Vita Chiesa

BENEDETTO XVI AL GRAN RABBINATO DI ISRAELE: IL MIO IMPEGNO PERSONALE IN QUESTO DIALOGO

L’impegno “personale” di papa Benedetto XVI a far avanzare il dialogo con gli ebrei lungo il solco tracciato dalla Dichiarazione “Nostra Aetate” del Concilio vaticano II, perché come ebbe a dire nel 2004 Giovanni Paolo II si tratta di un dialogo che è “segno di grande speranza”. Lo ha detto papa Benedetto XVI ricevendo questa mattina in Vaticano una delegazione del Gran Rabbinato di Israele e della Commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo. Durante questi sette anni di Pontificato – ha detto Benedetto XVI – “non solo l’amicizia tra la Commissione e il Gran Rabbinato è aumentata, ma siete stati anche in grado di riflettere su importanti temi che sono rilevanti sia per la tradizione ebraica che per quella cristiana. Poiché ci riconosciamo in un comune e ricco patrimonio spirituale – ha aggiunto il Papa -, un dialogo basato sulla reciproca comprensione e rispetto” è “necessario e possibile”. Il Papa ha quindi incoraggiato il lavoro e lo studio portato avanti dal Gran Rabbinato e dalla Commissione vaticana. “Lavorando insieme – ha detto – si diventa sempre più consapevoli dei valori comuni che stanno alla base delle nostre rispettive tradizioni religiose”. Il Papa ha quindi ricordato che questi valori comuni alle due tradizioni religiose sono “la santità di vita, i valori della famiglia, della giustizia sociale e della condotta etica, l’importanza per la società e l’educazione della Parola di Dio espressa nella Sacra Scrittura, il rapporto tra autorità religiose e civili e la libertà di religione e di coscienza”. Il lavoro compiuto dalle due Commissioni è stato riportato nelle dichiarazioni comuni pubblicate al termine di ogni riunione nelle quali – ha sottolineato il Papa – sono state evidenziate le opinioni “radicate in entrambe le nostre rispettive convinzioni religiose” e riconosciute “le differenze di comprensione”. “La Chiesa – ha ribadito Benedetto XVI – riconosce che gli inizi della sua fede si trovano nello storico intervento divino nella vita del popolo ebraico” e quindi che “le proprie radici si trovano nella stessa auto-rivelazione di Dio, in cui l’esperienza religiosa del popolo ebraico si nutre”.Sir