Firenze

«Baby gang» a Firenze: le riflessioni del parroco

Prima ha tentato il dialogo con i ragazzi, poi ha contattato i genitori, quindi ha avvisato i Carabinieri. Alla fine don Vittorio Menestrina, parroco di San Piero in Palco, nel quartiere fiorentino di Gavinana, ha giocato l’ultima carta: un appello lanciato attraverso i giornali. Il problema va avanti da tempo, tanto che alcuni mesi fa il Consiglio Pastorale deliberò di chiudere con una cancellata in ferro il porticato della chiesa, dove i giovani si rifugiavano durante la notte. Negli ultimi tempi però ci sono stati nuovi episodi: calci e sgambetti ad alcune signore che uscivano dalla chiesa, una lite con una persona che aveva chiesto un po’ di silenzio mentre si celebrava una Messa per i defunti. Ma l’episodio più eclatante è stato quando alcune signore, uscendo da una celebrazione nella cappellina, hanno trovato un ragazzo e una ragazza che si erano appartati nelle ultime panche della chiesa. A don Vittorio Menestrina abbiamo chiesto una riflessioni su questi fatti.

di Vittorio Menestrina

Disagio è la parola che meglio riassume una situazione sociale che riguarda i giovani, la famiglia e i rapporti intergenerazionali.

Disagio da parte di chi – osservatore – si trova di fronte ad una situazione che spesso fa «cascare le braccia»… Disagio di chi – osservato -, forse in ricerca, non trova un posto in un mondo in cui si sente estraneo, impaurito, diffidente… Disagio è la parola che in sintesi racconta una situazione del mondo giovanile o – più in generale – del nostro mondo che è balzata sulle cronache di tutti i giornali negli ultimi giorni in riferimento ad alcuni recenti atti di bullismo e vandalismo.

Nascono evidentemente delle riflessioni favorite anche da alcuni recenti colloqui avuti con alcuni membri della nostra comunità parrocchiale e si sviluppano insieme alla consapevolezza che, come cristiani, mai e poi mai dovremo «gettare la spugna».

È evidente a tutti la situazione di disintegrazione sociale di un tessuto che – prima fondato sulla famiglia – oggi manca di questo punto di riferimento. È pure sotto gli occhi di tutti una situazione per cui, le nuove generazioni cercano di svincolarsi da quel punto di riferimento scaduto e -allo stesso tempo – desiderebbero averlo o averne degli altri alternativi.

È sempre più reale il fatto che si è creduto di poter sostituire ad un tessuto fatto di relazioni profonde ed umane un altro tessuto, un materiale sintetico fatto di apparente «opulenza» che «non fa mancare nulla» (ma sarà poi vero?) e che al primo lavaggio si stinge e si logora.

Qui si colloca la Chiesa e non parlo della parrocchia di S. Piero in Palco, né del quartiere di Gavinana perché questi sarebbero orizzonti sempre molto ristretti e riduttivi che -estrapolando dal contesto la realtà – ne farebbero solo un soprammobile stantio e inutilizzabile.

La situazione di cui stiamo parlando riguarda le famiglie e i giovani di Via Reims, come di «piazza Elia», quelli di Badia come quelli di Ricorboli, quelli di Firenze Sud  come quelli di Firenze Nord,… È una situazione regolata da meccanismi che sono stati avviati alcuni decenni fa e che ora stanno portando i loro frutti…

Non parlo solo della zona in cui abito perché non vogliamo demonizzare un luogo particolare che è né più né meno come tanti altri né si può trasformare un gruppetto particolare di ragazzi in un gruppo di «poco di buono» e basta. Nella carità dobbiamo crescere scoprendo il buono che c’è in ognuno di noi e lavorando insieme per un futuro nostro, dei nostri giovani e di noi con loro!

Di fronte alle insorgenze del fenomeno che portano tanti nomi diversi («separazioni e divorzi in crescita» ma anche «parcheggio di bambini e di anziani ora qui, ora là», «scelte vocazionali al matrimonio e alla vita consacrata ridotte al lumicino» ma anche «volontariato in crisi», «usa e getta delle cose come anche della fidanzata/o, della propria vita e/o dei propri sentimenti», «scarsa consapevolezza dei confini dell’educazione, della proprietà propria e altrui, del bene e del male», «vandalismi e scherzi oltre il limite (ma quale?)»…) di fronte a tutto questo e a tanto altro, come Chiesa, germoglio del Regno di Dio sulla terra: dobbiamo essere istanza provocatrice di senso, soprattutto luminosa; testimonianza del bene che ancora può esistere; vissuto di carità e di pietas cristiana che possa ancora coniugare verbi come «incontrare», «accogliere» … pur sempre senza rinunciare ad offrire messaggi chiari e lucidi e non «sciacquature di panni sporchi».

È in questo senso che – come guida di una comunità – mi sento in dovere di richiamare tutti a non dare semplicemente dei giudizi che rimangono solo parole e che spesso sembrano riferiti a «cose che non ci riguardano» ma a considerare che le azioni, le scelte e le iniziative  devono avere alcuni punti di riferimento ed è su quelli che da anni ci muoviamo seguendo le indicazioni del Magistero e del Vangelo:1) Scoperta in tutti i sensi del valore della famiglia come principale istanza educatrice che la parrocchia non può e non deve sostituire.2) Scoperta di un rapporto più possibile personale con i singoli che li porti a crescere, maturare e fare delle scelte di vita e di senso dando valore alla persona per sé stessa.3) Organizzazione di una rete di relazioni che tenga conto sia dei rapporti intergenerazionali sia di quelli – anche più importanti ed efficaci – intragenerazionali per cui non esistono solo le testimonianze «luminose» od «oscure» date dai «grandi» ai «piccoli» ma anche quelle dei «grandi» sui «grandi» e dei «piccoli» sui «piccoli»! (e speriamo che siano sempre le più luminose possibile).4) Restituzione di valore alle cose e sviluppo sempre in tutti di un senso di rispetto per la vita propria ed altrui. In questo senso si collocano scelte fatte negli anni passati nella nostra comunità quali:a) una catechesi che nei metodi valorizzi sempre di più lo spazio e i tempi della famiglia.b) il coinvolgimento dei ragazzi che hanno ricevuto la Cresima in scelte di vita come quella di fare gli educatori ai campiscuola, i catechisti, gli animatori dell’oratorio, i collaboratori per le cene (dodici di loro hanno sviluppato in questi ultimi due anni un percorso che, si spera, porterà i suoi frutti!)c) l’incontro della «benedizione pasquale» voluto come incontro con persone vive e non come semplice aspersione di fredde pietre spesso disabitate e senz’anima e come una scelta (la cosiddetta prenotazione) che ne riconosca il valore  di «esperienza».d) La realizzazione di iniziative che nell’ambito dell’animazione (teatro, cinema, gite, cene sociali, pellegrinaggi, feste, campiscuola, …) cercano di far incontrare più persone possibile in una «famiglia di famiglie» creando motivi di criticità e di dibattito costruttivo.e) Momenti di preghiera e di spirituale riflessione (ritiri, conferenze, …) che indichino in maniera precisa cosa ci chiede il Vangelo e facciano riferimento a Cristo per scoprire cosa ci chiede ogni giorno per realizzare creativamente la Sua Presenza in mezzo a noi e farne «Viva Memoria» rendendo tutta la vita del cristiano una «Consacrazione».

Il cammino percorso indica una direzione ed un verso preciso in cui ci stiamo muovendo ma la méta è ancora lontana per cui saranno sempre accolte nuove proposte che non siano semplicemente chiacchiere o chiacchiericci: possano sempre coinvolgere di più e più persone, a partire dagli stessi che le propongono.