Arezzo - Cortona - Sansepolcro

Bassetti: da dieci anni la nostra guida Lo speciale di Toscana Oggi per il decennale del vescovo in diocesi che sarà distribuito nel duomo di Arezzo domenica 15 febbraio, festa della Madonna del Conforto

Dall’incontro con un uomo di Chiesa, un pastore, ci si attende sempre qualcosa in più della rispettosa cordialità in usonelle comuni relazioni tra laici: un gesto, una parola, uno sguardo … Con monsignor Gualtiero Bassetti questa aspettativa viene non solo puntualmente soddisfatta ma direi anche sopravanzata da quello che è un suo stile caratteristico e che, ogni volta, torna a sorprendere. Certamente è per quel suomodo sorridente e affettuoso di accogliere chi va a visitarlo nell’episcopio di Arezzo, comunicandogli dal primoistante l’idea di essere atteso, e che quel tempo è solo per lui, esclusivo, importante, denso. Ma c’è anche il gusto, altrettanto tipico di monsignor Bassetti, di dare un contenuto mai scontato a qualsiasi conversazione, senza però alcuna pedanteria, con l’aria di chi trae qualcosa dalla sua sapienza pastorale e la condivide mentre racconta un aneddoto, o commenta uno spunto offerto dall’attualità. Il sorriso, poi, è un marchio di fabbrica: ricordarsi del vescovo Bassetti vuol dire pensare a un uomo palesemente positivo, lieto, capace di un’attenzione rara nell’incontrare l’altro e ammetterlo in uno scenario interiore abitato da uno sguardo soprannaturale, evidente fonte di tanta serenità. Come sintesi del suoatteggiamento è che egli riesce davvero a “promuovere” chi gli sta dinanzi, a sospingerlo cioè avanti nella sua umanità, nelle sue aspirazioni, nel suo progetto di vita, nel suo vivere nella pienezza di Dio. Ecco, questo su tutto colpisce: Bassetti è un grande “istigatore” al bene, un suscitatore di energie, un incoraggiatore sulle vie della speranza certa. L’ho conosciuto che era sacerdote in quel di Firenze, negli anni settanta, quando operavo nell’Azione cattolica dei ragazzi. L’ho ritrovato, un quarto di secolo dopo, che era vescovo: un vescovo ? pare a me ? realizzato, non nel senso che comunemente si dà a questa parola, cioè di sazio o arrivato, ma nel senso che sembra fatto proprio per compiere su di sé quello che il Concilio dice del vescovo. Immagino anche che questo, più che un istinto, sia invece un lavorio che egli sapientemente compie su di sé per essere secondo la chiamata del Signore, lasciandosi da essa continuamente risagomare. Non so tuttavia, lo dico per prudenza, se questa sia effettivamente la sua chiave caratteristica, ma è ciò che – da giornalista – registro come indizio sul suo ministero, seguendo le cronache periodicamente in arrivodalla sua bella diocesi. Impossibile non notare infatti che sotto l’impulso discreto ma efficacedi monsignor Bassetti i giovani si mettono volentieri al servizio di grandi cause, come ad esempio la comunicazione e i mezzi che, nati dalla creatività dei cattolici, la veicolano tra la gente, aiutando tutti a chiarirsi la coscienza. Sì, mi pare che la formazione di un laicato sveglio e interattivo sia una delle sue priorità più evidenti, come quella sul versante ecumenico e interreligioso, con quel piccolo gioiello di Rondine, piantato come un faro sui colli aretini ma con lo sguardo aperto sul mondo. Alla Giornata della gioventù di Sydney la delegazione di Arezzo era tra le più numerose,e il vescovo era lì con i suoi ragazzi, sempre. Entusiasta e incisivo anche per la semplicità e la concretezza.Cosa fa Bassetti? Lo scorgo come un infaticabile giardiniere ricurvo continuamente sulla sua Chiesa, per drenare il terreno e dare respiro alle pianticelle, una ad una, perché possano crescere, e arrivare in alto. Lui non si dà arie, segue, incoraggia, vuole sapere, chiama per nome ciascuno di quelli che si vedono responsabilizzati da chi sentono come padre. Sotto simili frutti non è difficile, per chi lo conosce, intravedere la sua firma. Lui c’è, con discrezione e affetto. Proprio come un vero pastore.di Dino Boffo, direttore di Avvenire