Opinioni & Commenti
Basiliche sotto assedio, chi tace consente
Non è la prima volta che si parla del problema. Da anni Monsignor Angelo Livi, parroco di San Lorenzo, chiede l’intervento del Comune per liberare la sua basilica l’antica cattedrale di Firenze, consacrata nel IV secolo da Sant’Ambrogio, rifatta da Filippo Brunelleschi per i Medici e adorna di opere di Donatello e Filippo Lippi, del Rosso, del Bronzino e del grande Michelangelo dal mercatino che la nasconde e l’umilia, nonché dagli individui che ci bivaccano, soprattutto lungo il fianco settentrionale dove passano i fedeli per accedere alla porta laterale che immette nella zona interna riservata al culto. Anche del Duomo si è parlato in passato, perché le stesse identiche forme di degrado investono il sagrato e i dintorni della chiesa maggiore di Firenze, uno dei monumenti religiosi più visitati del mondo.
I milioni di italiani e stranieri che ogni anno vengono a ammirare l’architettura e l’arte e molti di essi anche a pregare nella Cattedrale fiorentina devono superare una sorta di corso agli ostacoli: una piazza laterale con grossi buchi nel lastricato, decine di venditori abusivi che si schierano intorno alla porta d’uscita e lungo i marciapiedi, cestini per rifiuti che, già verso mezzodì, straripano. Chi capita presto la mattina trova ancora le bottiglie e lattine del bivacco notturno sui gradini; poi passano quelli del Comune a pulire e disinfettare tutta l’area (perché in mancanza di adeguati servizi igienici nel centro storico, anche i vicoli a sud del Duomo diventano latrine). Da tre mesi, a meno di quindici metri da Piazza del Duomo, in via della Canonica un senzatetto vive stabilmente nella strada, vicino a due ristoranti e in piena vista delle comitive turistiche dirette alla Cattedrale. Sta lì con le sue cose, con gli oggetti che cerca di vendere ai turisti che passano; si vede che è ammalato (dice di avere l’AIDs) ma nonostante ripetuti solleciti dagli abitanti della zona, le autorità non hanno fatto nulla.
Perché? Perché quest’inerzia, quest’indifferenza, questo disprezzo e verebbe quasi da dire quest’odio per la città? Nessuno può dire che il degrado sia inevitabile’, perché l’ordine e la pulizia di Piazza della Signoria sono prove lampanti che, quando vuole, il Comune è infatti capace di far rispettare i luoghi storici. E nessuno parli, per favore, della pietà che bisogna avere per persone come il suddetto senzatetto ammalato, perché l’assenteismo totale delle autorità non costituisce pietà: non risolve la situazione e pare invece pigrizia, inefficienza e mancata volontà politica.
I visitatori a Firenze non capiscono questo stato d’abbandono: esso non rappresenta una scelta europea (sebbene l’Unione preferisca non riconoscere formalmente le sue radici cristiane), perché altrove in Europa viene garantito alle chiese di alto valore storico uno spazio di rispetto tutt’intorno. Non è neppure una scelta italiana, perché in molte città della penisola troviamo una vigilante tutela di questi monumenti che racchiudono la memoria spirituale degli italiani. Così giapponesi, americani, francesi, tedeschi, spagnoli – venuti per ammirare i luoghi che, nei loro libri di storia e di storia dell’arte sono indicati come portatori dei più alti valori della civiltà occidentale finiscono per chiedersi come mai il popolo che ha creato e adornato questi luoghi non li rispetti più. Gli stessi fiorentini hanno difficoltà a spiegare ai loro figli perché l’apparente disprezzo dei luoghi non significhi necessariamente disprezzo dei valori che essi incarnano.
L’assurdo poi è che Firenze vive di questo glorioso passato: il suo presente e futuro come città d’arte’ sono legati, se non ai valori almeno ai luoghi della sua storia. Più che di degrado, si dovrebbe infatti parlare di suicidio. E chi s’illudesse che tanto, i turisti verranno lo stesso per il Davide e gli Uffizi, ha torto: i turisti possono anche cercare l’emozione estetica altrove, soprattutto quando percepiscono una così vistosa discrepanza tra stile e contenuti. Non cercano solo il Davide di marmo, ma lo spirito del biblico eroe ancora leggibile in un popolo che si rispetti.
Firenze può e deve cambiare. Ci vorranno più vigili, suppongo, e nuove regole abbinate alla volontà di farle rispettare. Forse ci vorranno multe e punti’ (come sull’autostrada, dove il nuovo sistema sta dando risultati). Ci vorrà soprattutto collaborazione tra il Comune, i Quartieri e le comunità cristiane responsabili delle chiese storiche: forse nella forma di commissioni paritetiche di programmazione e di verifica. Ci vorrà una disponibilità a sperimentare altre risorse che non siano i sagrati delle basiliche cittadine: i concerti si potranno fare in piazze alberate lontane da chiese storiche, o alle Cascine o a Scandicci o Novoli.
La Chiesa è interessata a questo processo come lo dovrebbe essere anche lo Stato, perché ambo queste istituzioni sono chiamate a conservare una memoria collettiva oggi a rischio, ma di cruciale importanza mentre si plasma la nuova realtà europea. Privare l’Europa e il mondo dello storico contributo fiorentino perché siamo troppo superficiali o pigri o vigliacchi per difendere i luoghi che ne parlano sarebbe gravissimo: un peccato di omissione culturale, morale e spirituale. Inutili i piani strategici e gli ambiziosi progetti di sviluppo se non si conserva la dignità originaria della città e dei cittadini: si finirà con un’efficiente piccola metropoli senza identità, senza anima.
Serie proposte di riabilitazione del centro storico e di protezione dei monumenti religiosi vanno chieste a coloro che si presenteranno nelle elezioni comunali già sull’orizzonte, e seria e continuativa attenzione va chiesta ai media, che solo potranno mantenere alta la pressione sulle autorità. Firenze dovrà un po’ disfarsi dell’illusione di essere Parigi, capace di assorbire ogni forma di contestazione, ogni manifestazione di dissenso. La sua delicata struttura storica dovrà ormai giocare una parte determinante nelle scelte politiche, economiche e sociali di questa città chiamata ad offrire al futuro (e in primo luogo ai suoi propri figli, alle future generazioni fiorentine) la straordinaria eredità umana del passato.