Vita Chiesa

BENEDETTO XVI, ANGELUS: L’UOMO È VIVO FINCHÉ ATTENDE

Nella prima domenica di Avvento, “la Chiesa inizia un nuovo Anno liturgico, un nuovo cammino di fede che, da una parte, fa memoria dell’evento di Gesù Cristo e, dall’altra, si apre al suo compimento finale”. Lo ha detto ieri mattina Benedetto XVI, prima di guidare la recita dell’Angelus da piazza San Pietro. E proprio di questa “duplice prospettiva” la Chiesa “vive il Tempo di Avvento, guardando sia alla prima venuta del Figlio di Dio, quando nacque dalla Vergine Maria, sia al suo ritorno glorioso, quando verrà ‘a giudicare i vivi e i morti’, come diciamo nel Credo”. “Su questo suggestivo tema dell’‘attesa’ – ha aggiunto il Papa – vorrei ora brevemente soffermarmi, perché si tratta di un aspetto profondamente umano, in cui la fede diventa, per così dire, un tutt’uno con la nostra carne e il nostro cuore”. “L’attesa, l’attendere – ha chiarito il Pontefice – è una dimensione che attraversa tutta la nostra esistenza personale, familiare e sociale. L’attesa è presente in mille situazioni, da quelle più piccole e banali fino alle più importanti, che ci coinvolgono totalmente e nel profondo”. Benedetto XVI ha voluto portare esempi di situazioni in cui è presente l’attesa: “Pensiamo, tra queste, all’attesa di un figlio da parte di due sposi; a quella di un parente o di un amico che viene a visitarci da lontano; pensiamo, per un giovane, all’attesa dell’esito di un esame decisivo, o di un colloquio di lavoro; nelle relazioni affettive, all’attesa dell’incontro con la persona amata, della risposta ad una lettera, o dell’accoglimento di un perdono…”. Secondo il Papa, “si potrebbe dire che l’uomo è vivo finché attende, finché nel suo cuore è viva la speranza. E dalle sue attese l’uomo si riconosce: la nostra ‘statura’ morale e spirituale si può misurare da ciò che attendiamo, da ciò in cui speriamo”. “Ognuno di noi, dunque, specialmente in questo Tempo che ci prepara al Natale, può domandarsi: io, che cosa attendo? A che cosa, in questo momento della mia vita, è proteso il mio cuore? E questa stessa domanda si può porre a livello di famiglia, di comunità, di nazione. Che cosa attendiamo, insieme? Che cosa unisce le nostre aspirazioni, che cosa le accomuna?”, sono le domande che ha posto il Santo Padre. “Nel tempo precedente la nascita di Gesù – ha evidenziato Benedetto XVI -, era fortissima in Israele l’attesa del Messia, cioè di un Consacrato, discendente del re Davide, che avrebbe finalmente liberato il popolo da ogni schiavitù morale e politica e instaurato il Regno di Dio. Ma nessuno avrebbe mai immaginato che il Messia potesse nascere da un’umile ragazza come era Maria, promessa sposa del giusto Giuseppe”. In realtà, ha precisato il Pontefice, “neppure lei lo avrebbe mai pensato, eppure nel suo cuore l’attesa del Salvatore era così grande, la sua fede e la sua speranza erano così ardenti, che Egli poté trovare in lei una madre degna”. Del resto, “Dio stesso l’aveva preparata, prima dei secoli. C’è una misteriosa corrispondenza tra l’attesa di Dio e quella di Maria, la creatura ‘piena di grazia’, totalmente trasparente al disegno d’amore dell’Altissimo”. Di qui l’invito conclusivo prima della recita dell’Angelus: “Impariamo da Lei, Donna dell’Avvento, a vivere i gesti quotidiani con uno spirito nuovo, con il sentimento di un’attesa profonda, che solo la venuta di Dio può colmare”.Avvento tempo dell’attesa, ma anche tempo in cui contemplare il dono della vita. Dopo la recita dell’Angelus, da piazza San Pietro, ieri mattina Benedetto XVI, rivolgendo i saluti nelle diverse lingue, in alcuni ha fatto riferimento al valore della vita nascente. In polacco, ad esempio, ha affermato: “Ieri (sabato 27 novembre, ndr), con i Vespri e con la veglia di preghiera per la vita nascente, abbiamo iniziato l’Avvento: il tempo di preparazione alla festa del Natale del Signore”. “Insieme a Maria, che ha atteso con amore la nascita del Divino Bambino – ha aggiunto il Papa -, perseveriamo nella preghiera, ringraziando Dio per il dono della vita, chiedendoGli protezione su ogni esistenza umana. Possa il futuro del mondo diventare la civiltà dell’amore e della vita. Benedico di cuore tutti voi e, in modo particolare, i genitori in attesa dei figli”. Salutando “con affetto” i pellegrini di lingua italiana, il Santo Padre in particolare ha avuto un pensiero per “i ragazzi dell’Unità pastorale di Lesmo, presso Milano, che si preparano alla Professione di Fede”. Infine, ha augurato “un buon cammino di Avvento”: “Grazie, buon Avvento a tutti!”, ha concluso.Sir