Vita Chiesa

BENEDETTO XVI A PALERMO: AI GIOVANI, «NON CEDETE ALLE SUGGESTIONI DELLA MAFIA»

L’esempio di Chiara Badano, beatificata il 25 settembre a Roma, “morta nel 1990, a causa di una malattia inguaribile”, ma dopo aver vissuto “diciannove anni pieni di vita, di amore, di fede”: lo ha offerto come modello da seguire Benedetto XVI, incontrando i giovani e le famiglie della Sicilia, ieri sera, in Piazza Politeama, a Palermo (testi integrali). Gli ultimi due anni di Chiara sono stati “pieni anche di dolore, ma sempre nell’amore e nella luce”, sicuramente per “una grazia di Dio”, che è stata, però, “anche preparata e accompagnata dalla collaborazione umana”, quella di Chiara stessa, dei suoi genitori e dei suoi amici. Prima di tutto “i genitori, la famiglia”. I genitori della beata Chiara Badano “sono testimoni del fatto fondamentale, che spiega tutto: la loro figlia era ricolma della luce di Dio! E questa luce, che viene dalla fede e dall’amore, l’hanno accesa loro per primi”. Il primo messaggio del Pontefice è questo: il rapporto tra i genitori e i figli “è fondamentale” perché è “la fiaccola della fede che si trasmette di generazione in generazione”. La famiglia è fondamentale perché “lì germoglia nell’anima umana la prima percezione del senso della vita” e i genitori “sono i primi collaboratori di Dio per la trasmissione della vita e della fede”.Anche in Sicilia “ci sono splendide testimonianze di giovani cresciuti come piante belle, rigogliose, dopo essere germogliate nella famiglia, con la grazia del Signore e la collaborazione umana”, come la beata Pina Suriano, le venerabili Maria Carmelina Leone e Maria Magno, i servi di Dio Rosario Livatino e Mario Giuseppe Restivo. “Spesso – ha ammesso Benedetto XVI – la loro azione non fa notizia, perché il male fa più rumore, ma sono la forza, il futuro della Sicilia!”. Il Papa ha offerto l’immagine dell’albero “molto significativa per rappresentare l’uomo”. “Cari giovani di Sicilia – è stato l’invito -, siate alberi che affondano le loro radici nel ‘fiume’ del bene! Non abbiate paura di contrastare il male! Insieme, sarete come una foresta che cresce, forse silenziosa, ma capace di dare frutto, di portare vita e di rinnovare in modo profondo la vostra terra! Non cedete alle suggestioni della mafia, che è una strada di morte, incompatibile con il Vangelo”. “L’immagine dell’albero – ha affermato il Papa – dice che ognuno di noi ha bisogno di un terreno fertile in cui affondare le proprie radici, un terreno ricco di sostanze nutritive che fanno crescere la persona: sono i valori, ma sono soprattutto l’amore e la fede, la conoscenza del vero volto di Dio, la consapevolezza che Lui ci ama infinitamente, fedelmente, pazientemente, fino a dare la vita per noi”. In questo senso la famiglia è “piccola Chiesa”, perché “trasmette Dio, trasmette l’amore di Cristo, in forza del sacramento del matrimonio. L’amore divino che ha unito l’uomo e la donna, e che li ha resi genitori, è capace di suscitare nel cuore dei figli il germoglio della fede, cioè la luce del senso profondo della vita”. Ma la famiglia, per essere “piccola Chiesa”, deve vivere ben inserita nella “grande Chiesa”, cioè “nella famiglia di Dio che Cristo è venuto a formare”, anche attraverso i movimenti e le associazioni ecclesiali che “non servono se stessi, ma Cristo e la Chiesa”. Pur nella consapevolezza delle difficoltà dei giovani e delle famiglie di oggi, in particolare nel sud d’Italia, il Pontefice ha ringraziato i presenti in quanto “segno di speranza non solo per la Sicilia, ma per tutta l’Italia. Io vi ho portato una testimonianza di santità, e voi mi offrite la vostra: i volti dei tanti giovani di questa terra che hanno amato Cristo con radicalità evangelica; i vostri stessi volti, come un mosaico! Ecco il dono più grande che abbiamo ricevuto: essere Chiesa, essere in Cristo segno e strumento di unità, di pace, di vera libertà. Nessuno può toglierci questa gioia! Nessuno può toglierci questa forza! Coraggio, cari giovani e famiglie di Sicilia! Siate santi!”.Sir