Cultura & Società
Bartolucci, i «geppetti» del 2000
Queste singolari botteghe si propongono nelle città d’arte per diffondere i manufatti lignei, frutto della manualità e della fantasia di un geniale artigiano. Oltre Firenze, infatti, i punti vendita Bartolucci, affiancandosi a quelli di Cattolica, Rimini, Riccione, Loreto e Urbino, sono presenti a Roma, a Vienna e all’aeroporto internazionale di Fiumicino.
Tornando al capoluogo toscano, c’è da aggiungere che nell’una e nell’altra strada via Condotta e Borgo dei Greci, strettissime e impenetrabili ai raggi del sole all’impatto con le vetrine della Bartolucci Italy, ti investe un bagno di luce. Hai dapprima una specie di shock, ma ti riprendi subito, perché penetrando all’interno ma puoi gustarli anche dal di fuori ti imbatti in un centinaio di orologi a pendolo, tutti in funzione e tutti diversi per laccatura e soggetto: per lo più simpatici animaletti che, ispirandosi ai cartoni animati, si agitano in una frenesia di movimenti da far girare la testa.
Poi, al centro d’ogni ambiente, grandi modelli su scala di automobili d’epoca, Vespe e motociclette, anch’esse interamente in legno, circondate da mille portamatite, alberi, uccellini, portaritratti, attaccapanni, fermacarte, cavalli a dondolo, innocui fuciletti ad elastico… e tantissimi altri oggetti dalle più disparate elaborazioni.
Ma il successo di Francesco Bartolucci sta, soprattutto, in una rielaborazione del leggendario Pinocchio proposto in varie versioni ed elevato a logo aziendale attraverso un modello, nudo e snodabile, non distante dal celebre burattino di Geppetto.
Francesco Bartolucci e la sua azienda di famiglia, hanno appena festeggiato i venticinque anni di attività e, per l’occasione, hanno promosso sul loro territorio, grandi festeggiamenti, stampando anche un prestigioso volume, diffuso con capillare attenzione in ogni città che ospita i loro negozi.
Una copia di questo volume ha raggiunto anche il sindaco di Firenze e il presidente del Quartiere che li ospita, e solo a dargli un’occhiata si capisce subito, al di là del successo dell’idea di questo singolare «Geppetto del 2000», l’alto contenuto di valori, forse più umani che commerciali, che ha animato l’ideatore di questa produzione.
Chi scrive queste note conosce la famiglia Bartolucci per averne sviluppato l’amicizia attraverso la scrittura di un piccolo volume, suggerito dall’impatto con le botteghe fiorentine. E nel partecipare ai festeggiamenti del venticinquesimo anniversario della loro attività, ha potuto verificare dal vivo lo spessore familiare e umanitario che si respira all’interno della loro azienda e tra le mura della loro casa.
Attorno agli anziani genitori, i due fratelli e le due sorelle Bartolucci, con i rispettivi coniugi e nipoti, esprimono attraverso un nobile e originalissimo lavoro, un’esemplare testimonianza della sacralità della famiglia. E se ci sono momenti con qualche difficoltà che certamente non mancano in chi scommette su simili avventure Francesco e tutti i familiari, piuttosto che dover togliere lo stipendio a qualche dipendente, centuplicano sforzi e fatiche per dare continuità e prestigio al loro lavoro. Tutto questo a dimostrazione che il peculiare della loro produzione è sempre anteposto al pecuniare… con tanti saluti alle aride leggi del profitto.
A conforto di quest’ultima riflessione, trascrivo dal volume diffuso dalla Bartolucci Italy un breve passaggio: «La famiglia è sempre stata per Francesco un punto di riferimento molto importante, sempre vicina anche quando si è trattato di affrontare cambiamenti radicali. Con loro ho condiviso le preoccupazioni per le scelte fatte, l’entusiasmo dei progetti da realizzare e le soddisfazioni per i risultati ottenuti».
Un’ultima nota suggeritami da una pagina del volume del loro cinquantesimo.
Per la sua inesauribile fantasia, Francesco Bartolucci ha altri sogni nel cassetto e da buon Geppetto degli anni 2000 ha in mente di costruire il Pinocchio più grande del mondo, alto 10 metri, per entrare nel Guinness dei primati.
Sono certo che realizzerà questo sogno al quale ne vorrei aggiungere un altro: quello di invitarlo a collocare il suo gigantesco Pinocchio nella terra natale del celebre burattino: a Firenze o a Collodi, dove potrebbe pensare di aprire il suo undicesimo negozio.