L’Anno paolino, indetto nel bimillenario della nascita dell’Apostolo delle genti, che si è concluso ieri sera con la celebrazione dei Primi Vespri dei Santi Pietro e Paolo, presieduti dal Papa nella basilica di San Paolo fuori le Mura, è stato un vero tempo di grazia in cui, mediante i pellegrinaggi, le catechesi, numerose pubblicazioni e diverse iniziative, la figura di san Paolo è stata riproposta in tutta la Chiesa e il suo vibrante messaggio ha ravvivato ovunque, nelle comunità cristiane, la passione per Cristo e per il Vangelo. Lo ha detto, ieri mattina, Benedetto XVI, prima di recitare l’Angelus da piazza San Pietro. La divina Provvidenza ha proseguito il Pontefice – ha disposto che proprio pochi giorni fa, il 19 giugno, solennità del Sacro Cuore di Gesù, sia stato inaugurato un altro anno speciale, l’Anno sacerdotale, in occasione del 150° anniversario della morte, dies natalis, di Giovanni Maria Vianney, il Santo Curato d’Ars. Si tratta, per il Santo Padre, un ulteriore impulso spirituale e pastorale, che ne sono certo – non mancherà di recare tanti benefici al popolo cristiano e specialmente al clero. Qual è la finalità dell’Anno sacerdotale? Esso ha chiarito il Papa – intende contribuire a promuovere l’impegno di interiore rinnovamento di tutti i sacerdoti per una loro più forte ed incisiva testimonianza evangelica nel mondo di oggi. Per Benedetto XVI, San Paolo costituisce un modello splendido da imitare non tanto nella concretezza della vita, quanto nell’amore per Cristo, nello zelo per l’annuncio del Vangelo, nella dedizione alle comunità, nella elaborazione di efficaci sintesi di teologia pastorale. L’Apostolo è esempio di sacerdote totalmente identificato col suo ministero, come sarà anche il Santo Curato d’Ars, consapevole di portare un tesoro inestimabile, cioè il messaggio della salvezza, ma di portarlo in un ‘vaso di creta’; perciò egli è forte e umile nello stesso tempo, intimamente persuaso che tutto è merito di Dio, tutto è sua grazia. L’amore del Cristo ci possiede, come scriveva San Paolo, secondo il Papa, può ben essere il motto di ogni sacerdote, che lo Spirito ‘avvince’ per farne un fedele amministratore dei misteri di Dio: il presbitero deve essere tutto di Cristo e tutto della Chiesa, alla quale è chiamato a dedicarsi con amore indiviso, come uno sposo fedele verso la sua sposa.Sir