Toscana
Banco Alimentare, allarme per i tagli dell’Europa
«Le eccedenze alimentari fanno parte del sistema e non sono qualcosa di cui vergognarsi. Bisogna però fare di tutto per evitare che si trasformino in spreco anziché in risorsa. In gran parte infatti sono recuperabili, tanto per ogni euro investito in questo senso se ne otterrebbero 30 di valore da redistribuire a chi si trova nel bisogno. E francamente, a livello di spesa pubblica, non mi pare proprio che ci sia altro di più redditizio». Così Alessandro Perego, docente al Politecnico di Milano, ha concluso la mattina di giovedì 2 maggio, presso l’auditorium dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, il suo intervento di presentazione della ricerca «Dar da mangiare agli affamati – Le eccedenze alimentari come opportunità», da lui curata assieme ai colleghi Paola Garrone e Marco Melacini dello stesso Politecnico di Milano di concerto con la Fondazione per la Sussidiarietà e in collaborazione con Nielsen Italia. L’indagine ha rilevato che, ogni anno in Italia, vengono buttati via e non sono più recuperabili per uso alimentare 12,3 miliardi di euro di cibo consumabile (6,9 dai consumatori) pari a 5,5 milioni di tonnellate. Già oggi quasi un miliardo di euro di cibo viene recuperato e, per il futuro, l’obiettivo è portare sulla tavola dei poveri altri 6 miliardi di euro di cibo.
A promuovere il convegno di presentazione del volume, assieme alla stessa Fondazione per la Sussidiarietà, è stato il Banco Alimentare della Toscana, che nel 2012 ha assistito oltre 100 mila persone distribuendo 3.131 tonnellate di generi alimentari e che per quest’anno prevede di dover far fronte a un aumento di bisognosi stimabile attorno al 15-20 per cento. Un dramma che si accompagna a quello che si verificherà dal 1° gennaio 2014 con la decadenza della legge Pead (Programma Europeo di Aiuti Alimentari agli Indigenti) che, dal 1987, ha assicurato ogni anno per tutti i Paesi dell’Ue generi primari alle associazioni di volontariato, corrispondenti ad un valore annuo complessivo di 580 milioni di euro, consentendo – come ha spiegato nel suo intervento il presidente della Fondazione Banco Alimentare onlus, Andrea Giussani – “di destinare le eccedenze agricole agli indigenti dei Paesi dell’Unione Europea”.
“Si tratta – ha continuato Giussani – di tonnellate di generi primari (come olio, pasta, riso, latte), che associazioni come la nostra distribuiscono quotidianamente a oltre 1.800.000 poveri in tutta Italia e che costituiscono una grossa parte del totale di generi alimentari che abbiamo a disposizione. Con la cessazione di questa legge, dal primo gennaio 2014 e solo in Toscana, tanto per fare un esempio, ci troveremo improvvisamente privi del 50% degli alimenti da distribuire con un drammatico aggravarsi del disagio sociale. Questo problema si riversa a cascata sulle strutture caritative da noi assistite quali Caritas, Croce Rossa e Comunità di Sant’Egidio”.
In alternativa, la Commissione europea ha proposto di riservare 2,5 miliardi di euro del bilancio totale dell’UE per continuare a finanziare l’assistenza europea agli indigenti, ma, ha precisato il presidente, “questo contributo è da dividere nei 28 Stati membri e per una generica ‘lotta alle povertà’, dunque non rivolta espressamente all’ emergenza alimentare”. Da qui l’urgenza di fare concreti passi avanti nel recupero delle eccedenze a livello nazionale e l’appello in questo senso anche al nuovo governo, perché “lottare contro lo spreco alimentare è una responsabilità di tutti e una questione di responsabilità sociale’’.
L’iniziativa di giovedì 2 maggio, realizzata con il contributo dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze (che da anni sostiene l’esperienza del Banco in tutto il territorio regionale), il Patrocinio di Confindustria Firenze e coordinata dal presidente del Banco Alimentare della Toscana Leonardo Carrai, ha visto inoltre la partecipazione del presidente dell’Ente Cassa di Risparmio Giampiero Maracchi, del presidente Cesvot Toscana Patrizio PetrucciGiovanni Belli e dell’amministratore delegato di Sammontana Leonardo Bagnoli.
Per Perego, il dato fondamentale che emerge dalla ricerca è “che quasi il 50% delle eccedenze generate nella filiera agroalimentare è recuperabile per l’alimentazione umana con relativa facilità, se lo si vuole realmente fare: certo, occorre un gioco di squadra in cui le aziende della filiera – cooperative di agricoltori, produttori, grande distribuzione, catene di ristoratori – collaborano con intermediari qualificati in un contesto normativo che tenda a garantire la qualità senza però creare inutile burocrazia”.