Vita Chiesa

BENEDETTO XVI AL «COR UNUM»: LA CARITÀ NON DEVE RIDURSI A FILANTROPIA

“L’attività caritativa occupa un posto centrale nella missione evangelizzatrice della Chiesa” ma chi vi opera non può “contentarsi solo della prestazione tecnica o di risolvere problemi e difficoltà materiali. L’aiuto che offre non deve mai ridursi a gesto filantropico, ma deve essere tangibile espressione dell’amore evangelico”. E’ l’esortazione che Benedetto XVI ha rivolto oggi ai partecipanti alla 27° Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio “Cor Unum”, riunita dal 28 febbraio al 1° marzo a Roma, sotto la guida del presidente, il card. Paul Joseph Cordes. Il Papa ha espresso riconoscenza ai tanti cristiani che lavorano, a diverso titolo, in ambito caritativo, considerato “terreno privilegiato di incontro anche con persone che ancora non conoscono Cristo o lo conoscono solo parzialmente”. E ha ribadito l’importanza della “formazione del cuore”, ossia la formazione “intima e spirituale che, dall’incontro con Cristo, fa scaturire quella sensibilità d’animo che sola permette di conoscere fino in fondo e soddisfare le attese e i bisogni dell’uomo”. “Nei momenti di sofferenza e di dolore – ha precisato – è questo l’approccio necessario”. “Chi poi presta la sua opera a favore dell’uomo in organismi parrocchiali, diocesani e internazionali la compie a nome della Chiesa – ha precisato – ed è chiamato a lasciar trasparire nella sua attività un’autentica esperienza di Chiesa”.

Secondo Benedetto XVI “una valida ed efficace formazione” in ambito caritativo deve “mirare a qualificare sempre meglio gli operatori delle diverse attività caritative, perché siano anche e soprattutto testimoni di amore evangelico”. “Essi sono chiamati ad essere testimoni del valore della vita, in tutte le sue espressioni – ha sottolineato -, difendendo specialmente la vita dei deboli e dei malati, seguendo l’esempio della Beata Madre Teresa di Calcutta, che amava e si prendeva cura dei moribondi, perché la vita non si misura a partire dalla sua efficienza, ma ha valore sempre e per tutti”. Inoltre, ha aggiunto, “sono chiamati ad essere testimoni dell’amore, del fatto cioè che siamo pienamente uomini e donne quando viviamo protesi verso l’altro; che nessuno può morire e vivere per se stesso; che la felicità non si trova nella solitudine di una vita ripiegata su se stessa, ma nel dono di sé”. Infine, ha detto, “chi lavora nell’ambito delle attività ecclesiali, deve essere testimone di Dio, che è pienezza di amore ed invita ad amare”. Il Pontefice ha poi apprezzato l’iniziativa del Pontificio Consiglio Cor Unum di promuovere, il prossimo mese di giugno, un corso di esercizi spirituali a Guadalajara per presidenti e direttori di organismi caritativi del continente americano. Ha auspicato che si possa estendere anche ad altre regioni del mondo.

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