“Il sacerdozio è indispensabile alla Chiesa, nell’interesse dello stesso laicato”. A ribadirlo è stato il Papa, incontrando ieri a Lourdes i vescovi francesi. “I sacerdoti sono un dono di Dio per la Chiesa”, ha spiegato Benedetto XVI, e “non possono delegare le loro funzioni ai fedeli in ciò che concerne i loro propri compiti”. Di qui la necessità di “favorire ed accogliere le vocazioni sacerdotali e religiose”, incoraggiando “tutte le famiglie, tutte le parrocchie, tutte le comunità cristiane e tutti i movimenti di chiesa”. “Alla scuola del curato d’Ars, patrono di tutti i parroci del mondo”, il Pontefice ha raccomandato ai presuli di “essere attenti” alla “formazione umana, intellettuale e spirituale”, dei sacerdoti, con “un’attenzione particolare per coloro che sono in difficoltà, malati o anziani”.”Nessuno è di troppo nella Chiesa”, ha poi affermato il Papa ricanto il recente “Motu proprio” Summorum Pontificum, che dà la possibilità liturgica di utilizzare sia il Messale di Giovanni XXIII, sia quello di Paolo VI”. Nella Chiesa, ha precisato a questo proposito Benedetto XVI, “ciascuno, senza eccezioni, deve potersi sentire ‘a casa sua’, e mai rifiutato”. “Sforziamoci di esser sempre servitori dell’unità”, l’invito del Papa, per il quale riveste inoltre “un’importanza fondamentale” la catechesi, che “non è innanzitutto una questione di metodo, ma di contenuto”. “La coppia e la famiglia affrontano oggi delle vere burrasche”, e di fronte “a prove, a volte molto dolorose”, è “necessario accompagnare le famiglie in difficoltà, aiutarle a comprendere la grandezza del matrimonio, e incoraggiarle a non relativizzare la volontà di Dio” e le sue “leggi”. “La Chiesa – ha spiegato il Papa, citando la situazione “particolarmente dolorosa” dei divorziati risposati – conserva con fedeltà il principio dell’indissolubilità del matrimonio, pur circondando del più grande affetto gli uomini e le donne che, per ragioni diverse, non giungono a rispettarlo”.” Non si possono ammettere le iniziative che mirano a benedire le unioni illegittime”, ha ammonito il Pontefice, secondo il quale “da vari decenni le legge hanno relativizzato in molti Paesi la natura” della famiglia come “cellula primordiale della società”, grazie a ” leggi” che “cercano più adattarsi ai costumi e alle rivendicazioni di particolari individui o gruppi, che non di promuovere il bene della società”. Senza contare che per alcuni “l’unione stabile di un uomo e di una donna, ordinata all’edificazione di un benessere terreno, grazie alla nascita di bambini donati da Dio, non è più il modello a cui l’impegno coniugale mira”. Al contrario, “la famiglia è lo zoccolo solido sul quale poggia l’intera società”, e per il cristiano anche “cellula viva della Chiesa”.“Grazie ad una sana collaborazione tra la comunità politica e la Chiesa, realizzata nella consapevolezza e nel rispetto dell’indipendenza e dell’autonomia di ciascuna nel proprio campo, si rende all’uomo un servizio che mira al suo pieno sviluppo personale e sociale”. Lo ha ribadito il Papa, che nel suo discorso ai vescovi francesi ha ripreso e sviluppato alcuni temi del suo discorso all’Eliseo, incentrato su “radici cristiane” e corretto esercizio della “laicità”. La Santa Sede, ha assicurato Benedetto XVI, “desidera rispettare l’originalità della situazione francese”. In questa prospettiva, “il porre in evidenza le radici cristiane della Francia permetterà ad ogni abitante di questo paese di meglio comprendere da dove venga e dove egli vada”. “Nel quadro istituzionale esistente e nel massimo rispetto delle leggi in vigore”, occorrerebbe dunque secondo il Papa “trovare una strada nuova e vivere nel quotidiano i valori fondamentali sui quali si è costruita l’identità della nazione”: lo stesso presidente francese “ne ha evocato la possibilità”, ha fatto notare Benedetto XVI riferendosi indirettamente al concetto di “laicità positiva” illustrato da Sarkozy sempre all’Eliseo. “La Chiesa non rivendica per sé il posto dello Stato”, ha puntualizzato il Santo Padre, ma “parla con libertà nel desiderio di giungere all’edificazione della libertà comune”.Sir