Vita Chiesa

BENEDETTO XVI ALL’ANGELUS: LA LEBBRA CHE REALMENTE DETURPA L’UOMO E LA SOCIETÀ È IL PECCATO

“In verità, la lebbra che realmente deturpa l’uomo e la società è il peccato; sono l’orgoglio e l’egoismo che generano nell’animo umano indifferenza, odio e violenza”. Lo ha detto, ieri mattina, prima di introdurre la preghiera dell’Angelus da piazza S. Pietro, Benedetto XVI, commentando il brano del Vangelo di Luca che presenta l’episodio nel quale Gesù guarisce dieci lebbrosi, dei quali solo uno, samaritano e dunque straniero, torna a ringraziarlo. “Questa lebbra dello spirito, che sfigura il volto dell’umanità, nessuno può guarirla – ha osservato il Santo Padre – se non Dio, che è Amore. Aprendo il cuore a Dio, la persona che si converte viene sanata interiormente dal male”. In realtà, la pagina evangelica dei dieci lebbrosi risanati, ha spiegato il Papa, “ci invita ad una duplice riflessione. Innanzitutto fa pensare a due gradi di guarigione: uno più superficiale, riguarda il corpo; l’altro, più profondo, tocca l’intimo della persona, quello che la Bibbia chiama il ‘cuore’, e da lì si irradia a tutta l’esistenza”.

La guarigione completa e radicale, ha sottolineato il Papa, è la “salvezza”. “Lo stesso linguaggio comune – ha affermato il Pontefice – distinguendo tra ‘salute’ e ‘salvezza’, ci aiuta a capire che la salvezza è ben più della salute: è infatti una vita nuova, piena, definitiva”. In questo passo del Vangelo “Gesù, come in altre circostanze, pronuncia l’espressione: ‘La tua fede ti ha salvato’ – ha ricordato Benedetto XVI -. E’ la fede che salva l’uomo, ristabilendolo nella sua relazione profonda con Dio, con se stesso e con gli altri; e la fede si esprime nella riconoscenza”. Chi, perciò, “come il samaritano sanato, sa ringraziare, dimostra di non considerare tutto come dovuto, ma come un dono che, anche quando giunge attraverso gli uomini o la natura, proviene ultimamente da Dio”. “La fede – ha proseguito il Papa – comporta allora l’aprirsi dell’uomo alla grazia del Signore; riconoscere che tutto è dono, tutto è grazia. Quale tesoro è nascosto in una piccola parola: ‘grazie’!”.

“Convertitevi e credete al Vangelo”: Gesù, ha detto, ieri il Papa all’Angelus, “dette inizio alla sua vita pubblica con quest’invito, che continua a risuonare nella Chiesa, tanto che anche la Vergine Santissima nelle sue apparizioni specialmente degli ultimi tempi, ha sempre rinnovato quest’appello”. “Oggi – ha proseguito Benedetto XVI – pensiamo in particolare a Fátima dove, proprio 90 anni or sono, dal 13 maggio al 13 ottobre 1917, la Vergine apparve ai tre pastorelli: Lucia, Giacinta e Francesco”. Grazie ai collegamenti radiotelevisivi, ha quindi affermato il Santo Padre, “vorrei rendermi spiritualmente presente in quel santuario mariano, dove il card. Tarcisio Bertone, segretario di Stato, ha presieduto a mio nome le celebrazioni conclusive di un così significativo anniversario”. Dopo aver salutato “cordialmente lui, gli altri cardinali e vescovi presenti, i sacerdoti che lavorano nel Santuario ed i pellegrini venuti da ogni parte del mondo per l’occasione”, il Papa ha rivolto una preghiera alla Madonna per chiedere “per tutti i cristiani il dono di una vera conversione, perché sia annunciato e testimoniato con coerenza e fedeltà il perenne messaggio evangelico, che indica all’umanità la via dell’autentica pace”.

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