Vita Chiesa

BENEDETTO XVI ALL’ANGELUS, ALLARME PER RAZZISMO E APPELLO PER CAUCASO

Il rischio di fiammate di razzismo, il dramma delle popolazioni vittime del conflitto nel Caucaso, le strade e autostrade trasformate in luoghi di morte e la repentina scomparsa del vescovo che lo aveva accolto nelle sue vacanza a Bressanone. Questi i pensieri di Benedetto XVI nel corso della preghiera dell’Angelus oggi a Castel Gandolfo. Partendo dalle letture della domenica, il Papa ha invitato a “riflettere sull’universalità della missione della Chiesa, costituita da popoli di ogni razza e cultura”. “Proprio da qui – ha aggiunto – proviene la grande responsabilità della comunità ecclesiale, chiamata ad essere casa ospitale per tutti, segno e strumento di comunione per l’intera famiglia umana”. Di conseguenza, ha aggiunto, è importante che “ogni comunità cristiana approfondisca sempre più questa sua consapevolezza, al fine di aiutare anche la società civile a superare ogni possibile tentazione di razzismo, di intolleranza e di esclusione e ad organizzarsi con scelte rispettose della dignità di ogni essere umano! Una delle grandi conquiste dell’umanità è infatti proprio il superamento del razzismo. Purtroppo, però, di esso si registrano in diversi Paesi nuove manifestazioni preoccupanti, legate spesso a problemi sociali ed economici, che tuttavia mai possono giustificare il disprezzo e la discriminazione razziale”. Al contrario ha aggiunto il Papa “solo nella reciproca accoglienza di tutti è possibile costruire un mondo segnato da autentica giustizia e pace vera”.Su un altro tragico fenomeno del nostro tempo si è soffermato Benedetto XVI: quello delle stragi su strade e autostrade. “Non dobbiamo abituarci – ha detto – a questa triste realtà! Troppo prezioso infatti è il bene della vita umana e troppo indegno dell’uomo è morire o ritrovarsi invalido per cause che, nella maggior parte dei casi, si potrebbero evitare. Occorre certo maggiore senso di responsabilità. Anzitutto da parte degli automobilisti, perché gli incidenti sono dovuti spesso all’eccessiva velocità e a comportamenti imprudenti. Condurre un veicolo sulle pubbliche strade richiede senso morale e senso civico. A promozione di quest’ultimo è indispensabile la costante opera di prevenzione, vigilanza e repressione da parte delle autorità preposte. Come Chiesa, invece, ci sentiamo direttamente interpellati sul piano etico: i cristiani devono prima di tutto fare un esame di coscienza personale sulla propria condotta di automobilisti”.Non poteva mancare, come in altre precedenti occasioni, un richiamo perché venga posta fine alla drammatica situazione nel Caucaso. Dopo aver manifesto preoccupazione per l’esplosione di violenza e cordoglio per le molte vittime, Benedetto XVI ha rivolto un appello “affinché siano alleviati con generosità i gravi disagi dei profughi, soprattutto delle donne e dei bambini, che mancano perfino del necessario per sopravvivere. Chiedo l’apertura, senza ulteriori indugi, di corridoi umanitari tra la regione dell’Ossezia meridionale e il resto della Georgia, in modo che i morti ancora abbandonati possano ricevere degna sepoltura, i feriti siano adeguatamente curati e venga consentito a chi lo desidera di ricongiungersi con i suoi cari. Si garantiscano, inoltre, alle minoranze etniche coinvolte nel conflitto l’incolumità e quei diritti fondamentali che non possono mai essere conculcati”. Da qui l’auspicio che la “tregua in atto, raggiunta grazie al contributo dell’Unione europea, possa consolidarsi e trasformarsi in pace stabile” e l’invito alla Comunità internazionale “a continuare ad offrire il suo sostegno per il raggiungimento di una soluzione duratura, attraverso il dialogo e la buona volontà comune”.Congedandosi dai pellegrini il Papa ha voluto ricordare l’improvvisa morte di mons. Wilhelm Emil Egger, vescovo di Bolzano-Bressanone avvenuta la sera del 16 agosto. “L’avevo lasciato pochi giorni fa apparentemente in buona salute – ha detto il Papa –. Nulla faceva pensare ad una sua così rapida dipartita. Mi unisco al cordoglio dei parenti e dell’intera diocesi, nella quale era apprezzato ed amato per il suo impegno e per la sua dedizione”. (Sir)