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Badia Tedalda e Sestino, fari di scuole di montagna.

C’ è un sentire profondo, un lavoro che viene da anni di riflessioni e di confronti sulle «piccole scuole di montagna». Sestino e Badia Tedalda sono state tra le avanguardie per gli istituti comprensivi e ormai otto anni fa partì anche il concorso nazionale «Premio scuola di qualità» riservato agli istituti, appunto, comprensivi. Quest’anno il premio si celebra a Badia Tedalda il 29 e il 30 maggio. Ma intanto le esperienze si allargano e si moltiplicano. Dopo il manifesto per le piccole scuole, «Le 10 tesi di Sestino, quaderno a cura dell’ispettore Cerini; dopo «Giovani eccellenze magnifiche virtù. Gli istituti comprensivi al Premio scuola di qualità», pubblicato dal Comune di Sestino, nel 2009 arriva il nuovo documento «Le sette tesi di Sestino». È il frutto di un convegno tenutosi il 21 febbraio di quell’anno, «Ripensare l’Appennino. Scuola e dintorni», alla presenza di molte autorità e molti esperti, sotto la presidenza di Pasquale D’Avolio, vicepresidente nazionale dell’Andis. E il documento viene portato alla conferenza delle Regioni sulla scuola. Da tale documento, si può dire, è partito il convegno tenuto a San Leo nel Montefeltro, il 7 maggio, dedicato alle piccole scuole nel giorno della «Piccola Grande Italia». L’istituto sestinate «Voluseno» era rappresentato dal dirigente scolastico Giuseppe Lamberti ed erano presenti anche organizzatori «storici» degli incontri di Sestino. «I conti… non devono tornare» era una delle sette tesi: e cioè la scuola per le realtà montane è l’anima della comunità, ha certamente costi alti, non investe su merce deperibile ma sull’uomo. L’unica risorsa che può mantenere viva la montagna. La sua esistenza o meno non può dipendere da una concezione ragionieristica di spesa. «Non siamo a difendere l’esistente – hanno scritto i genitori del Montefeltro costituendo l’Age – lavoriamo per una “scuola di qualità”, per rimarcare che essa non è dei presidi, degli insegnanti, della politica: è delle famiglie e, soprattutto, dei giovani». Posizioni forti ma perché motivate. Costruire reti di scuole per costruire proposte organizzative; realizzare «patti educativi territoriali», perché anche il mondo della scuola, così come il mondo dell’industria o delle attività produttive «materiali», abbia il suo «sistema condiviso e rappresentativo» nella stagione delle autonomie.Un altro punto fondamentale, dunque, il convegno di San Leo, punto di eccellenza delle giornate della «Piccola Grande Italia» organizzate in una nuova terra, quella delle Marche passate alla Romagna: e che attende con interesse il prossimo appuntamento di Badia Tedalda.