Oggi viviamo in un’epoca di nuova evangelizzazione. Vasti orizzonti si aprono all’annuncio del Vangelo, mentre regioni di antica tradizione cristiana sono chiamate a riscoprire la bellezza della fede. È quello che ha sostenuto, stamattina, Benedetto XVI, prima di guidare l’Angelus da Castel Gandolfo.Nella liturgia di oggi – ha ricordato il Papa – inizia la lettura della Lettera di San Paolo ai Filippesi, nella quale è contenuto un inno a Cristo che già presenta una sintesi completa del suo mistero: incarnazione, chenosi, cioè umiliazione fino alla morte di croce, e glorificazione. Questo stesso mistero è diventato un tutt’uno con la vita dell’apostolo Paolo, che scrive questa lettera mentre si trova in prigione, in attesa di una sentenza di vita o di morte. Nell’apostolo delle genti si trova un nuovo senso della vita, dell’esistenza umana, che consiste nella comunione con Gesù Cristo vivente; non solo con un personaggio storico, un maestro di saggezza, un leader religioso, ma con un uomo in cui abita personalmente Dio. La sua morte e risurrezione è la Buona Notizia che, partendo da Gerusalemme, è destinata a raggiungere tutti gli uomini e i popoli, e a trasformare dall’interno tutte le culture, aprendole alla verità fondamentale: Dio è amore, si è fatto uomo in Gesù e con il suo sacrificio ha riscattato l’umanità dalla schiavitù del male donandole una speranza affidabile.San Paolo, ha sottolineato il Pontefice, era un uomo che riassumeva in sé tre mondi: quello ebraico, quello greco e quello romano. Non a caso Dio affidò a lui la missione di portare il Vangelo dall’Asia Minore alla Grecia e poi a Roma, gettando un ponte che avrebbe proiettato il cristianesimo fino agli estremi confini della terra. Oggi ha continuato – viviamo in un’epoca di nuova evangelizzazione. Vasti orizzonti si aprono all’annuncio del Vangelo, mentre regioni di antica tradizione cristiana sono chiamate a riscoprire la bellezza della fede. Protagonisti di questa missione sono persone, famiglie, comunità che accettano di lavorare nella vigna del Signore, secondo l’immagine del Vangelo di questa domenica. Operai umili e generosi, che non chiedono altra ricompensa se non quella di partecipare alla missione di Gesù e della Chiesa. In realtà, il Vangelo ha trasformato il mondo, e ancora lo sta trasformando, come un fiume che irriga un immenso campo. Di qui la preghiera alla Vergine Maria, perché in tutta la Chiesa maturino vocazioni sacerdotali, religiose e laicali per il servizio della nuova evangelizzazione.Dopo l’Angelus, il Santo Padre ha rammentato che ieri a Torino è stato proclamato beato mons. Francesco Paleari, della Società dei Sacerdoti di San Giuseppe Cottolengo. Nato a Pogliano Milanese nel 1863, da umile famiglia contadina, entrò giovanissimo in seminario e, subito dopo l’ordinazione, si dedicò ai poveri e ai malati nella Piccola Casa della Divina Provvidenza, ma anche all’insegnamento, distinguendosi per la sua affabilità e pazienza.Nei saluti in varie lingue, in francese Benedetto XVI ha ricordato la ripresa della scuola: Gli anni trascorsi a scuola sono molto importanti. A scuola s’impara a vivere insieme. Invito i genitori che sono i primi educatori dei loro figli a incoraggiarli nel loro lavoro. Prendetevi il tempo per ascoltare e parlare con loro di ciò che stanno vivendo e aiutateli a fare le scelte giuste. Famiglia, scuola sono il buon terreno dove si feconda l’umanità di domani. Per questo vi chiedo di pregare affinché ogni bambino possa ricevere l’educazione a cui ha diritto. In inglese il Papa ha ripreso il Vangelo odierno: Forse a volte si può sentire invidia per il successo altrui o sentire che non siamo stati sufficientemente ringraziati per il nostro lavoro. Di qui l’auspicio di cercare sempre di essere umili servitori del Signore e gioire quando Dio concede abbondanti grazie su coloro che ci circondano. In tedesco il Pontefice ha evidenziato che Dio perdona largamente e nella sua bontà dà più di quanto ci si potrebbe aspettare. Poi ha chiesto preghiere per il viaggio in Germania. In spagnolo il Santo Padre ha invitato tutti a riconoscere l’immensa generosità e la bontà di Dio, che è al di là di ogni calcolo umano. Ciò che il Signore si aspetta da noi è che ciascuno faccia bene e con fiducia il proprio lavoro e che riceva con gratitudine ciò che da Lui viene. Oggi ha affermato in polacco – la liturgia ci ricorda che tutti siamo chiamati a lavorare nella vigna del Signore. Egli ci ha dato diversi carismi, ha assegnato diversi compiti e ha determinato diversi tempi del loro adempimento. Tuttavia se assumiamo l’opera della nostra vita con piena dedizione, ci attende la stessa paga: la gioia dell’eterna partecipazione alla bontà del Signore. Un saluto, poi, alle Suore di diverse parti del mondo, che frequentano il Collegio missionario “Mater Ecclesiae”, a Castel Gandolfo. Nei saluti in italiano, un pensiero in particolare al folto gruppo della Coldiretti, che ha ringraziato per il dono dell’alveare collocato in questa Villa. (Sir)