Vita Chiesa

BENEDETTO XVI ALL’ANGELUS: ANTICHI MARTIRI COME SANTO STEFANO E NUOVI PERSEGUITATI PER LA FEDE

Nel giorno di Santo Stefano il “protomartire”, “il primo a seguire le orme di Cristo con il martirio”, Benedetto XVI all’Angelus ha ricordato, affidandoli a Maria, “quanti sono perseguitati e soffrono, in vario modo, per testimoniare e servire il Vangelo”. “Con speciale vicinanza spirituale, – ha proseguito il Papa – penso anche a quei cattolici che mantengono la propria fedeltà alla Sede di Pietro senza cedere a compromessi, a volte anche a prezzo di gravi sofferenze. Tutta la Chiesa ne ammira l’esempio e prega perché essi abbiano la forza di perseverare, sapendo che le loro tribolazioni sono fonte di vittoria, anche se al momento possono sembrare un fallimento”.

“A prima vista – ha osservato Benedetto XVI – l’accostamento del ricordo del ‘Protomartire’ alla nascita del Redentore può lasciare stupiti, perché colpisce il contrasto tra la pace e la gioia di Betlemme e il dramma di Stefano, lapidato a Gerusalemme nella prima persecuzione contro la Chiesa nascente. In realtà, l’apparente stridore viene superato se consideriamo più in profondità il mistero del Natale. Il Bambino Gesù, che giace nella grotta, è l’Unigenito Figlio di Dio fattosi uomo. Egli salverà l’umanità morendo in croce. Ora lo vediamo in fasce nel presepe; dopo la sua crocifissione sarà nuovamente avvolto da bende e deposto in un sepolcro”. Non a caso – ha osservato il Papa “l’iconografia natalizia rappresentava talvolta il divino Neonato adagiato in un piccolo sarcofago, ad indicare che il Redentore nasce per morire, nasce per dare la vita in riscatto per tutti”.

“Nei primi quattro secoli del cristianesimo, – ha proseguito il Papa – tutti i santi venerati dalla Chiesa erano martiri. Si tratta di uno stuolo innumerevole, che la liturgia chiama ‘la candida schiera dei martiri’, martyrum candidatus exercitus. La loro morte non incuteva paura e tristezza, ma entusiasmo spirituale che suscitava sempre nuovi cristiani. Per i credenti, il giorno della morte, ed ancor più il giorno del martirio, non è la fine di tutto, bensì il ‘transito’ verso la vita immortale, è il giorno della nascita definitiva, in latino dies natalis.

E’ in questa luce, secondo il Papa, che “si comprende allora il legame che esiste tra il ‘dies natalis’ di Cristo e il dies natalis di Santo Stefano. Se Gesù non fosse nato sulla terra, gli uomini non avrebbero potuto nascere al Cielo. Proprio perché Cristo è nato, noi possiamo ‘rinascere'”.