Il primo e specifico contributo della Chiesa ai popoli d’Africa è la proclamazione del Vangelo di Cristo. Siamo perciò impegnati a continuare vigorosamente la proclamazione del Vangelo ai popoli d’ Africa, perché la vita in Cristo è il primo e principale fattore di sviluppo. E’ quanto ha detto il Papa incontrando stamani i membri della Conferenza episcopale di Angola e Sao Tomé. Non si tratta – ha detto – di annunciare una parola consolatoria, ma dirompente, che chiama a conversione. Una Parola che rende accessibile l’incontro con il Signore. Il Papa, ricordando il recente Motu proprio “Porta fidei, ha detto di aver proclamato un Anno delle fede, perché la Chiesa intera possa offrire a tutti un volto più bello e credibile, riflesso più chiaro del volto del Signore. I cristiani ha sottolineato – respirano lo spirito del loro tempo e subiscono la pressione dei costumi della società in cui vivono. E nel vivere quotidiano sono tre gli scogli sui quali naufragano molti cristiani di Angola e Sao Tomé: “Il primo scoglio – ha proseguito – è chiamato ‘amigamento’, ovvero una relazione tra uomo e donna, basata sulla convivenza e non fondata sul matrimonio, che contraddice il piano di Dio per la famiglia umana. Il limitato numero di matrimoni cattolici nelle comunità di Angola e Sao Tomé è il segnale “di ‘un’ipoteca’ che grava sulla famiglia, valore insostituibile per la stabilità” della società. Per questo bisogna aiutare le coppie ad acquisire la necessaria maturità umana e spirituale per rispondere responsabilmente alla loro missione di coniugi e genitori cristiani.Un secondo scoglio nella vostra opera di evangelizzazione ha rivolgendosi ai vescovi di Angola e Sao Tomé riguarda una divisione lacerante: il cuore dei battezzati è ancora diviso tra cristianesimo e religioni tradizionali africane. Il ricorso a pratiche incompatibili con la sequela di Cristo porta anche a conseguenze drammatiche, come l’esclusione sociale e anche l’assassinio di bambini e anziani, condannati da falsi dettami della stregoneria. Benedetto XVI, ricordando che la vita umana è sacra in tutte le sue fasi, ha esortato i vescovi dei due Paesi africani a continuare ad alzare la voce in favore delle vittime di queste pratiche.Il Papa ha indicato infine un altro scoglio, formato dai resti del tribalismo etnico che porta le comunità a chiudersi, a non accettare persone originarie di altre regioni del Paese. Nella Chiesa, come nuova famiglia di tutti coloro che credono in Cristo (cfr Mc 3, 31 -35), non c’è posto per alcun tipo di divisione: Fare della Chiesa la casa e la scuola della comunione: ecco la grande sfida” ha detto ricordando le parole di Giovanni Paolo II nella Lettera Novo millennio ineunte – se vogliamo essere fedeli “al disegno di Dio e rispondere alle attese profonde del mondo. Il legame di fraternità di credenti che condividono il Sangue e il Corpo di Cristo nell’Eucaristia è più forte dei vincoli delle nostre famiglie terrene e delle vostre tribù. (Fonte: Radio Vaticana)