Cultura & Società
Barnaba, il santo di Campaldino
Nato a Cipro da famiglia agiata di ordine levitico, si convertì a Gerusalemme e da Giuseppe divenne Barnaba, ossia «figlio dell’esortazione». Subito mise in vendita il suo campo per portare il ricavato alla comunità dei credenti. Quale evangelizzatore venne mandato ad Antiochia per osservare come si inserivano nella chiesa locale i «greci», ossia gli ellenisti convertiti al credo di Cristo; ebbe successo (At 11,23) e i proseliti furono ancora più numerosi. Accolse l’ex persecutore Saulo, quando quest’ultimo si recò a Gerusalemme e lo presentò agli apostoli, narrando il fatto della via di Damasco e garantendo per lui (At 9,27). Poi gli eventi precipitarono e il futuro «apostolo delle genti» dovette fuggire per il complotto dei Giudei decisi ad ucciderlo. Qualche tempo dopo Barnaba andò a cercare lo stesso Paolo nella natia Tarso in Cilicia, per portarlo ad Antiochia di Siria a svolgere attività di evangelizzazione; al momento di una grave carestia in Gerusalemme, forse nel 42, fu lui a portare soccorsi da questa città (At 11,30).
Le missioni di Paolo, Barnaba e del cugino di quest’ultimo Giovanni Marco si svilupparono da Cipro verso la Panfilia, la Cilicia, la Licaonia (At 13-14). Qualcosa non andò per il verso giusto fra i tre diversissimi personaggi e Giovanni Marco abbandonò la compagnia in Panfilia. A Listra i pagani presero i missionari per dèi: videro in Paolo Hermes (Mercurio), il più eloquente dei due, e in Barnaba Zeus, forse per l’imponenza fisica. Il sacerdote voleva offrire loro un sacrificio ed i due missionari fecero fatica a calmare il popolo (At 14).
Poi la figura del missionario sfuma nella leggenda. Tra gli Apocrifi del Nuovo Testamento si conservano un Vangelo di Barnaba e gli Atti di Barnaba, uno scritto tardo, di sec. V, che ne narra l’apostolato a Cipro e il martirio per mano dei Giudei. Questi, invidiosi delle conversioni da lui operate, lo lapidarono ed arsero. Le spoglie sarebbero state ritrovate presso Salamina al tempo dell’imperatore Zenone, nell’anno 488 e l’apostolo avrebbe avuto sul petto una copia del Vangelo secondo Matteo copiato di sua mano.
La tradizione lo vuole autore dell’Epistola di Barnaba; a lui Tertulliano attribuisce l’Epistola agli Ebrei; c’è stato chi lo ha definito evangelizzatore di Milano, mentre le antiche memorie fiorentine gli attribuiscono lo straordinario annuncio della vittoria di Campaldino. Non c’è che dire: una bella carriera.