Vita Chiesa

BENEDETTO XVI, ANGELUS: LA CROCE NON E’ UNA SCONFITTA

“Il cristiano segue il Signore quando accetta con amore la propria croce, che agli occhi del mondo appare una sconfitta e una ‘perdita della vita’, sapendo di non portarla da solo, ma con Gesù, condividendo il suo stesso cammino di donazione”. Lo ha detto oggi Benedetto XVI, prima di guidare l’Angelus da Castel Gandolfo.“Nel Vangelo di oggi – ha ricordato il Papa -, Gesù spiega ai suoi discepoli che dovrà ‘andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno’. Tutto sembra capovolgersi nel cuore dei discepoli! Com’è possibile che ‘il Cristo, il Figlio del Dio vivente’, possa patire fino alla morte? L’apostolo Pietro si ribella, non accetta questa strada, prende la parola e dice al Maestro: ‘Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai’”. Per il Pontefice, “appare evidente la divergenza tra il disegno d’amore del Padre, che giunge fino al dono del Figlio Unigenito sulla croce per salvare l’umanità, e le attese, i desideri, i progetti dei discepoli”. E “questo contrasto si ripete anche oggi: quando la realizzazione della propria vita è orientata solamente al successo sociale, al benessere fisico ed economico, non si ragiona più secondo Dio, ma secondo gli uomini”. Infatti, “pensare secondo il mondo è mettere da parte Dio, non accettare il suo progetto di amore, quasi impedirgli di compiere il suo sapiente volere”. Per questo Gesù dice a Pietro una parola particolarmente dura: “Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo”. Il Signore insegna che “il cammino dei discepoli è un seguire Lui, andare dietro di Lui, il Crocifisso. In tutti e tre i Vangeli spiega tuttavia questo seguirlo nel segno della croce come il cammino del ‘perdere se stesso’, che è necessario per l’uomo e senza il quale non gli è possibile trovare se stesso”.“Come ai discepoli, così anche a noi Gesù rivolge l’invito: ‘Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua’ – ha osservato il Santo Padre -. Il cristiano segue il Signore quando accetta con amore la propria croce, che agli occhi del mondo appare una sconfitta e una ‘perdita della vita’, sapendo di non portarla da solo, ma con Gesù, condividendo il suo stesso cammino di donazione”. Benedetto XVI, quindi, ha richiamato le parole di Paolo VI: “Misteriosamente, il Cristo stesso, per sradicare dal cuore dell’uomo il peccato di presunzione e manifestare al Padre un’obbedienza integra e filiale, accetta di morire su di una croce”. “Accettando volontariamente la morte – ha chiarito il Papa -, Gesù porta la croce di tutti gli uomini e diventa fonte di salvezza per tutta l’umanità”, tanto che San Cirillo di Gerusalemme commenta: “La croce vittoriosa ha illuminato chi era accecato dall’ignoranza, ha liberato chi era prigioniero del peccato, ha portato la redenzione all’intera umanità”. “Affidiamo la nostra preghiera alla Vergine Maria e a Sant’Agostino, di cui oggi ricorre la memoria – ha proseguito il Pontefice -, perché ciascuno di noi sappia seguire il Signore sulla strada della croce e si lasci trasformare dalla grazia divina, rinnovando, come dice San Paolo oggi, il modo di pensare ‘per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto’”.Dopo l’Angelus il Santo Padre ha rivolto “un augurio cordiale a mons. Marcello Semeraro, vescovo di questa diocesi di Albano, in occasione del suo 40° anniversario di ordinazione sacerdotale”; e lo ha esteso, per la medesima ricorrenza, a mons. Bruno Musarò, che ho da poco nominato nunzio apostolico a Cuba, e a mons. Filippo Santoro, vescovo di Petropolis, in Brasile, come pure a 17 sacerdoti oggi presenti”. Nei saluti in varie lingue, Benedetto XVI ha ribadito la necessità di abbracciare con amore la croce e di imparare a discernere la volontà di Dio. Nei saluti in italiano, un pensiero agli aderenti al movimento laicale somasco, con il superiore generale dell’Ordine, che celebra il quinto centenario della liberazione dal carcere del fondatore, san Girolamo Emiliani; come pure alle Suore Mantellate Serve di Maria di Pistoia, insieme con alcuni collaboratori della loro missione nello Swaziland. Un saluto anche ai membri dell’Associazione “Amici di Papa Luciani”, che hanno seguito l’Angelus da Piazza San Pietro. “Auguro a tutti buona domenica. Grazie per il vostro entusiasmo”, ha concluso il Papa. (Sir)