Vita Chiesa

BENEDETTO XVI, ANGELUS: L’AMORE DI DIO PIU’ FORTE DI OGNI MALE; APPELLO PER LA SIRIA

“L’amore di Dio è più forte di ogni male”. Lo ha ricordato oggi Benedetto XVI guidando la recita dell’Angelus da una piazza San Pietro, ancora con la neve.  “Domenica scorsa abbiamo visto che Gesù, nella sua vita pubblica, ha guarito molti malati, rivelando che Dio vuole per l’uomo la vita, la vita in pienezza – ha detto il Papa -. Il Vangelo di questa domenica ci mostra Gesù a contatto con la forma di malattia considerata a quei tempi la più grave, tanto da rendere la persona ‘impura’ e da escluderla dai rapporti sociali: parliamo della lebbra”. Infatti, “una speciale legislazione riservava ai sacerdoti il compito di dichiarare la persona lebbrosa, cioè impura; e ugualmente spettava al sacerdote constatarne la guarigione e riammettere il malato risanato alla vita normale”. Il Pontefice ha richiamato il Vangelo di oggi, dove Gesù risana il lebbroso. “In quel contatto tra la mano di Gesù e il lebbroso – ha commentato – viene abbattuta ogni barriera tra Dio e l’impurità umana, tra il Sacro e il suo opposto, non certo per negare il male e la sua forza negativa, ma per dimostrare che l’amore di Dio è più forte di ogni male, anche di quello più contagioso e orribile. Gesù ha preso su di sé le nostre infermità, si è fatto ‘lebbroso’ perché noi fossimo purificati”.“Uno splendido commento esistenziale a questo Vangelo – ha sostenuto Benedetto XVI – è la celebre esperienza di san Francesco d’Assisi, che egli riassume all’inizio del suo Testamento: ‘Il Signore dette a me, frate Francesco, d’incominciare a fare penitenza così: quando ero nei peccati, mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi; e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia. E allontanandomi da essi, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza d’animo e di corpo. E di poi, stetti un poco e uscii dal mondo’”. Il Papa ha osservato: “In quei lebbrosi, che Francesco incontrò quando era ancora ‘nei peccati’ come dice, era presente Gesù; e quando Francesco si avvicinò a uno di loro e, vincendo il proprio ribrezzo, lo abbracciò, Gesù lo guarì dalla sua lebbra, cioè dal suo orgoglio, e lo convertì all’amore di Dio”. “Ecco – ha sottolineato il Pontefice – la vittoria di Cristo, che è la nostra guarigione profonda e la nostra risurrezione a vita nuova!”. Il Santo Padre ha, quindi, invitato a rivolgerci “in preghiera alla Vergine Maria, che ieri abbiamo celebrato facendo memoria delle sue apparizioni a Lourdes. A santa Bernardetta la Madonna consegnò un messaggio sempre attuale: l’invito alla preghiera e alla penitenza. Attraverso sua Madre è sempre Gesù che ci viene incontro, per liberarci da ogni malattia del corpo e dell’anima. Lasciamoci toccare e purificare da Lui, e usiamo misericordia verso i nostri fratelli!”.Dopo l’Angelus, Benedetto XVI ha spostato lo sguardo sulla situazione in Siria: “Seguo con molta apprensione i drammatici e crescenti episodi di violenza in Siria. Negli ultimi giorni essi hanno provocato numerose vittime. Ricordo nella preghiera le vittime, fra cui ci sono alcuni bambini, i feriti e quanti soffrono le conseguenze di un conflitto sempre più preoccupante”. Il Papa ha rinnovato “un pressante appello a porre fine alla violenza e allo spargimento di sangue” e ha invitato “tutti – e anzitutto le Autorità politiche in Siria – a privilegiare la via del dialogo, della riconciliazione e dell’impegno per la pace”. Per il Pontefice, “è urgente rispondere alle legittime aspirazioni delle diverse componenti della Nazione, come pure agli auspici della comunità internazionale, preoccupata del bene comune dell’intera società e della Regione”.Nei saluti in varie lingue, in francese il Santo Padre ha invitato a “proclamare le meraviglie di Dio e a rispondere alla Buona Novella”. Ai pellegrini croati ha augurato che il pellegrinaggio all’Urbe e la visita alle tombe degli Apostoli “rafforzi” la loro fede, per testimoniare “con entusiasmo” la “speranza cristiana e amare gli altri”. Salutando gli ungheresi, e particolarmente il gruppo degli scolari del “Constantinum Intézmény”, di Kiskunfélegyháza, Benedetto XVI ha evidenziato: “L’educazione nello spirito cristiano è un grande dono ed anche un obbligo per la trasmissione della fede tramite la testimonianza”. In polacco, riprendendo il dialogo di Cristo con un lebbroso nel Vangelo odierno, il Papa ha sottolineato: “È un quadro della delicatezza con la quale Dio si china sull’uomo, così spesso impotente di fronte alla sofferenza, al dolore, all’aggressione del male. Solo Lui ci può liberare dalla lebbra del peccato e dallo smarrimento nella vita. Abbiamo sempre fiducia nella sua potenza e nella sua misericordia! Lui è il Salvatore del mondo”.Dopo aver salutato i pellegrini italiani, in particolare alla comunità del seminario vescovile di Patti, in Sicilia, augurando a tutti “una buona domenica e una buona settimana” il Pontefice ha auspicato che la prossima domenica sia “senza neve”. (SiR)