dl Santo Padre, “di particolare conforto per la comunità cattolica in Terra Santa ed è un invito ad affidarsi sempre, con ferma speranza, alla Divina Provvidenza e alla materna protezione di Maria”.Un saluto e un ringraziamento. Benedetto XVI, nei saluti in varie lingue dopo l’angelus, ieri mattina ha ricordato che sabato scorso, “ricorreva la Giornata pro orantibus, in favore delle comunità religiose di clausura. Colgo volentieri l’occasione per rivolgere ad esse il mio cordiale saluto, rinnovando a tutti l’invito a sostenerle nelle loro necessità. Sono lieto anche, in questa circostanza, di ringraziare pubblicamente le monache che si sono avvicendate nel piccolo Monastero in Vaticano: Clarisse, Carmelitane, Benedettine e, da poco, Visitandine”. “La vostra preghiera, care sorelle, è molto preziosa per il mio ministero”, ha aggiunto. In polacco, ha ribadito che “la Solennità di Gesù Cristo, Re dell’Universo ci ricorda che la meta delle aspirazioni dell’uomo non è il regno terreno della violenza, del denaro o dei piaceri mondani, ma il Regno di Dio”. Perciò, “la nostra vita sia testimonianza della realizzazione di questo messaggio evangelico”. Nei saluti ai pellegrini di lingua italiana, un pensiero lo ha rivolto ai partecipanti all’incontro promosso dal Movimento cristiano lavoratori sulla realtà dei lavoratori immigrati.Sir