Un invito “affinché si prendano e si applichino con coraggio le misure necessarie per sradicare la povertà estrema, la fame, l’ignoranza e il flagello delle pandemie, che colpiscono soprattutto i più vulnerabili”. A lanciarlo ai “leaders di tutti i Paesi del mondo” è stato ieri il Papa, dopo l’Angelus da Castelgandolfo, riferendosi all'”incontro di alto livello” che si terrà giovedì prossimo, 25 settembre, all’Onu, per verificare il compimento degli Obiettivi del Millennio. “Un tale impegno – ha proseguito Benedetto XVI – pur esigendo in questi momenti di difficoltà economiche mondiali particolari sacrifici, non mancherà di produrre importanti benefici sia per lo sviluppo delle Nazioni che hanno bisogno di aiuto dall’estero sia per la pace e il benessere dell’intero pianeta”. Il Papa ha inoltre ricordato i “violenti cicloni” che nelle scorse settimane hanno “duramente” colpito i Paesi caraibici, in particolare Haiti, Cuba, la Repubblica Dominicana, e il sud degli Stati Uniti d’America, specialmente il Texas. “Vorrei nuovamente assicurare a tutte quelle care popolazioni il mio speciale ricordo nella preghiera”, ha detto il Santo Padre, auspicando che “giungano prontamente i soccorsi nelle zone maggiormente danneggiate” e che, “almeno in queste circostanze, solidarietà e fraternità prevalgano su ogni altra ragione”. Prima dell’Angelus, il Papa ha ricordato le parole da lui pronunciate il giorno della sua elezione, quando si presentò “come un operaio della vigna del Signore”. Di qui il legame con la parabola evangelica di Matteo (che ieri era il Vangelo del giorno), in cui “Gesù racconta proprio la parabola del padrone della vigna che a diverse ore del giorno chiama operai a lavorare nella sua vigna” e “dà a tutti la stessa paga, un denaro, suscitando la protesta di quelli della prima ora”. “Quel denaro rappresenta la vita eterna, dono che Dio riserva a tutti”, ha spiegato Benedetto XVI: “Anzi, proprio quelli che sono considerati “ultimi”, se lo accettano, diventano “primi”, mentre i “primi” possono rischiare di finire “ultimi”. Secondo il Papa, “un primo messaggio di questa parabola sta nel fatto stesso che il padrone vuole che tutti siano impegnati nella sua vigna”, perché “poter lavorare nella vigna del Signore, mettersi al suo servizio, collaborare alla sua opera, costituisce di per sé un premio inestimabile, che ripaga di ogni fatica. Ma lo capisce solo chi ama il Signore e il suo Regno”, non “chi invece lavora unicamente per la paga”. Matteo del resto, “in prima persona, ha vissuto questa esperienza”, passando da pubblicano a “discepolo” di Gesù, da “ultimo” e “primo”, secondo la “logica di Dio”, che è “diversa da quella del mondo”. Discorso analogo per san Paolo, che “ha sperimentato la gioia di sentirsi chiamato dal Signore a lavorare nella sua vigna”, passando “da persecutore della Chiesa” ad “apostolo delle genti”.Sir