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Bambini: Unicef, il 2024 uno dei peggiori anni per chi vive in aree di guerra
Oltre 473 milioni di bambini, ovvero più di 1 su 6 a livello globale, vivono in aree colpite da conflitto, mentre alla fine del 2023 erano 47,2 milioni sfollati a causa di conflitti e violenze, un numero che rappresenta il 30% della popolazione globale e, in media, circa il 40% delle popolazioni rifugiate e il 49% degli sfollati interni
L’Unicef denuncia come il 2024 sia stato per i bambini che vivono in aree colpite da conflitto, uno dei peggiori anni dall’esistenza del fondo delle Nazioni unite, sia in termini di numero di bambini colpiti che di impatto sulle loro vite. Oltre 473 milioni di bambini, ovvero più di 1 su 6 a livello globale, vivono in aree colpite da conflitto, mentre alla fine del 2023 erano 47,2 milioni di bambini sfollati a causa di conflitti e violenze, un numero che rappresenta il 30% della popolazione globale e, in media, circa il 40% delle popolazioni rifugiate e il 49% degli sfollati interni. Oltre 52 milioni di bambini nei Paesi colpiti da conflitto si stima non frequentino le scuole e circa il 40% dei bambini non vaccinati o sotto vaccinati vive in Paesi che sono parzialmente o interamente colpiti da conflitto. Inoltre il 2024 è l’anno più letale per il personale umanitario, infatti risultano morti 281 operatori umanitari in tutto il mondo. “Un bambino che cresce in una zona di conflitto ha molte più probabilità di non andare a scuola, di essere malnutrito o di essere costretto a lasciare la propria casa, troppo spesso ripetutamente, rispetto a un bambino che vive in luoghi di pace. Questa non deve essere la nuova normalità. Non possiamo permettere che una generazione di bambini diventi un danno collaterale alle guerre incontrollate del mondo”.
Queste le parole di Catherine Russell, direttrice generale dell’Unicef, che ha pubblicato gli ultimi dati disponibili, secondo cui nel 2023 sono stati 32.990 il numero di gravi violazioni contro bambini, il numero più alto dall’inizio del monitoraggio richiesto dal Consiglio di sicurezza, con migliaia di bambini uccisi e feriti a Gaza e in Ucraina. La situazione per le donne e le ragazze è particolarmente preoccupante, con notizie diffuse di stupro e violenza sessuale in contesti di conflitto. Ad Haiti, finora quest’anno, c’è stato un incremento del 1.000% degli episodi di violenza sessuale contro i bambini. In situazioni di conflitto armato, anche i bambini con disabilità tendono a essere esposti in modo sproporzionato alla violenza e alle violazioni dei diritti. Anche l’istruzione è stata gravemente interrotta nelle zone di conflitto. Si stima che più di 52 milioni di bambini nei Paesi colpiti da conflitto, non frequentino le scuole. I bambini nella Striscia di Gaza, e una significativa parte dei bambini in Sudan, hanno perso più di un anno di scuola, mentre in Paesi come Ucraina, Repubblica Democratica del Congo e Siria le scuole sono state danneggiate, distrutti o utilizzate per altri scopi, lasciando milioni di bambini senza accesso all’apprendimento.
Anche la malnutrizione tra i bambini nelle zone di conflitto è aumentata a livelli allarmanti. In Sudan, ad esempio, sono state accertate condizioni di carestia nel Nord Darfur, la prima dal 2017. Nel 2024, si stima che più di mezzo milione di persone in cinque Paesi colpiti da conflitti vivranno nella condizione di insicurezza alimentare più estrema. I conflitti stanno avendo effetti devastanti sull’accesso dei bambini ad assistenza sanitaria di base, infatti circa il 40% non è vaccinata o sotto vaccinata, rendendoli più vulnerabili a epidemie di malattie come morbillo e polio. L’esposizione a violenza, distruzione e perdita di persone care, espone i bambini anche a conseguenze sulla salute mentale profonde. L’Unicef chiede a tutte le parti in conflitto e a coloro che possono esercitare un’influenza di attuare azioni decisive per porre fine alla sofferenza dei bambini e garantire che i loro diritti siano rispettati e rispettare gli obblighi secondo il diritto internazionale umanitario.