Vita Chiesa

BEATI SPAGNOLI, CARD. SARAIVA MARTINS: UN LEGAME FORTE TRA LA COSCIENZA E IL MARTIRIO

 

“Non possiamo accontentarci solamente di celebrare la memoria dei martiri, ammirare il loro esempio e andare avanti nella nostra vita stancamente”. E’ quanto ha detto il card. Saraiva Martins, prefetto della Congregazione per la Causa dei Santi, presiedendo ieri mattina in piazza san Pietro la cerimonia di beatificazione di 498 martiri spagnoli del XX secolo. “Viviamo in un’epoca – ha detto il cardinale – in cui i cristiani sono minacciati nella loro vera identità: e questo vuol dire che essi o sono ‘martiri’, cioè aderiscono alla fede battesimale in modo coerente, o si adeguano”. “La fede pagata con la vita anche da uno soltanto – ha aggiunto – ha l’effetto di rinsaldare quella di tutta la Chiesa”. Proporre l’esempio dei martiri – ha quindi affermato il card. Martins – significa ricordare che la santità non consiste nella riaffermazione di valori comuni a tutti, ma nella personale adesione a Cristo salvatore del cosmo e della storia. Il martirio è paradigma di questa verità sin dalla Pentecoste. La confessione personale della fede ci fa compiere un altro passo: ci permette di scoprire un legame forte tra la coscienza e il martirio”.

“La vita cristiana non si può ridurre semplicemente ad alcuni individuali ed isolati atti di pietà, ma piuttosto essa deve coinvolgere ogni attimo dei nostri giorni su questa terra”, ha affermato ieri il card. Martins, nel corso della solenne celebrazione alla quale hanno partecipato 75 vescovi provenienti dalle 70 diocesi spagnole, da 3 cardinali e da oltre 40.000 fedeli. “Gesù Cristo – ha detto il porporato – deve essere presente nell’adempimento fedele dei nostri doveri di vita ordinaria, intessuti di particolari apparentemente piccoli e senza rilevanza, ma che acquistano rilievo e grandezza soprannaturale quando sono fatti per amore di Dio. I martiri raggiunsero la vetta della eroicità attraverso la battaglia con cui diedero la vita per Cristo”. “L’eroicità alla quale Dio ci chiama – ha spiegato Martins – va intravista nei molteplici contrasti della nostra vita quotidiana. Dobbiamo essere persuasi che la nostra santità consiste nel raggiungere quello che Giovanni Paolo II ha definito il ‘livello alto della vita cristiana ordinaria’”.

Essere cristiani “coerenti – ha affermato ancora il card. Martins – ci impone di non inibirci di fronte al dovere, di dare il nostro contributo al bene comune e di modellare la società sempre secondo giustizia, difendendo, in un dialogo forgiato dalla carità, le nostre convinzioni sulla dignità della persona, sulla vita, dal concepimento fino alla morte naturale, sulla famiglia fondata sull’unione matrimoniale unica ed indissolubile tra un uomo e una donna, sul diritto e dovere primario dei genitori all’educazione dei figli e sulle altre questioni che nascono dall’esperienza quotidiana della società in cui viviamo”. I martiri – ha concluso il card. Martins – “non sono patrimonio esclusivo della diocesi di una nazione” ma al contrario appartengono “al mondo intero, alla Chiesa universale”. Essi “non hanno raggiunto la gloria solamente per loro stessi. Il loro sangue, che impregnò la terra, fu sorgente di fecondità e abbondanza di frutti”. La cerimonia di beatificazione di ieri mattina in Vaticano è la più numerosa cerimonia di beatificazione nella storia della Chiesa: 498 martiri. Tra loro 2 vescovi, 24 sacerdoti diocesani, 462 religiosi tra frati e suore e sette laici. La maggioranza sono spagnoli mentre 2 sono originari della Francia, 2 del Messico e uno di Cuba. Tre dei nuovi beati – come ha ricordato lo stesso cardinale – avevano 16 anni mentre il più anziano 68.

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