Vita Chiesa

BENEDETTO XVI, ANGELUS: CRISTO MODELLO DI UMILTÀ E DI GRATUITÀ

“Il Signore non intende dare una lezione sul galateo, né sulla gerarchia tra le diverse autorità. Egli insiste piuttosto su un punto decisivo, che è quello dell’umiltà: ‘chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato’”. Lo ha detto, ieri mattina, prima di guidare la recita dell’Angelus da Castel Gandolfo, Benedetto XVI, commentando la parabola raccontata da Gesù, ambientata in un banchetto nuziale. “Questa parabola, in un significato più profondo – ha evidenziato il Papa -, fa anche pensare alla posizione dell’uomo in rapporto a Dio”. L’“ultimo posto” può infatti rappresentare “la condizione dell’umanità degradata dal peccato, condizione dalla quale solo l’incarnazione del Figlio Unigenito può risollevarla. Per questo Cristo stesso ‘ha preso l’ultimo posto nel mondo — la croce — e proprio con questa umiltà radicale ci ha redenti e costantemente ci aiuta”, ha osservato il Santo Padre, riprendendo le parole della sua enciclica “Deus caritas est”. Al termine della parabola, “Gesù suggerisce al capo dei farisei di invitare alla sua mensa non gli amici, i parenti o i ricchi vicini, ma le persone più povere ed emarginate, che non hanno modo di ricambiare, perché il dono sia gratuito. La vera ricompensa, infatti, alla fine, la darà Dio”.“Ancora una volta – è stato l’invito di Benedetto XVI – guardiamo a Cristo come modello di umiltà e di gratuità: da Lui apprendiamo la pazienza nelle tentazioni, la mitezza nelle offese, l’obbedienza a Dio nel dolore, in attesa che Colui che ci ha invitato ci dica: ‘Amico, vieni più avanti!’; il vero bene, infatti, è stare vicino a Lui”. Il Papa ha concluso la riflessione con due esempi. Il primo è stato quello di san Luigi IX, re di Francia – la cui memoria ricorreva mercoledì scorso – che “ha messo in pratica ciò che è scritto nel Libro del Siracide: ‘Quanto più sei grande, tanto più fatti umile, e troverai grazia davanti al Signore’. Nel suo “Testamento spirituale al figlio”, il santo invita a ringraziare umilmente il Signore per la prosperità, “a non diventare peggiore per vanagloria o in qualunque altro modo”, cioè “a non entrare in contrasto con Dio o offenderlo con i suoi doni stessi”. Il secondo esempio è stato san Giovanni Battista, di cui ieri si celebrava il martirio: il Battista è stato “il più grande tra i profeti di Cristo, che ha saputo rinnegare se stesso per fare spazio al Salvatore, e ha sofferto ed è morto per la verità”. “Chiediamo a lui e alla Vergine Maria di guidarci sulla via dell’umiltà, per diventare degni della ricompensa divina”, ha concluso.“Il prossimo 1° settembre si celebra in Italia la Giornata per la salvaguardia del creato, promossa dalla Conferenza episcopale italiana. E’ un appuntamento ormai abituale, importante anche sul piano ecumenico”. Lo ha ricordato, ieri mattina, Benedetto XVI, dopo aver guidato la recita dell’Angelus, da Castel Gandolfo. “Quest’anno – ha aggiunto – ci ricorda che non ci può essere pace senza rispetto dell’ambiente. Abbiamo infatti il dovere di consegnare la terra alle nuove generazioni in uno stato tale che anch’esse possano degnamente abitarla e ulteriormente conservarla. Il Signore ci aiuti in questo compito!”. Rivolgendosi ai pellegrini spagnoli, il Papa ha ricordato “con affetto” i “minatori si trovano intrappolati nel giacimento di san José, nella regione cilena di Atacama. Affido loro e i loro familiari all’intercessione di San Lorenzo, assicurando la mia spirituale vicinanza e la mia costante preghiera, perché mantengano la serenità nella speranza di una conclusione positiva dei lavori che stanno svolgendosi per salvarli”. Nei saluti in italiano, il Pontefice ha ricordato in particolare il gruppo di Cooperatori Paolini; i numerosi ragazzi che hanno ricevuto la Cresima o la riceveranno; la Confraternita del SS.mo Sacramento di Bariano; i fedeli provenienti dalla diocesi di Verona e da Santo Stefano Ticino; e i ragazzi di Grassobbio.Sir