Caritas
Bambino migrante, l’esperienza della Caritas Firenze al convegno di Siracusa
Creature senza voce – Bambini migranti nel canale di Siciliaè il titolo della terza edizione del congresso “Narrazione Circolare – Racconto di una pediatria differente”. Il tema centrale del Convegno sarà il bambino migrante, al quale verrà dedicata l’intera giornata di sabato 18 maggio. La migrazione dei bambini in Sicilia rappresenta un tema estremamente delicato, perché coinvolge centinaia di ragazzi e ragazze che, spesso senza la supervisione di adulti, intraprendono un pericoloso viaggio attraverso il Mediterraneo.
Per questo, Young Caritas Firenze ha accolto con entusiasmo l’invito al Congresso, rendendosi portavoce dei ragazzi e delle ragazze che operano nelle Caritas o sono attivi nelle Young Caritas italiane e realizzando una serie di contributi importanti. Tra questi, un ruolo fondamentale lo gioca l’opuscolo dal titolo “Bambino migrante, bambino che accoglie: le impronte dell’umanità in movimento” , scritto in italiano e tradotto in inglese, spagnolo, francese, arabo e albanese e composto da cinque capitoli: la prefazione a cura di Francesco De Luca, cardiologo pediatra e ideatore di “Narrazione Circolare – Racconto di una pediatria differente”; l’introduzione di Luca Orsoni, coordinatore dei servizi Caritas Firenze e responsabile dell’area Young Caritas Firenze; “L’albero e l’impronta”, un contributo realizzato da Francesco Bacci, di Young Caritas Firenze; un capitolo, che analizza i dati raccolti dalle 220 risposte a un questionario fatto compilare ai ragazzi dai 18 ai 30 anni che operano a vario titolo nelle Caritas italiane, realizzato nella prima parte da Margherita Fiochi Romagnoli, responsabile dell’Osservatorio delle Povertà e delle Risorse Caritas Firenze, e nella seconda dai ragazzi e dalle ragazze di Young Caritas Firenze; la testimonianza di Klea Cepa, attiva in Young Caritas Firenze, che racconta il suo passato migratorio; la testimonianza di Morgan Rosano, di Caritas Siracusa, già Casco Bianco e ora Corpo Civile di Pace in Bosnia ed Erzegovina, che racconta la sua esperienza a contatto con i migranti; le conclusioni di Santina Morciano, operatrice di Caritas Firenze. La copertina dell’opuscolo è stata realizzata da Ebrima Danso, giovane pittore migrante gambiano. All’interno del fascicolo sono presenti dei disegni realizzati solo con l’impronta delle loro dita dai bambini e dalle bambine ospiti a Casa Santa Matilde, struttura della Fondazione Solidarietà Caritas ETS di Firenze. Si tratta sia di bambini in dimissione protetta presso l’Ospedale Pediatrico Meyer, sia di bambini palestinesi che non hanno ancora una sistemazione sul territorio e hanno necessità di cura.
«Come ufficio pastorale della Caritas diocesana fiorentina, siamo ben contenti e lieti di essere stati invitati a partecipare al Convegno ” Narrazione Circolare – racconto di una pediatria differente” – afferma Riccardo Bonechi, direttore di Caritas diocesana Firenze –. Nella giornata di studio, i giovani di Young Caritas daranno una loro precisa e particolare testimonianza maturata, vissuta e sperimentata insieme ai ragazzi accolti nella struttura di Casa Matilde, ragazzi provenienti dalla guerra in Israele e reduci da interventi clinici presso l’Ospedale Meyer. Il lavoro e i disegni realizzati sono frutto di un’attenta collaborazione con il personale e i volontari della struttura, che hanno portato ad un’integrazione tra mondo dell’accoglienza, della scienza e della medicina, che trovano sempre più spazi vicini ricchi di sinergie e che possono trovare anche in Caritas un soggetto pro-attivo e ricco di idee nuove».
«Il tema del bambino migrante è molto importante sotto molteplici aspetti: sicuramente le immagini, anche tragiche, che in questi ultimi tempi hanno accompagnato il fenomeno delle migrazioni, ci hanno fatto riflettere sul tema dell’accoglienza, poiché occorre evitare che tali bisogni ricevano risposte solo di tipo emergenziale, facendo in modo che rappresentino la prima tappa verso l’integrazione – dice Luca Orsoni, coordinatore dei servizi Caritas, responsabile Young Caritas Firenze –. Tanti temi, tante problematiche che se non troveranno risposta potranno minare la già complessa coesione sociale che vede oggi un sistema “radicato” che “produce” stranieri e non un sistema moderno che “produce” persone, donne e uomini abitanti del mondo. È con questo spirito che i giovani di Young Caritas Firenze si sono messi all’opera dopo l’invito al Convegno, accettando la sfida di guardare e andare oltre, facendosi promotori di una serie di attività finalizzate a conoscere l’altro, a condividere idee, esperienze e buone pratiche».
«“Bambino migrante, bambino che accoglie: le impronte dell’umanità in movimento” è il titolo dato all’opuscolo che insieme ai giovani di Young Caritas abbiamo realizzato – dice Santina Morciano, operatrice di Caritas Firenze –. Ma chi è questo bambino? Qual è il suo volto? Qual è la sua storia? Il bambino – migrante – non è una fotografia che rimane immobile e immutabile bensì un fotogramma di un processo più ampio. Solo quando riusciremo a vederlo come storia in continuo sviluppo anziché come persona relegata a una categoria, forse potremmo comprendere che la spettacolarizzazione della sua sofferenza e l’esibizione delle brutalità di cui spesso è vittima, vanno discusse oltre ogni tentativo di compassione. Significativo a tal proposito, è il fatto che papa Francesco abbia indetto quest’anno la prima Giornata Mondiale dei Bambini. Nel suo messaggio, Sua Santità ha invitato “a diventare agili come bambini nel cogliere le novità suscitate dallo Spirito in noi e intorno a noi. Possiamo sognare un’umanità nuova e impegnarci per una società più fraterna e attenta alla nostra casa comune”». «Insieme ai giovani di Young Caritas abbiamo pensato di presentare al Congresso un’installazione: un albero in legno sul quale ogni partecipante potrà apporre la sua impronta con i colori che solitamente sono presenti nei reparti pediatrici – spiega Francesco Bacci di Young Caritas Firenze –. Gli alberi, da sempre, si intrecciano con la vita e la storia dell’uomo, sono un simbolo che possiamo trovare in tutte le culture, grazie ai loro semi abitano tutto il mondo, abbattendo qualsiasi tipo di confine. L’estensione della chioma è proporzionale a quella delle radici, come il valore delle nostre azioni è proporzionale alle idee che le supportano. Le radici che affondano nella terra, traggono nutrimento dalle nostre origini, fortificando il nostro presente, irradiando linfa vitale a tutta la pianta. Il fusto che unisce le radici alla chioma è simbolo della nostra identità, dell’ambiente che ci forma e ci permette di dar vita ai frutti rappresentati dalle nostre impronte. Le impronte delle mani, utilizzate fin dai tempi antichi come forma di espressione umana e identificazione personale, sono oggi considerate dati biometrici utili per la gestione dei flussi migratori e delle richieste d’asilo nell’Unione Europea. Le impronte portano con sé la storia di chi le lascia, lasciando un segno tangibile del passaggio umano. Quale traccia vogliamo lasciare del nostro passaggio? La traccia del nostro consumo? Delle nostre azioni? Dei nostri pensieri?»