Dossier

Banco, solidarietà nuova sul fronte alimentare

di Marco LapiSabato 21 febbraio, ore 11. Un anonimo capannone industriale, uno dei tanti nella piana tra Firenze e Prato. Di fronte, il casello autostradale di Calenzano e il nuovo centro commerciale Carrefour. Non lontani altri due «templi» della grande distribuzione, il centro commerciale I Gigli con l’ipermercato Panorama a ovest e l’Ipercoop di Sesto Fiorentino a est. Davanti al capannone, sotto un cielo livido e freddo, una folla compatta di fronte a un nastro tricolore che sbarra l’ingresso; in prima fila, anche un giovane vescovo. Una ragazza porge un vassoio con un paio di forbici alla madrina incaricata di tagliare il nastro. Una madrina atipica. Suor Artemia, carmelitana del convento fiorentino di Santa Teresa, prende le forbici e procede al taglio. Parte spontaneo l’applauso e la folla entra, accolta dalle note dell’«Inverno» di Vivaldi nell’esecuzione del violinista Marco Zurlo.

Dentro, l’anonimo capannone rivela la sua anima: è il nuovo magazzino del Banco Alimentare della Toscana. Natale Bazzanti, il presidente, dà inizio visibilmente commosso ai discorsi di rito. Dopo di lui parlano l’assessore regionale all’ambiente Tommaso Franci, il presidente della Provincia di Firenze Michele Gesualdi, l’assessore all’immigrazione e alle politiche del lavoro del Comune di Firenze Marzia Monciatti. Nessun intervento di circostanza, ma sincera ammirazione e impegno a collaborare attivamente.

È ora la volta del giovane vescovo, l’ausiliare di Firenze monsignor Claudio Maniago, e di don Mauro Inzoli, presidente nazionale del Banco. Poi monsignor Maniago impartisce la benedizione ai locali e al termine i convenuti sciamano verso un piccolo rinfresco. Tra un salatino e un bicchiere, c’è modo di scambiare qualche parola con alcuni volontari. Paolo Romagnoli, ad esempio, che si occupa dei rapporti con gli enti. È uno della prima ora ma anche dei più giovani, pur essendo già sulla quarantina. Ci racconta di come siano cambiati gli assistiti in questi ultimi anni, segno evidente che è cambiata la povertà.

Prima, il «target» tipico era rappresentato dall’extracomunitario; ora i nuovi poveri sono gli anziani che non ce la fanno più ad arrivare in fondo al mese con la pensione e che magari hanno pudore a chiedere aiuto. Povertà nascoste che vengono alla luce solo in un rapporto di prossimità: non a caso, tra gli enti convenzionati con il Banco si contano sempre più Caritas parrocchiali, le sole capaci di rispondere in modo capillare ai bisogni del territorio.

Ma c’è anche un altro aspetto che a Paolo preme mettere in luce: «Il rapporto con gli enti – afferma – sta cambiando in modo sostanziale. Prima molti di loro guardavano al Banco come al grande magazzino dove andare a “fare la spesa”, magari manifestando anche un certo disappunto se non trovavano quello di cui avevano maggiormente bisogno. Ora stanno capendo sempre più che quello che trovano qui, pur se insufficiente, è grazia, e che il Banco o è qualcosa che si fa insieme o non dura».

Marco Tommasi, direttore, ha… qualche anno in più, essendo già in pensione. Lo «zoccolo duro» dei volontari è in buona parte suo coetaneo o quasi. «Una necessità – spiega – perché, al di là della Colletta alimentare, qui è richiesta una certa stabilità e non solo le due ore a disposizione nell’arco della settimana. Oltre ai rapporti con gli enti convenzionati, ci sono quelli con la grande distribuzione che vanno curati e seguiti a dovere, in tempi che in genere non possiamo decidere noi, al fine di garantire un approvvigionamento di generi alimentari più consistente possibile nell’arco dell’anno». Certo, il tempo libero della pensione va a farsi benedire… «Sì, alcuni di noi, si può dire, lavorano qui quasi a tempo pieno. Ma, se posso parlare della mia esperienza personale, devo dire che la gratuità vissuta e imparata al Banco ha cambiato in meglio anche i rapporti con la mia famiglia, con mia moglie e mio figlio».

Gli invitati cominciano ad andarsene, ma non tutti. Restano i responsabili delle province per un pranzo di lavoro con il direttore nazionale Marco Lucchini. Si parla della Colletta, della preziosissima rete dei «capi équipe», di come portare avanti con più efficienza ed efficacia un lavoro che comunque, come ha ricordato nel suo intervento don Mauro Inzoli, resterà sempre una goccia nel mare del bisogno. Ma il confronto va ben al di là degli aspetti «tecnici». Lucchini snocciola le cifre di «Siticibo», un progetto sperimentale della nuova «legge del Buon Samaritano» portato avanti in otto scuole e due mense aziendali di Milano. 2200 kg. di frutta e 1700 di pane recuperati nei 45 giorni lavorativi a cavallo tra gennaio e febbraio, e i beneficiati che, significativamente, hanno ringraziato non solo per tutto questo ben di Dio, ma anche «per il modo» con cui è stato loro portato. Inoltre, racconta ancora il direttore, «i bambini di quelle scuole hanno smesso di giocare con il pane quando hanno saputo dell’iniziativa: anzi, molti di loro hanno cura di metter subito da parte quello che non consumano». Parole che dicono tutto sulla valenza educativa di iniziative come questa, ben più forti di qualsiasi discorso.

Si ipotizza una giornata regionale con gli enti convenzionati, da tenersi magari a Nomadelfia, si parla di un incontro con tutti i capi équipe d’Italia al Meeting di Rimini. Obiettivi che spaventano anche un po’, ma al Banco il non porsi limiti è quasi una parola d’ordine. Anche perché è chiaro che l’ideale è una cosa e l’opera un’altra. «Un tempo – sottolinea Lucchini – questo era ovvio per tutti, socialisti, comunisti o cattolici, sia che facessero circoli ricreativi, cooperative o asili. Oggi molto meno, perché si tende a far coincidere l’ideale con l’opera. Così il volontariato rischia di essere come un’auto che viaggia con la pretesa che la benzina possa autorigenerarsi. In realtà, se non fa rifornimento prima o poi è destinata a fermarsi».

Certo, a volte la stanchezza non manca. «Quando siamo partiti – ricorda ancora il direttore nazionale – eravamo, a Monza, io e una segreteria telefonica. Oggi, ogni tanto, vorrei essere di nuovo io e una segreteria telefonica, ma capisco che senza quest’esperienza, senza tutte le persone incontrate in questi anni non sarei lo stesso, non sarei più io».

E non è detto non ci sia posto per altro. Tant’è che Lucchini, avviato a conclusione l’incontro, ha fretta di ripartire perché, da milanista sfegatato qual è, vuol rientrare in tempo per raggiungere San Siro e godersi (letteralmente, visto come andrà a finire…) il derby dal vivo. Gli suona il cellulare, è di nuovo don Mauro Inzoli, ripartito da tempo da Calenzano e già alla seconda chiamata nel giro di un’oretta. Tra una parola e l’altra, vien fuori la storia della partita e don Mauro, evidentente, gli dice che potrebbe anche guardarsela in tv. «Scusa – lo fredda il direttore – ma se io ti dico che domani la messa la guardo in tv, non ti va mica bene, no?». Già, perché alla fine l’importante è esserci. Come sanno bene tutti quelli del Banco.

La schedaIl Banco Alimentare in Italia nasce nel 1989 grazie a Danilo Fossati, presidente della Star, e a monsignor Luigi Giussani, fondatore del movimento di Comunione e Liberazione dopo che entrambi, per vie diverse, avevano conosciuto l’esperienza del Banco Alimentare in Spagna. Negli anni a seguire con le analoghe iniziative europee si costituisce la Federazione Europea dei Banchi Alimentari; nel 1996 è riconosciuto Ente Morale dal Ministero degli Interni. Scopo del Banco Alimentare è la raccolta, nell’arco di tutto l’anno, delle eccedenze di produzioni agricole e dell’industria specialmente alimentare e la redistribuzione delle stesse ad enti ed iniziative di aiuto ai poveri e bisognosi italiani. Il Banco nasce come un’opera non a fini di lucro, ma condotta e gestita imprenditorialmente ed oggi è presente sul territorio italiano con 19 banchi regionali che nel 2003 hanno distribuito 44.370 tonnellate di prodotti a oltre 6.500 enti, aiutando così più di un milione e centocinquantamila persone. L’esperienza toscanaL’esperienza vissuta in una Caritas parrocchiale da alcuni volontari fiorentini e la loro partecipazione ad una tavola rotonda sulla presentazione delle attività del Banco Alimentare fa nascere in essi la coscienza di dar vita ad un’opera che giorno dopo giorno chiede di crescere con la coscienza di uno scopo. Così nel 1996 si costituisce il Comitato Regionale della Toscana affiliato alla Fondazione Banco Alimentare, e grazie al magazzino di via Corelli, offerto in comodato d’uso gratuito dall’Opera della Madonnina del Grappa, inizia l’attività. Si chiude il primo anno con 200 tonnellate di prodotti distribuiti a 5100 assistiti tramite le 55 associazioni convenzionate. È iscritto al Registro Regionale del volontariato e nel marzo 2002 lascia la definizione di Comitato per diventare Associazione Banco Alimentare della Toscana Onlus, mantenendo l’attività e gli scopi benefici che lo caratterizzano, sanciti dalla Carta Europea dei Banchi Alimentari cui aderisce. Nel 2003 il Banco Alimentare ha raccolto 1.500 tonnellate di prodotti, distribuiti poi a 350 enti convenzionati che assistono circa 40 mila bisognosi. L’attività dell’associazione è sostenuta unicamente da circa 90 volontari che liberamente offrono il loro tempo nei diversi compiti che la gestione richiede, dalla movimentazione dei prodotti, alla gestione amministrativa, al rapporto con gli enti e associazioni benefiche convenzionate, al contatto con i responsabili delle aziende agro-industriali e di distribuzione. Il nuovo magazzinoLo storico magazzino di Via Corelli per ben otto anni ha cercato, come ha potuto, di rispondere alla mutate esigenze della attività del Banco Alimentare della Toscana, ma negli ultimi tempi non riusciva più ad essere all’altezza della situazione. Da qui la sofferta decisione di abbandonare via Corelli e di cercare locali rispondenti alle nuove esigenze logistiche e alle normative igienico-sanitarie vigenti. Il nuovo magazzino di Calenzano, via del Pratignone 25/a, ha una superficie complessiva di 750 mq, è dotato di celle frigorifere, scaffalature da pallets e idonei uffici. È ubicato di fronte al casello autostradale di Calenzano e ben accessibile per le operazioni di carico e scarico merci sia con furgoni che con grossi camion. Il lavoro dei volontari si può svolgere in maniera più funzionale e più efficace. Unico problema: l’elevato costo di affitto, circa 46.000 euro all’anno. La Colletta AlimentareE’ l’appuntamento annuale che nell’ultimo sabato di novembre, oltre a dare visibilità al lavoro del Banco, garantisce una notevole raccolta di prodotti alimentari, frutto della generosità dei singoli consumatori che si recano a fare la spesa nei centri della grande distribuzione interessati all’iniziativa. L’organizzazione, il reclutamento dei volontari e tutto il lavoro di fronte ai supermercati, sui mezzi di trasporto e nei magazzini sono supportati dalla collaborazione con la Federazione dell’Impresa Sociale Compagnia delle Opere, l’Associazione Nazionale Alpini, la Società San Vincenzo de’ Paoli e anche moltissime associazioni destinatarie dell’attività del Banco. Non va poi dimenticato il grosso apporto offerto dagli scout dell’Agesci, particolarmente nella nostra regione. La legge del Buon SamaritanoL’entrata in vigore della legge del Buon Samaritano (16 luglio 2003) permette a tutte le organizzazioni che operano a fini di solidarietà sociale, riconosciute come Onlus, di recuperare anche gli alimenti ad alta deperibilità (cibo cotto, alimenti freschi, eccetera) dal circuito della ristorazione organizzata (mense aziendali, scolastiche, eccetera) e della grande distribuzione (ad esempio, i supermercati) per distribuirli ai bisognosi. La nuova normativa ha avuto quindi origine dalla necessità di ridare valore al cibo che fino ad oggi veniva sprecato, perché non recuperabile anche se non consumato o invenduto, e di facilitare l’attività delle organizzazioni che distribuiscono viveri e generi alimentari ai bisognosi. La legge, in virtù dell’equiparazione delle Onlus al consumatore finale, facilita la rivalorizzazione di prodotti alimentari e produce un effetto volano sulle donazioni di cibo, incoraggiando gli interventi in favore delle persone in stato di disagio. L’Italia è il primo paese in Europa ad essersi dotato di una norma in questo senso, ispirata al «Good Samaritan Food Donaction Act» statunitense, firmato da Bill Clinton il 1° ottobre 1996. Le ramificazioni provincialiAnche se il magazzino a livello regionale è unico – dato che l’investimento richiesto, anche per essere in regola con le norme, è davvero notevole – il Banco è presente con una propria organizzazione nelle dieci province toscane e nelle aree di Empoli, del Valdarno Superiore e del Mugello. La collocazione del nuovo centro a Calenzano, dotato tra l’altro di cella frigorifera, permette di recepire facilmente le forniture della grande distribuzione dell’area compresa tra Firenze e Prato. Nelle altre province, invece, magazzini temporanei consentono la raccolta della merce in occasione della Colletta e anche la redistribuzione in tempi rapidi di quanto destinato agli enti di beneficenza della zona. «In futuro – afferma il presidente Natale Bazzanti – si può anche ipotizzare un secondo magazzino in un’altra area della Toscana, e magari anche consegne a domicilio, ma servono fondi. Per il momento, l’obiettivo è semplicemente un camion frigorifero per il recupero di prodotti freschi. Tra l’altro, non va dimenticato che tutta l’attività è mandata avanti unicamente con volontari». Sacchi a pelo e Banco FarmaceuticoMa non c’è solo il cibo: i poveri, nuovi e non, hanno bisogno anche d’altro. Lo dimostrano, ad esempio, i barboni che ancora muoiono assiderati nelle notti d’inverno. Così il Banco Alimentare, ai primi di febbraio, ha portato avanti assieme al Quartiere 4 di Firenze la distribuzione, nel capoluogo toscano, di 200 sacchi a pelo di ottima qualità, offerti dall’Hotel Principe di Savoia di Milano e dalla ditta sportiva Salvas e affidati a due associazioni attive tra i senza fissa dimora, la Ronda della Carità e gli Angeli della Città. Chi ha poco da mangiare, inoltre, non ha neanche di che curarsi. A sottolinearlo è Maurizio Ghignone, «vice» del neonato Banco Farmaceutico presieduto da Luigi Cammi. Attiva per il momento soprattutto a Firenze e circondario, Figline Valdarno e Livorno, l’associazione ha promosso recentemente in alcune farmacie una «colletta farmaceutica» invitando i clienti ad acquistare alcuni farmaci da banco da consegnare in seguito agli enti di beneficenza convenzionati. L’iniziativa ha avuto un buon successo e lascia ben sperare per lo sviluppo dell’attività anche su questo fronte. Per chi vuole dare una manoEcco infine tutti i recapiti dell’Associazione Banco Alimentare della Toscana. Nuovo indirizzo, via del Pratignone 25 – 50041 Calenzano (Firenze); telefono 055-8874051, fax 055-8861131, e-mail bancofi@tin.it. Da non dimenticare poi il sito nazionale del Banco, www.bancoalimentare.it.

Banco Alimentare, torna la Colletta per i poveri