La bellezza delle montagne e la festosa accoglienza di fedeli e turisti hanno fatto da cornice al primo Angelus di Benedetto XVI a Bressanone: il sole e la sua luce, l’aria che respiriamo, l’acqua, la bellezza della terra, l’amore, l’amicizia, la vita stessa – ha detto il Papa – sono beni centrali. Non possiamo comprarli, ma ci sono donati; ci sono cose ha aggiunto – che nessuno ci può portare via, che nessuna dittatura, nessuna forza distruttrice ci può rubare. Ma il pensiero di Benedetto XVI è andato prima di tutto a trent’anni fa, alla sera del 6 agosto 1978, festa della Trasfigurazione di Gesù, quando Papa Paolo VI è tornato alla casa del Padre. Quale supremo Pastore della Chiesa, Paolo VI guidò il popolo di Dio alla contemplazione del volto di Cristo, Redentore dell’uomo e Signore della storia: E proprio l’amorevole orientamento della mente e del cuore verso Cristo ha detto il Papa – fu uno dei cardini del Concilio Vaticano II, un atteggiamento fondamentale che il venerato mio predecessore Giovanni Paolo II ereditò e rilanciò nel grande Giubileo del 2000. Al centro di tutto, sempre e solo Cristo: al centro delle Sacre Scritture e della Tradizione, nel cuore della Chiesa, del mondo e dell’intero universo. La Divina Provvidenza – ha aggiunto Benedetto XVI – chiamò Giovanni Battista Montini dalla Cattedra di Milano a quella di Roma nel momento più delicato del Concilio quando l’intuizione del beato Giovanni XXIII rischiava di non prendere forma. E si è chiesto: Come non ringraziare il Signore per la sua feconda e coraggiosa azione pastorale? Man mano che il nostro sguardo sul passato si fa più largo e consapevole, appare sempre più grande, quasi sovrumano, il merito di Paolo VI nel presiedere l’Assise conciliare, nel condurla felicemente a termine e nel governare la movimentata fase del post-Concilio. Potremmo veramente dire – ha affermato Benedetto XVI – che la grazia di Dio in Paolo VI non è stata vana: ha valorizzato le sue spiccate doti di intelligenza e il suo amore appassionato alla Chiesa e all’uomo e “mentre rendiamo grazie a Dio per il dono di questo grande Papa, ci impegniamo a far tesoro dei suoi insegnamenti”. Dopo l’Angelus il Papa ha rivolto il proprio saluto agli organizzatori e agli atleti delle Olimpiadi che si apriranno a Pechino venerdì prossimo. L’augurio del Papa è che ciascuno possa dare il meglio di sé, nel genuino spirito olimpico. “Seguo con profonda simpatia questo grande incontro sportivo – il più importante ed atteso a livello mondiale – ed auspico vivamente che esso offra alla comunità internazionale un valido esempio di convivenza tra persone delle più diverse provenienze, nel rispetto della comune dignità. Possa ancora una volta lo sport essere pegno di fraternità e di pace tra i popoli!”. (Fonte: Radio Vaticana)