Vita Chiesa

BENEDETTO XVI ALLE PONTIFICIE ACCADEMIE: DIALOGO TRA ESTETICA ED ETICA

Il “dibattito culturale ed artistico” e la “realtà quotidiana” ci richiamano “la necessità e l’urgenza di un rinnovato dialogo tra estetica ed etica, tra bellezza, verità e bontà”. Lo ha ricordato questa mattina papa Benedetto XVI, in un messaggio per la tredicesima seduta pubblica delle Pontificie Accademie, in corso a Roma sul tema “Universalità della bellezza: estetica ed etica a confronto”. “A diversi livelli, infatti, emerge drammaticamente la scissione, e talvolta il contrasto tra le due dimensioni, quella della ricerca della bellezza, compresa però riduttivamente come forma esteriore, come apparenza da perseguire a tutti i costi, e quella della verità e bontà delle azioni che si compiono per realizzare una certa finalità”. “Una ricerca della bellezza che fosse estranea o avulsa dall’umana ricerca della verità e della bontà – precisa il Santo Padre nel messaggio letto dal card. Tarcisio Bertone – si trasformerebbe, come purtroppo succede, in mero estetismo, e, soprattutto per i più giovani, in un itinerario che sfocia nell’effimero, nell’apparire banale e superficiale o addirittura in una fuga verso paradisi artificiali, che mascherano e nascondono il vuoto e l’inconsistenza interiore”.Nel messaggio Benedetto XVI ricorda ancora una volta “la necessità e l’impegno di un allargamento degli orizzonti della ragione”. “In questa prospettiva – sottolinea – bisogna tornare a comprendere anche l’intima connessione che lega la ricerca della bellezza con la ricerca della verità e della bontà. Una ragione che volesse spogliarsi della bellezza risulterebbe dimezzata, come anche una bellezza priva di ragione si ridurrebbe ad una maschera vuota ed illusoria”. Riprendendo quanto detto lo scorso 6 agosto nell’incontro con il clero della diocesi di Bressanone, “dobbiamo mirare – scrive il Papa – ad una ragione molto ampliata, nella quale cuore e ragione si incontrano, bellezza e verità si toccano. Se questo impegno è valido per tutti, lo è ancor di più per il credente, per il discepolo di Cristo, chiamato dal Signore a «rendere ragione» a tutti della bellezza e della verità della propria fede”. “La bellezza delle opere di cui ci parla il Vangelo – evidenzia – rimanda oltre, ad un’altra bellezza, verità e bontà che soltanto in Dio hanno la loro perfezione e la loro sorgente ultima”. Pertanto la testimonianza del credente “deve nutrirsi di questa bellezza”.“Il nostro annuncio del Vangelo – prosegue il Papa – dev’essere percepito nella sua bellezza e novità, e per questo è necessario saper comunicare con il linguaggio delle immagini e dei simboli; la nostra missione quotidiana deve diventare eloquente trasparenza della bellezza dell’amore di Dio per raggiungere efficacemente i nostri contemporanei, spesso distratti e assorbiti da un clima culturale non sempre propenso ad accogliere una bellezza in piena armonia con la verità e la bontà, ma pur sempre desiderosi e nostalgici di una bellezza autentica, non superficiale ed effimera”. Nel Messaggio conclusivo del recente Sinodo dei vescovi, osserva Benedetto XVI, “si ribadisce la bontà e l’efficacia della «via pulchritudinis», uno dei possibili itinerari, forse quello più attraente ed affascinante, per comprendere e raggiungere Dio”. Nello stesso documento si ricorda anche la “Lettera agli Artisti” di Giovanni Paolo II, che il Santo Padre invita ora a “riprendere in mano”, “per farne oggetto di una rinnovata riflessione sull’arte, sulla creatività degli artisti, e sul fecondo quanto problematico dialogo tra questi e la fede cristiana, vissuta nella comunità dei credenti”.“In un mondo che si muove di più sul calcolo e si ferma alla superficie, dobbiamo celebrare di più la capacità dello stupore”. Lo ha detto mons. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e del Consiglio di Coordinamento fra Accademie Pontificie, introducendo i lavori della tredicesima seduta pubblica delle 7 Pontificie Accademie, sul tema: ”Universalità della bellezza: estetica ed etica a confronto”. “L’estetica e l’etica, tema tormentato nei secoli – ha proseguito Ravasi – in realtà è il punto di partenza costante non solo della rivelazione biblica, ma anche della grande cultura greco-romana”. “Nell’ebraico – ha ricordato il biblista – la parola che indica il bene e il bello è una parola sola”: “in un mondo sfregiato dalla bruttura e dalla bruttezza”, occorre “ritrovare la bellezza anche nel fare il bene”. Nella Bibbia,n però, c’è anche la “contemplazione della bellezza”, perché “la fusione tra etica ed estetica non elide la qualità propria della bellezza”. In questa prospettiva, ha fatto notare Ravasi, “la bellezza per la Bibbia è anche una teofania, un’epifania di Dio”. Nelle Sacre Scritture, in altre parole, “non c’è estetismo fine a se stesso”, perché “la vera estetica non può mai prescindere dalla ricerca del suo fondamento”. “Vivere nella Bibbia – ha concluso Ravasi – è un modo per fare teologia, per entrare nello splendore di Dio”.“L’uomo contemporaneo, per costruire gli alberghi della felicità, sta esiliando l’arte”. A lanciare il grido d’allarme è stato oggi Vitaliano Tiberia, presidente della Pontificia Insigne Accademia di Belle Arti e Lettere dei Virtuosi al Pantheon, durante la tredicesima seduta pubblica delle 7 Pontificie Accademie. In un tempo di “utopie senza trascendenza, che non hanno risposta alle domande esistenziali”, e di “etica globalistica”, finalizzata ad “avere tutto da parte di tutti”, che sfocia nel “consumismo planetario”, secondo il relatore “l’intuizione kantiana dell’estetica come sintesi di ragione pura e ragione pratica è stata fraintesa”, a favore invece di una concezione di arte “come valore essenzialmente commerciale, funzionale ad interessi planetari a vantaggio di pochi”. Una sorta di “riduzione di arte a tecnicismo”, l’ha definita Tiberia, che ha comportato anche “la rinuncia ad ogni significato religioso dell’arte”. Come antidoto all’”eclissi” dell’arte, tipica di “un sistema culturale laicistico”, Tiberia ha rivendicato la necessità che la Chiesa conservi “la sua grande tradizione artistica fondata sull’educazione”: “Se verrà meno la pedagogia dell’arte – ha concluso il relatore – sarà un grave danno per la civiltà, e in particolare per la Chiesa cattolica, che ha bisogno di artisti per poter svolgere la sua funzione di ‘diga’ contro il relativismo”.Sir