Italia

Azzardo: Consulta antiusura, nel 2013 spesi 84,7 miliardi. Principale causa di indebitamento

Il dato emerge dalla ricerca «Il gioco d’azzardo e le sue conseguenze sulla società italiana. Il peso del gioco illegale nelle province italiane», a cura del sociologo Maurizio Fiasco, presentata questa mattina a Roma nel corso dell’Assemblea annuale delle 28 Fondazioni antiusura associate alla Consulta nazionale, che attualmente seguono circa 8mila nuclei familiari. All’espansione del mercato del gioco d’azzardo legale corrisponde, in modo proporzionale, quella del gioco illegale (totonero, bische clandestine, scommesse illegali). In altri termini, evidenzia l’indagine, «i due mercati (legale versus illegale) non si separano e non entrano in concorrenza», ma si potenziano reciprocamente «attivando un circolo vizioso». Le province che assorbono nell’azzardo quote in termini percentuali più alte del reddito privato disponibile (e quindi il denaro delle famiglie) sono in prevalenza quelle delle regioni meridionali, con le eccezioni di Pavia e Rimini.

A Pavia il consumo di gioco d’azzardo è l’11,60% del Pil, a Teramo il 9,86. Caserta si attesta al terzo posto con l’8,97, Napoli al quarto con l’8,08. Secondo la ricerca, si tratta dell’offerta «commerciale» diffusa «più capillarmente nel Bel Paese». Passando per 161.252 differenti ‘sportelli’, dei quali 7.346 sono strutture specializzate e dedicate, milioni di cittadini entrano in contatto, nei luoghi e nei tempi della loro vita quotidiana, con almeno un’istallazione dell’alea ‘for profit’». Il record negativo dei «punti di accesso» (locali in cui l’attività principale è diversa dall’azzardo che si configura come business secondario) va alla Lombardia che ne conta 23.656, mentre sono 1.011 le strutture dedicate. Il primato di queste ultime va alla Campania (1.140) che però conta «solo» 16.989 punti di accesso. A dominare il mercato sono le slot machine con il 56% della spesa lorda registrata negli anni 2012 e 2013, pari a 49 miliardi e 700 milioni di euro transitati nei circa 420 mila esemplari di slot machine nel 2012, e a 47 miliardi e 607 milioni nel 2013. La polizia giudiziaria, informa ancora la ricerca, ha tuttavia accertato diversi casi di manomissione dei sistemi di registrazione e trasmissione all’ente di controllo dei dati delle somme effettivamente transitate nelle slot di prima e seconda generazione (Newslot e Vlt).

Il gioco d’azzardo impatta pesantemente sulla spesa per misure di welfare, sulla necessità di selezionare le scelte di investimento e di impiego delle risorse, sulle misure di sostegno alla domanda di beni e servizi, sulla politica fiscale e tributaria, sull’esposizione del sistema bancario «verso un meccanismo finanziario contiguo a una nuova, pericolosissima bolla speculativa, creata sui derivati dell’indebitamento della filiera dell’alea». Sono, in estrema sintesi, le conclusioni della ricerca «Il gioco d’azzardo e le sue conseguenze sulla società italiana. Il peso del gioco illegale nelle province italiane», curata dal sociologo Maurizio Fiasco e presentata questa mattina a Roma all’assemblea della Consulta nazionale antiusura. Questo il «bilancio virtuale» ricavato dall’indagine sulla politica economica: «domanda sottratta alla crescita economica (pari ad almeno 20 miliardi nel commercio e nei servizi destinati alla vendita; equivalente a 4 miliardi nei settori direttamente produttivi); potenziale di occupazione vanificato dalla spesa per giochi, valutabile in circa 90.000 addetti nel commercio e servizi e in circa 25.000 nell’industria. Dal connubio gioco d’azzardo – usura consegue inoltre «un serio aggravamento della questione criminale» e «una nuova crisi della capacità statuale» di «assicurare un livello minimo inderogabile di legalità e di sicurezza».