olore per il massacro avvenuto la notte di Capodanno davanti alla Chiesa in Alessandria d’Egitto e un pensiero sulla famiglia con il saluto ai partecipanti alla manifestazione organizzata oggi a Madrid a favore del matrimonio. Sono i due spunti centrali dell’Angelus guidato oggi da Benedetto XVI, in piazza San Pietro, nella prima domenica del 2011.Rinnovo a tutti i miei auguri per il nuovo anno e ringrazio quanti mi hanno inviato messaggi di spirituale vicinanza ha esordito il Papa -. La liturgia di questa domenica ripropone il prologo del Vangelo di san Giovanni, proclamato solennemente nel giorno di Natale. Questo mirabile testo esprime, nella forma di un inno, il mistero dell’incarnazione, predicato dai testimoni oculari, gli apostoli, in particolare da Giovanni, la cui festa, non a caso, si celebra il 27 dicembre. Afferma san Cromazio di Aquileia che Giovanni era il più giovane di tutti i discepoli del Signore; il più giovane per età, ma già anziano per la fede, ha ricordato il Pontefice, per il quale quando leggiamo: In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio’, l’evangelista paragonato tradizionalmente ad un’aquila si eleva al di sopra della storia umana scrutando le profondità di Dio; ma ben presto, seguendo il suo Maestro, ritorna alla dimensione terrena dicendo: E il Verbo si fece carne’. Il Verbo, ha spiegato il Santo Padre, è una realtà vivente: un Dio che… si comunica facendosi Egli stesso uomo. Benedetto XVI ha quindi ricordato un commento di san Leone Magno: Egli si è abbassato ad assumere l’umiltà della nostra condizione senza che ne fosse diminuita la sua maestà. Commentando ancora le parole del prologo, Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia, ha rievocato sant’Agostino: Qual è la prima grazia che abbiamo ricevuto? si chiede sant’Agostino . È la fede. La seconda grazia, subito aggiunge, è la vita eterna.Il Papa si è, poi, rivolto in spagnolo alle migliaia di famiglie radunate a Madrid per una grande manifestazione: Saluto con affetto i numerosi vescovi e fedeli riuniti a Plaza de Colón, a Madrid, per celebrare con gioia il valore del matrimonio e della famiglia sotto il tema: La famiglia cristiana, speranza per l’Europa’. Il Pontefice ha invitato a essere forti nell’amore e a contemplare con umiltà il mistero della Natività, che continua a parlare al cuore e diventa scuola di vita familiare e fraterna. Lo sguardo materno della Vergine Maria, la amorevole protezione di San Giuseppe e la dolce presenza del Bambino Gesù sono una immagine nitida di quello che deve essere ciascuna famiglia cristiana, autentici santuari di fedeltà, rispetto e comprensione, nei quali si trasmette la fede, si rafforza la speranza e si incarna la carità. Invito tutti ha proseguito – a vivere con rinnovato entusiasmo la vocazione cristiana al matrimonio come genuini servitori dell’amore che accoglie, accompagna e difende la vita. Fate delle vostre case è stata l’esortazione – una vera sorgente di virtù e uno spazio sereno e luminoso di fede, nel quale guidati dalla grazia di Dio si possa sapientemente discernere la chiamata del Signore, che continua a invitarci a seguirlo. Con questi sentimenti, il Santo Padre ha affidato con fervore alla Sacra Famiglia di Nazaret i propositi e i frutti di questo incontro, affinché siano sempre più le famiglie nelle quali regnano l’allegria, la dedizione reciproca e la generosità. Che Dio vi benedica sempre.Dopo l’Angelus Benedetto XVI ha espresso il suo dolore per quello che sta avvenendo nel mondo a danno dei cristiani: Ieri mattina abbiamo appreso con dolore la notizia del grave attentato contro la comunità cristiana copta compiuto ad Alessandria d’Egitto. Questo vile gesto di morte, come quello di mettere bombe ora anche vicino alle case dei cristiani in Iraq per costringerli ad andarsene, offende Dio e l’umanità intera, che proprio ieri ha pregato per la pace e ha iniziato con speranza un nuovo anno. Davanti a questa strategia di violenze che ha di mira i cristiani, e ha conseguenze su tutta la popolazione ha continuato il Papa -, prego per le vittime e i familiari, e incoraggio le comunità ecclesiali a perseverare nella fede e nella testimonianza di non violenza che ci viene dal Vangelo. Penso anche ai numerosi operatori pastorali uccisi nel 2010 in varie parti del mondo: ad essi va ugualmente il nostro affettuoso ricordo davanti al Signore. Poi l’invito: Rimaniamo uniti in Cristo, nostra speranza e nostra pace!. Infine, dopo i saluti in varie lingue, il Pontefice ha augurato a tutti pace e bene. (Sir)