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Badia Agnano ritrova la chiesa romanica della sua abbazia

Due importanti appuntamenti sono in programma inaugurare i restauri della chiesa romanica dell’abbazia di Santa Maria. Sabato 18 novembre alle ore 17 è in programma la S.Messa della riapertura che verrà celebrata dal Vescovo, monsignor Gualtiero Bassetti. Domenica 19, invece,alle ore 15.30, è in programma la conferenza di don Antonio Bacci sulla chiesa romanica dei Santi Tiburzio e Susanna e la S.Messa alle ore 17 celebrata dal Vicario Generale, monsignor Giovacchino Dallara.Finalmente la Valdambra rivela i suoi tesori più antichi, grazie alla volontà di chi la ama e degli studiosi che sanno ripercorrere la storia e leggere le pietre. Etruschi, Romani, Longobardi sono tra coloro che ne hanno percorso le strade per giungere intorno all’anno Mille alla nascita della Badia di Agnano «sorta su una modesta collinetta nella sponda sinistra della Trove», come leggiamo con interesse nel volume «La Valdambra – Note di topografia dall’età arcaica al medioevo». Ci siamo rivolti al parroco don Agostino Valeri al quale fu affidata questa comunità nel 1963 che finalmente dopo quasi due anni di lavori potrà vedere l’antica chiesa ricuperare quel «braccio» che è rimasto intrappolato dagli eventi storici. Il recupero è stato possibile grazie ai contributi della Cei, della Soprintendenza e della comunità. «Questa abbazia è una delle più antiche della Toscana – spiega don Agostino – i documenti dimostrano che che fu fondata cento anni prima del Mille dai signori di Castel’Alberti e dalle famiglie degli Ubertini che in seguito la donarono ai benedettini di Montecassino, sotto l’abate Tenzone». Fino al tredicesimo secolo l’abbazia visse un periodo florido, estendendo le proprietà terriere nella zona e ricevendo dai Vescovi di Arezzo la donazione della chiesa di San Biagio e di Santa Maria in Gradi, situate ad Arezzo, e i relativi benefici. Anche l’amministrazione di Santa Maria delle Vertighe, di Sant’Angelo, di Sant’Agata del piviere di Monte San Savino, vennero affidate all’abate di Badia Agnano perché nominasse un rettore. Poi Pergine, Pieve a Presciano, Lucignano, Civitella, San Pancrazio fecero parte dei possedimenti. «Con il consenso di Papa Pasquale II – afferma don Agostino – nel 1114, la Badia di Agnano fu affidata dall’abate Rinaldo all’Eremo di Camaldoli. Così l’abito mutò dal nero al bianco. Ma correvano anni densi di lotta tra Firenze, Siena, Arezzo, tra Guelfi e Ghibellini. E la regola era distruggere sin che non rimanesse pietra su pietra. I tempi cambiarono e agli abati non restava che una via d’uscita: passare tutto sotto la Repubblica fiorentina per ricevere protezione. Era il 16 gennaio 1349. Dopo alterne vicende, nel 1479 le truppe papali si scontrarono con i fiorentini e vennero distrutti i numerosi castelli della Valdambra: si salvò solo Rapale. Nel 1562 venne ucciso durante la S.Messa l’abate Carleno e la decadenza conobbe il culmine». L’ultimo abate comandatario fu San Carlo Borromeo. «La “commenda” – dice don Agostino – era l’assegnazione provvisoria dei benefici e dei beni dell’abbazia ad altri dignitari ecclesiastici. Il 15 ottobre del 1652 fu soppressa la Badia di Agnano e i beni vennero gestiti dall’abate di Santa Maria in Gradi, ma con la soppressione dei beni ecclesiastici, prima con Pietro Leopoldo, poi con le leggi napoleoniche, ogni cosa fu alienata». Nel 1811 la chiesa della Badia diviene la parrocchia dei Santi Tiburzio e Susanna. C’è anche una tesi di laurea che Annalisa Bonechi dedicò alla Badia di Santa Maria.Gaby Oppi Ferretti