Chi partecipa alla missione di Cristo deve inevitabilmente affrontare tribolazioni, contrasti e sofferenze, perché si scontra con le resistenze e i poteri di questo mondo. Lo ha detto oggi Benedetto XVI, incontrando in Vaticano i partecipanti all’Assemblea Ordinaria del Consiglio superiore delle Pontificie Opere Missionarie (Roma, 17-21 maggio). Come l’apostolo Paolo dimostrava l’autenticità del suo apostolato con le persecuzioni, le ferite e i tormenti subiti ha affermato -, così la persecuzione è prova anche dell’autenticità della nostra missione apostolica. E’ una missione immensa, quella dell’evangelizzazione, specialmente in questo nostro tempo, in cui l’umanità soffre una certa mancanza di pensiero riflessivo e sapienziale ha ricordato il Papa – e si diffonde un umanesimo che esclude Dio. Per questo è ancora più urgente e necessario illuminare i nuovi problemi che emergono con la luce del Vangelo che non muta. La predicazione del Vangelo, ha precisato, è un inestimabile servizio che la Chiesa può offrire all’umanità intera che cammina nella storia. La missione di annunziare il Vangelo a tutte le genti ha ricordato – è giudizio critico sulle trasformazioni planetarie che stanno cambiando sostanzialmente la cultura dell’umanità. La Chiesa, ha detto Benedetto XVI, è portatrice di un messaggio che si cala nella storia, dove proclama i valori inalienabili della persona, con l’annuncio e la testimonianza del piano salvifico di Dio, reso visibile e operante in Cristo. La predicazione del Vangelo ha aggiunto – è la chiamata alla libertà dei figli di Dio, per la costruzione di una società più giusta e solidale. Chi partecipa alla missione di Cristo deve inevitabilmente affrontare tribolazioni, contrasti e sofferenze, perché si scontra con le resistenze e i poteri di questo mondo. E noi, come l’apostolo Paolo, non abbiamo come armi che la parola di Cristo e della sua Croce. La missione ad gentes richiede alla Chiesa e ai missionari di accettare le conseguenze del loro ministero: la povertà evangelica, che conferisce loro la libertà di predicare il Vangelo con coraggio e franchezza; la non-violenza, per la quale essi rispondono al male con il bene; la disponibilità a dare la propria vita per il nome di Cristo e per amore degli uomini. Il Papa ha poi riaffermato quanto già detto a proposito dello sviluppo nell’enciclica Caritas in veritate: l’evangelizzazione ha bisogno di cristiani con le braccia alzate verso Dio nel gesto della preghiera, cristiani mossi dalla consapevolezza che la conversione del mondo a Cristo non è da noi prodotta, ma ci viene donata.Sir