Di fronte alla perdita del senso del peccato e alla crisi del sacramento della penitenza occorre instaurare con i penitenti il dialogo di salvezza sull’esempio del Santo Curato d’Ars, e tornare al confessionale anche come luogo in cui abitare’ più spesso. È l’esortazione rivolta questa mattina da Benedetto XVI ai partecipanti al corso promosso dalla Penitenzieria apostolica, ricevuti in udienza. Rammentando che il corso si colloca, provvidenzialmente, nell’Anno sacerdotale indetto per il 150° della morte di San Giovanni Maria Vianney, il Papa ne ha riproposto il modo eroico e fecondo di esercitare il ministero della riconciliazione e il metodo del «dialogo di salvezza» che in esso si deve svolgere. Viviamo in un contesto culturale segnato dalla mentalità edonistica e relativistica, che tende a cancellare Dio dall’orizzonte della vita, non favorisce l’acquisizione di un quadro chiaro di valori di riferimento e non aiuta a discernere il bene dal male e a maturare un giusto senso del peccato ha spiegato il Pontefice; un circolo vizioso tra l’offuscamento dell’esperienza di Dio e la perdita del senso del peccato che rende ancora più urgente il servizio di amministratori della misericordia divina. Nelle condizioni di libertà in cui oggi, a differenza dell’epoca del Curato d’Ars, è possibile esercitare il ministero sacerdotale, è necessario ha ammonito Benedetto XVI – che i presbiteri vivano in modo alto la propria risposta alla vocazione per poter suscitare nei fedeli il senso del peccato, dare coraggio e far nascere il desiderio del perdono di Dio. È necessario, ha aggiunto il Papa, tornare al confessionale, come luogo nel quale celebrare il sacramento della riconciliazione, ma anche come luogo in cui abitare’ più spesso, perché il fedele possa trovare misericordia, consiglio e conforto. La crisi del sacramento della penitenza interpella anzitutto i sacerdoti e chiede loro di dedicarsi generosamente all’ascolto delle confessioni sacramentali; di guidare con coraggio il gregge, perché non si conformi alla mentalità di questo mondo. Per questo è importante che il sacerdote abbia una permanente tensione ascetica, nutrita dalla comunione con Dio, e si dedichi ad un costante aggiornamento nello studio della teologia morale e delle scienze umane. San Giovanni Maria Vianney ha concluso Benedetto XVI – sapeva instaurare con i penitenti un vero e proprio dialogo di salvezza’ mostrando la bellezza e la grandezza della bontà del Signore. E’ compito del sacerdote favorire quell’esperienza.Sir