«Il patrimonio spirituale e morale in cui l’Occidente affonda le sue radici e che costituisce la sua linfa vitale, oggi non è più compreso nel suo valore profondo, al punto che più non se ne coglie l’istanza di verità. Anche una terra feconda rischia così di diventare deserto inospitale e il buon seme di venire soffocato, calpestato e perduto»: lo ha detto questa mattina in Vaticano Benedetto XVI, nell’udienza concessa ai vescovi italiani che stanno celebrando la loro 64ª assemblea generale (testo integrale). Dopo aver richiamato il servizio svolto dall’episcopato per il «bene comune della Nazione italiana, nell’interlocuzione fruttuosa con le sue istituzioni civili», Benedetto XVI ha approfondito l’odierna situazione, segnata da «grandi trasformazioni sociali e culturali» che «hanno conseguenze visibili anche sulla dimensione religiosa». A questo proposito ha sottolineato «la diminuzione della pratica religiosa, visibile nella partecipazione alla Liturgia eucaristica e, ancora di più, al Sacramento della Penitenza. Tanti battezzati hanno smarrito identità e appartenenza: non conoscono i contenuti essenziali della fede o pensano di poterla coltivare prescindendo dalla mediazione ecclesiale. E mentre molti guardano dubbiosi alle verità insegnate dalla Chiesa, altri riducono il Regno di Dio ad alcuni grandi valori, che hanno certamente a che vedere con il Vangelo, ma che non riguardano ancora il nucleo centrale della fede cristiana». «In un tempo nel quale Dio è diventato per molti il grande Sconosciuto e Gesù semplicemente un grande personaggio del passato, non ci sarà rilancio dell’azione missionaria senza il rinnovamento della qualità della nostra fede e della nostra preghiera»: così il Papa ha poi invitato i vescovi italiani a impegnarsi sul piano spirituale, per «offrire risposte adeguate» agli uomini che sono lontani da Dio. «Per questo – ha aggiunto – ho voluto indire un Anno della Fede’, che inizierà l’11 ottobre prossimo, per riscoprire e riaccogliere questo dono prezioso che è la fede, per conoscere in modo più profondo le verità che sono la linfa della nostra vita». «La nuova evangelizzazione necessita di adulti che siano maturi nella fede e testimoni di umanità’ – ha proseguito, incoraggiando i vescovi a vegliare «perché la comunità cristiana sappia formare persone adulte nella fede perché hanno incontrato Gesù Cristo che è diventato il riferimento fondamentale della loro vita». A questo riguardo ha richiamato sia il 50° del Concilio, sia l’esigenza di conoscere a fondo il Catechismo della Chiesa Cattolica di cui ricorre il 20° di pubblicazione. «La nuova evangelizzazione – ha concluso – deve riferirsi alla dottrina del Concilio» e la Chiesa deve poter testimoniare «un’autentica esperienza di comunione» per «vivere nel servizio della carità». Rivolgendosi al Papa all’inizio dell’incontro presso l’Aula del Sinodo, il presidente della Cei, card. Angelo Bagnasco ha sottolineato come «la Sua presenza tra noi è sempre il momento più atteso», assicurando «la sincera gratitudine di tutto l’episcopato per l’attenzione con cui guida la Chiesa e segue il nostro amato Paese». «Come Vescovi – ha proseguito – sentiamo il bisogno di confermare davanti a Pietro la nostra responsabilità di dare voce ai problemi e alle difficoltà della nostra gente», richiamando poi l’impegno pastorale del decennio «a riproporre l’educazione come orizzonte per restituire fiducia alla società segnata da una crisi che è etica e culturale oltre che economica e sociale». «Riprendere a educare, persuasi che la fede non deve essere presupposta ma proposta» è uno degli insegnamenti di Benedetto XVI che il card. Bagnasco ha poi sottolineato, ricordando «tre circostanze favorevoli» in questa direzione: l’anniversario del Concilio, «di cui tutti ci sentiamo figli grati», in collegamento l’altro anniversario, il 20° del Catechismo della Chiesa Cattolica, e con l’Anno della Fede. Il cardinale ha poi chiesto al Papa di «benedire i giovani, le famiglie, le persone che sono nella sofferenza e nella difficoltà», aggiungendo che «la Sua parola è luce per orientarsi e forza per affrontare le sfide culturali che esigono una risposta dolce e persuasiva».(Sir)