Toscana

Banco Alimentare, 10 anni d’impegno contro la fame

di Marco Lapi«Eravamo quattro amici al bar che volevano cambiare il mondo, destinati a qualche cosa in più che a una donna ed un impiego in banca…». Dieci anni fa la realtà da cui sarebbe sorto il Banco Alimentare della Toscana somigliava un po’ a quella descritta nella canzone di Gino Paoli, anche se al posto del bar c’era la parrocchia fiorentina di San Michele a San Salvi e più che l’idea di cambiare il mondo c’era semplicemente quella di aiutare i poveri del quartiere a mettere qualcosa in tavola per il pranzo e per la cena.

Tutto era nato l’anno precedente dall’incontro con Marco Lucchini, già allora direttore nazionale del Banco Alimentare, ma la prospettiva era appunto quella di un piccolo «Banco di solidarietà» parrocchiale con un sottoscala come magazzino. Poco dopo, però, accadde un fatto imprevedibile: i Lions di Castelfiorentino telefonarono a uno di quei quattro amici dicendogli che avevano vinto un premio di cinque milioni. «Ci dev’essere un errore», fu la risposta. Nessun errore: i Lions volevano premiare l’esperienza del Banco Alimentare, che li aveva particolarmente colpiti, e chiesero lumi a Milano sui referenti in Toscana. Lucchini indicò i quattro amici poi respinse con decisione il loro tentativo di girare l’assegno alla sede nazionale. Così quei cinque milioni divennero una sorta di obbligo morale a pensare e operare più in grande.

Oggi il Banco della Toscana conta su circa 45 volontari ed è convenzionato con oltre 400 enti assistenziali e caritativi tramite i quali riesce a raggiungere più di 50 mila poveri, praticamente una città come Siena. Ogni anno il tradizionale appuntamento della Colletta Alimentare di fine novembre fa registrare un nuovo record. Cifre non fredde ma «bollenti», come ha sottolineato con una battuta il vescovo ausiliare di Firenze, mons. Claudio Maniago, nel corso dell’incontro «La carità tiene Banco», organizzato per lunedì 22 maggio nel capoluogo toscano, presso l’auditorium della Comunità Giovanile San Michele, allo scopo di celebrare pubblicamente il decennale.

Con mons. Maniago c’erano il presidente nazionale della Fondazione Banco Alimentare, don Mauro Inzoli, l’assessore regionale alle Politiche sociali Gianni Salvatori e il presidente regionale del Banco Natale Bazzanti, quello dei quattro amici di allora che rispose, meravigliato, alla telefonata dei Lions. E proprio Bazzanti ha ricordato le vicende degli inizi e le tappe successive, dagli anni dello «storico» magazzino di via Corelli messo a disposizione dalla Madonnina del Grappa fino al trasferimento nell’attuale grande sede di via Caponnetto a Calenzano, all’apertura di un secondo punto di distribuzione a Livorno e all’assunzione di una dipendente, l’unica in «un’esperienza di gratuità totale». Gratuità testimoniata – all’inizio dell’incontro coordinato dal nostro vicedirettore Andrea Fagioli – anche da Marcella Antonini dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, che assieme ad altre fondazioni bancarie e benefattori diversi contribuisce in misura determinante alla copertura di un bilancio che ormai raggiunge i 150 mila euro all’anno.

L’attenzione delle istituzioni è stata invece testimoniata dall’assessore Gianni Salvadori, che ha ringraziato il Banco per la sua opera di «vera, autentica sussidiarietà» di fronte all’evidente aumento del disagio sociale che coinvolge in modo particolare famiglie di anziani che non ce la fanno più ad arrivare alla fine del mese, come ha indirettamente confermato, nel suo saluto, anche il presidente del Cesvot Luciano Franchi.

Ma gli stessi anziani, come hanno testimoniato sia mons. Maniago che don Inzoli, sono spesso i primi a darsi da fare, pur nei limiti delle proprie possibilità, per sostenere l’opera del Banco: dalla coppia incontrata dal vescovo ausiliare durante una visita pastorale – con il marito novantaquattrenne che, appreso dalla tv dell’imminente Colletta, raccomandava a gran voce alla sua Gina, lei «solo» novantenne, di farsi portare a fare la spesa della solidarietà – a Matilde, ottantottenne di Rapallo che, dopo aver mandato tutti i mesi 10 euro al Banco, si rammaricava con don Mauro di non poterlo più fare a causa di una sopravvenuta infermità che l’aveva costretta a spese ben maggiori, augurandosi però che qualcuno potesse provvedere al suo posto.

Altre testimonianze sono venute da Elida Cecchi, della Caritas parrocchiale di Spianate, nel comune di Altopascio, e da Annalisa Facchetti, della Mariapoli di Loppiano, che hanno sottolineato, al di là dello scopo primario del Banco, la sua grande capacità di favorire e generare rapporti di amicizia, sia con gli incaricati degli enti convenzionati sia con tutti coloro che a novembre si mobilitano per la Colletta. Una rete ormai vastissima, inimmaginabile dieci anni fa. Ma, come ha ricordato alla fine don Mauro Inzoli citando Santa Caterina da Siena, «Iddio le cose le vuole grandi: non per dimensione, ma per lo scopo, e lo scopo è il valore infinito della persona».

Proprio per grazia di Dio, quegli amici di dieci anni fa non hanno certo fatto la fine dei quattro cantati da Paoli. E almeno un po’, anche senza volerlo, hanno cominciato a cambiare il mondo.

E nel futuro anche i carceratiUn progetto per il recupero dei surgelati grazie a un finanziamento della Regione Toscana, l’ampliamento del magazzino di Calenzano fin dal prossimo ottobre per accogliere i generi alimentari provenienti dalla grande distribuzione, dall’Agea e dall’annuale Colletta, l’appello lanciato proprio nell’incontro di lunedì 22 dall’assessore Salvadori per un’attenzione particolare alle problematiche della popolazione carceraria: queste le nuove «sfide» che il Banco Alimentare della Toscana si appresta a vivere nel prossimo futuro.

Il sito del Banco Alimentare