Risvegliare nelle comunità cristiane la passione educativa. Lo ha chiesto oggi Benedetto XVI ai vescovi italiani incontrandoli nella aula sinodale in Vaticano dove sono riuniti per l’Assemblea generale della Conferenza episcopale italiana (testo integrale). Il Papa ha sottolineato, andando a braccio, che sono due le sfide culturali di fronte alle quali si pongono oggi gli educatori. La prima è la falsa idea di autonomia di se stessi che si registra soprattutto nelle nuove generazioni quando invece è essenziale per la persona umana diventare se stessi in relazione al tu e al noi. L’uomo, infatti, ha proseguito Benedetto XVI, è creato per il dialogo e solo l’incontro con il Tu e il noi apre l’io a se stesso. L’altra sfida è lo scetticismo e il relativismo. Educare, ha detto oggi il Papa, non è imporre ma aprire la persona al Tu di Dio. Pur consapevoli del peso di queste difficoltà ha concluso il Santo Padre -, non possiamo cedere alla sfiducia e alla rassegnazione. Educare non è mai stato facile, ma non dobbiamo arrenderci. Risvegliamo piuttosto nelle nostre comunità quella passione educativa, che non si risolve in una didattica. Educare è formare le nuove generazioni, perché sappiano entrare in rapporto con il mondo, forti di una memoria significativa. Non perdere mai la fiducia nei giovani. E’ l’altra indicazione data oggi ai vescovi italiani da papa Benedetto XVI, parlando loro del tema dell’eduzione. La sete che i giovani portano nel cuore ha detto il Papa – è una domanda di significato e di rapporti umani autentici, che aiutino a non sentirsi soli davanti alle sfide della vita. I giovani hanno bisogno di una compagnia sicura e affidabile, che si accosta a ciascuno con delicatezza e rispetto, proponendo valori saldi a partire dai quali crescere verso traguardi alti, ma raggiungibili. Ecco perché la proposta cristiana passa attraverso relazioni di vicinanza, lealtà e fiducia. Il papa ha quindi incoraggiato i presuli ad andare incontro ai giovani, a frequentarne gli ambienti di vita, compreso quello costituito dalle nuove tecnologie di comunicazione, che ormai permeano la cultura in ogni sua espressione. Non si tratta di adeguare il Vangelo al mondo ha detto il Papa -, ma di attingere dal Vangelo quella perenne novità, che consente in ogni tempo di trovare le forme adatte per annunciare la Parola che non passa, fecondando e servendo l’umana esistenza.La volontà di promuovere una rinnovata stagione di evangelizzazione non nasconde le ferite da cui la comunità ecclesiale è segnata, per la debolezza e il peccato di alcuni suoi membri. E’ tornato a parlare della Chiesa ferita dall’interno per i casi di abusi papa Benedetto XVI, incontrando oggi in Vaticano i presuli italiani riuniti in assemblea generale. Questa umile e dolorosa ammissione ha aggiunto il Papa – non deve, però, far dimenticare il servizio gratuito e appassionato di tanti credenti, a partire dai sacerdoti. L’anno speciale a loro dedicato ha voluto costituire un’opportunità per promuoverne il rinnovamento interiore, quale condizione per un più incisivo impegno evangelico e ministeriale. Nel contempo, ci aiuta anche a riconoscere la testimonianza di santità di quanti sull’esempio del Curato d’Ars si spendono senza riserve per educare alla speranza, alla fede e alla carità. In questa luce, ciò che è motivo di scandalo, deve tradursi per noi in richiamo a un profondo bisogno di ri-imparare la penitenza, di accettare la purificazione, di imparare da una parte il perdono, dall’altra la necessità della giustizia. Nel nostro Paese è in atto una crisi culturale e spirituale che è altrettanto seria di quella economica. Per questo alla Chiesa spetta il compito di declinare un’agenda di speranza per l’Italia, perché le esigenze della giustizia diventino comprensibili e politicamente realizzabili, ha detto ancora Benedetto XVI parlando ai vescovi italiani. Nel suo discorso, il Papa ha parlato di una stagione marcata da un’incertezza sui valori, evidente nella fatica di tanti adulti a tener fede agli impegni assunti. Ed ha aggiunto: per questa ragione, mentre rinnovo l’appello ai responsabili della cosa pubblica e agli imprenditori a fare quanto è nelle loro possibilità per attutire gli effetti della crisi occupazionale, esorto tutti a riflettere sui presupposti di una vita buona e significativa, che fondano quell’autorevolezza che sola educa. Alla Chiesa, infatti, sta a cuore il bene comune, che ci impegna a condividere risorse economiche e intellettuali, morali e spirituali, imparando ad affrontare insieme, in un contesto di reciprocità, i problemi e le sfide del Paese.Sir