Lettere in redazione
Bambini da salvare
I recenti fatti di cronaca riguardanti il ritrovamento di due neonati (uno, purtroppo, morto) hanno messo ancora una volta in rilievo la persistente ignoranza, da parte delle donne in difficoltà, sulle possibilità di poter partorire in ospedale nel più completo anonimato, nonché gratuitamente, salvando così la vita del nascituro. Tenuto conto che la normativa risale al 2000, mi sembra che fino ad oggi poco o niente sia stato fatto per sensibilizzare opportunamente il grosso pubblico.
Il ministro Prestigiacomo ha assicurato che si farà promotrice di un’iniziativa per informare tutte le donne del dispositivo di legge (e finora cosa si è fatto?); il prof. Passaleva ha parlato del progetto regionale «Mamma segreta»; qualcuno ha invitato il Ministro della sanità ad aprire degli sportelli di quartiere (?); psicologi e addetti ai lavori hanno dibattuto e sollecitato.
Tutto bello e lodevole, anche se molto a livello di ipotesi. Tuttavia ritengo, al di là di colpevoli ritardi da parte degli Enti proposti, che sia una questione di metodo. È vero che potrebbe essere molto utile la tv, però a condizione che l’argomento venisse trattato con una continua campagna a livello nazionale, sia sulle reti pubbliche che su quelle private, a cura dello Stato e delle Regioni.
Ma sono dell’idea che soprattutto dovrebbe essere cercato ed instaurato un contatto diretto, a livello personale da parte delle varie associazioni che si occupano di vita, minori, donne e bambini con quelle donne italiane ed immigrate, queste ultime spesso senza permesso di soggiorno e quindi più avulse dal contesto sociale, che molto difficilmente potrebbero essere sensibilizzate attraverso i normali mezzi di comunicazione. Certamente non è un lavoro facile, ma se ciascuna associazione cercasse di fare un piccolo sforzo in questa direzione, qualche risultato si potrebbe forse ottenere.