Lettere in redazione

Bandiere della pace invece del presepe

Caro Direttore,in occasione della giornata mondiale della pace, mi è venuta spontanea una riflessione: alcuni giorni fa mi sono recata in un ufficio pubblico e ho buttato l’occhio su un alberello di natale allestito in un corridoio, alberello che aveva ai piedi una bandiera arcobaleno simbolo della «pace», una bandiera lì, dove di solito dovrebbe trovarsi un presepe. Mi è difficile capire perché, nei luoghi pubblici si opti sempre più spesso per scelte politicamente corrette, ad esempio una bandiera della pace al posto di un presepe! La parola «pace» è stata usata e abusata ultimamente. Paradossalmente, poi, questa «pace» è sbandierata, ipocritamente, da una certa parte politica che sta cercando di dimostrare una «conversione» che, francamente, non mi convince. Ho l’impressione che quella bandiera arcobaleno ne abbia sostituita un’altra, monocolore che, prima dell’ingloriosa caduta dei regimi comunisti sventolava in abbondanza anche nelle nostre piazze, come simbolo di libertà ed uguaglianza. Sono cambiate le bandiere ma le persone sono rimaste uguali, lupi travestiti da agnelli che, per accaparrarsi i consensi sono pronti a tutto, anche a «corteggiare» spudoratamente chi non l’ha mai pensata come loro, spesso riuscendovi, infatti anche alcuni sacerdoti e religiosi si sono fatti contagiare dal «pacifismo» e portano l’arcobaleno anche all’interno delle chiese. Questo, a mio parere, genera una pericolosa confusione.Viviana VentisetteCampi Bisenzio (Fi) Al di là di tutte le strumentalizzazioni che lei, gentile signora Viviana, evidenzia e che oggettivamente dispiacciono ed irritano, soprattutto quando avvengono da parte di forze politiche, di …. recente conversione, l’anelito alla pace è molto forte tra la gente che sempre più percepisce la drammaticità di ogni guerra, indipendentemente dai motivi che la determinano, anche perché è evidente che le conseguenze ricadono sempre sui più deboli. Questo sentimento-certezza è acuito dal fatto che la guerra ci viene, per così dire, portata in casa dalle immagini televisive per cui non possiamo più dire: «io non sapevo», «io non credevo» e tacitare così la nostra coscienza.Si radica qui la passione per la pace che, però, per indirizzarsi verso azioni che la costruiscano davvero ha bisogno di motivazioni forti, di idee guida. E la Giornata mondiale della pace – istituita da Paolo VI fin dal 1968 – ha anche questo scopo. Se si scorrono anche solo i titoli dei messaggi, che i Pontefici hanno via via indirizzato, si delineano con chiarezza quelli che possiamo chiamare i pilastri su cui la pace poggia: senza giustizia, cultura, progresso sociale, autentico perdono la pace sarà sempre fragile e precaria.Il messaggio di quest’anno di Benedetto XVI ne indica con forza un altro fondamento che è la verità. E di fronte allo scoraggiamento per tante persistenti situazioni di violenza (guerra – terrorismo) il Papa invita «a un sussulto di fiducia in Dio e nell’uomo».Questo è il contributo ideale, pratico e direi specifico, che i cristiani portano alla costruzione della pace, mentre operano senza alcuna confusione con chiunque l’abbia veramente a cuore in ogni ambito.