Una Torino in festa, sotto un cielo di nuvole, ha accolto Benedetto XVI, stamani, in visita nel capoluogo piemontese per l’Ostensione della Sindone, con cinque tappe significative: la Messa in Piazza San Carlo, il pranzo con vescovi piemontesi in arcivescovado, l’incontro con i giovani, la meditazione davanti alla Sindone, la visita alla Piccola Casa della Divina Provvidenza, fondata da San Giuseppe Cottolengo.L’affetto della città si è riflesso nelle tante bandiere gialle e bianche, i colori vaticani, negli applausi accompagnati dai cori di benvenuto che hanno accolto la papa-mobile al suo arrivo in Piazza San Carlo quindi il saluto del sindaco, Sergio Chiamparino che ha sottolineato come tutta la città lo accolga “in un momento nel quale tutti, credenti e non, sono chiamati a riflettere sul senso profondo che l’immagine della Sindone rappresenta, testimonianza storica o mistero del dolore che riscatta”. Nel suo saluto, il cardinale arcivescovo di Torino Severino Poletto ha ricordato la vocazione alla carità della città esprimendo il sostegno dell’intera Chiesa piemontese al Papa: “E’ Gesù stesso che noi vediamo presente e visibile in Lei, suo Vicario, e che viene ad incontrarci – ha detto il Cardinale -. Ed è con questo spirito di fede e comunione che ci stringiamo intorno a Lei per esprimere il nostro affetto di figli, la nostra totale comunione di intenti e per contribuire con la nostra preghiera a chiedere al Signore forza e consolazione per il suo ministero che Lei svolge con grande autorevolezza di dottrina, offerta con la chiarezza di un vero Maestro della fede e con la delicatezza di un padre che ama la Chiesa e l’umanità intera. Il Papa ha ricambiato questo abbraccio e parlando al cuore dell’intera città è entrato nei problemi sociali, del lavoro, dell’integrazione, esortando alla testimonianza cristiana, alla preghiera e a confidare nell’amore salvifico di Cristo. Punto fondante della sua omelia in Piazza San Carlo (testo integrale), alla quale hanno assistito oltre 50 mila fedeli, anche attraverso i maxischermi in Via Roma e Piazza Castello, la passione, morte e risurrezione del Signore presenti nell’attuale tempo pasquale, che è il tempo – ha detto – della glorificazione di Gesù, che “ha amato il Padre, compiendo la sua volontà fino in fondo, con una donazione perfetta; ha amato l’umanità dando la sua vita per noi. Così già nella sua passione viene glorificato, e Dio viene glorificato in lui. Ma la passione come espressione realissima e profonda del suo amore, è soltanto un inizio. Per questo Gesù afferma che la sua glorificazione sarà anche futura”. “Gesù ci ha dato se stesso come modello e fonte di amore”, ha proseguito il Papa. Si tratta di un amore senza limiti, universale, in grado di trasformare anche tutte le circostanze negative e tutti gli ostacoli in occasioni per progredire nell’amore. E guardando alla ricca tradizione di santità che, nei secoli passati, la Chiesa torinese ha conosciuto, ha ricordato che Gesù chiede di vivere il suo stesso amore per vincere le tante difficoltà che provocano divisioni, risentimenti e rancori.Se siamo uniti a Cristo, possiamo amare veramente in questo modo. Amare gli altri come Gesù ci ha amati è possibile solo con quella forza che ci viene comunicata nel rapporto con Lui, specialmente nell’Eucaristia, in cui si rende presente in modo reale il suo Sacrificio di amore che genera amore. E’ la vera novità, nel mondo, e la forza di una permanente glorificazione di Dio che si glorifica nella continuità dell’amore di Gesù nel nostro amore. A volte, anche per gli impegni che si moltiplicano, essere operai nella vigna del Signore può essere faticoso, ha detto il Papa rivolgendosi ai sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose. Ha indicato la preghiera quale forza dalla quale attingere per portare l’annuncio cristiano ed ha invitato a ri-centrare l’esistenza sull’essenziale del Vangelo, coltivando una reale dimensione di comunione e di fraternità. Poi guardando alle tante sfide che la città della Sindone vive, ha aggiunto: “Penso, in particolare, a quanti vivono concretamente la loro esistenza in condizioni di precarietà, a causa della mancanza del lavoro, dell’incertezza per il futuro, della sofferenza fisica e morale; penso alle famiglie, ai giovani, alle persone anziane che spesso vivono in solitudine, agli emarginati, agli immigrati. Sì, la vita porta ad affrontare molte difficoltà, molti problemi, ma è proprio la certezza che ci viene dalla fede, la certezza che non siamo soli, che Dio ama ciascuno senza distinzione ed è vicino a ciascuno con il suo amore, che rende possibile affrontare, vivere e superare la fatica dei problemi quotidiani”. Quindi ha ribadito la necessità della testimonianza cristiana, in ogni ambito: lavorativo, culturale, universitario e familiare, in cui ha esortato a vivere la dimensione cristiana dell’amore nelle semplici azioni quotidiane, superando divisioni e incomprensioni, coltivando la fede che rende – ha detto – ancora più salda la comunione. E parlando a chi è chiamato ad amministrare la cosa pubblica, ha aggiunto: “La collaborazione per perseguire il bene comune e rendere la Città sempre più umana e vivibile è un segno che il pensiero cristiano sull’uomo non è mai contro la sua libertà, ma in favore di una maggiore pienezza che solo in una civiltà dell’amore trova la sua realizzazione”. Rivolgendosi ai giovani, che incontrerà poi nel pomeriggio, ha detto di non perdere mai la speranza, quella che viene da Cristo. Colui che è stato crocifisso, che ha condiviso la nostra sofferenza, come ci ricorda anche in maniera eloquente la Sacra Sindone ha precisato è colui che è risorto e ci vuole riunire tutti nel suo amore. In essa vediamo, come specchiati, i nostri patimenti nelle sofferenze di Cristo: Passio Christi. Passio hominis. Proprio per questo essa è un segno di speranza: Cristo ha affrontato la croce per mettere un argine al male; per farci intravvedere, nella sua Pasqua, l’anticipo di quel momento in cui anche per noi ogni lacrima sarà asciugata e non ci sarà più morte, né lutto, né lamento, né affanno.Infine, l’esortazione alla Chiesa torinese a restare salda nella fede e a non perdere mai la luce della speranza nel Cristo Risorto, che è capace di trasformare la realtà e rendere nuove tutte le cose. Poi, nella ricorrenza del mese mariano, prima della preghiera del Regina Coeli Benedetto XVI ha affidato alla Vergine tutti coloro che abitano nella città di Torino con queste parole: «Veglia, o Maria, sulle famiglie e sul mondo del lavoro; veglia su quanti hanno smarrito la fede e la speranza; conforta i malati, i carcerati e tutti i sofferenti; sostieni, o Aiuto dei Cristiani, i giovani, gli anziani e le persone in difficoltà. Veglia, o Madre della Chiesa, sui Pastori e sull’intera Comunità dei credenti, perché siano sale e luce in mezzo alla società». (Fonte: Radio Vaticana)