Azione cattolica
Azione Cattolica: Notarstefano, “non vogliamo rassegnarci alla guerra”
L'intervento del presidente dell’Azione cattolica italiana, Giuseppe Notarstefano, all'Assemblea nazionale
“La lettura dei segni dei tempi ci chiede un approfondimento dei fatti e dei dati storici, ma anche la fatica di capire come interpellano la nostra libertà, che di fronte ad essi è chiamata a un grado più intenso di responsabilità e di conoscenza, che passa attraverso un amore più autentico del bene e attraverso la sofferenza per ciò che lo contrasta e lo impedisce”. Così il il presidente dell’Azione cattolica italiana, Giuseppe Notarstefano, nel suo intervento alla XVIII Assemblea nazionale dell’Associazione, a Sacrofano. “Non vogliamo abituarci e rassegnarci alla guerra e alla violenza come unica forma di composizione dei conflitti. La pace deve ritornare ad essere un fondamentale obiettivo sociale delle democrazie contemporanee”. Ha aggiunto poi: “Diventa particolarmente importante il prossimo appuntamento elettorale europeo. Ci auguriamo che il dibattito elettorale possa concentrarsi sui grandi temi europei e possa incoraggiare la partecipazione di tutti gli aventi diritto, anche grazie alle iniziative prese dal parlamento per favorire il voto dei fuori sede”. “Siamo convinti – ha concluso Notarstefano – che la vita democratica deve essere promossa attraverso esperienze di partecipazione, come quelle che vengono dai mondi associativi e dalle tante esperienze sociali ed economiche di cui il nostro Paese è ricco, ma che chiedono spazi e tempi di tessitura e nuove architetture di rete perché le buone pratiche circolino”.
Un’associazione sinodale
“L’esperienza associativa che ereditiamo è quella di un’AC che vive pienamente coinvolta nel cammino della chiesa sinodale, missionaria e “povera per i poveri” immaginata da papa Francesco”. A dirlo è il presidente dell’Azione cattolica italiana, Giuseppe Notarstefano. “In questa esigente prospettiva ecclesiale l’Ac vive la sua profezia interpretando e orientando le proprie scelte costitutive per accogliere e accompagnare tutti ad immergersi in questo tempo, imparando a contemplare, a bene-dire, a donarsi con gratuità per trasformarlo dal di dentro. Un’Ac che si prepara a vivere il Giubileo per allenarsi ancora di più alla Speranza, di cui oggi il mondo ha un grande bisogno, sapendo che essa non può essere facile ottimismo ma segno di un amore concreto”. L’associazione dovrà continuare ad essere, secondo il presidente, “una realtà sociale e civica impegnata nella tessitura quotidiana di relazioni fraterne e di alleanze per il bene comune, impegnata nella elaborazione di prospettive culturali e nella costruzione di istituzioni sempre più inclusive, prossima alla vita delle persone, attenta ai linguaggi della contemporaneità”. Abbiamo, ha concluso, “ancora oggi l’opportunità di mostrare, alla nostra società italiana, una esperienza di chiesa sinodale e missionaria che desidera essere fermento di vita buona, seme di fraternità e di comunità, sale che fa gustare il buon sapore del Vangelo a tutti”.
“Celebriamo questa assemblea nazionale con la gratitudine per aver contemplato in questi anni una progressiva ed appassionata conversione della vita associativa, sempre meno ripiegata su se stessa e sempre più disponibile a farsi provocare dalle domande delle persone e dei territori” ha detto Notarstefano aprendo il suo discorso. Una strada “intrapresa grazie all’incoraggiante magistero di Papa Francesco, che ci ha chiesto di sostenere la conversione missionaria e sinodale di tutta la Chiesa italiana”. Nel triennio associativo appena concluso, ha aggiunto il presidente, “abbiamo contemplato il fiorire di numerose espressioni nel vivere l’esperienza associativa che, tutte insieme, parlano di una concreta e possibile esperienza cristiana nei diversi territori e nei differenti ambiti di vita”. Potremmo dire, insieme a Paolo, che “vorremmo sempre di più farci tutto in tutti, ma non certo per fare tutto tutti rischiando di consumarci in un attivismo tanto frenetico quanto vano. Vorremmo – ha concluso Notarstefano – invece riconoscere che evangelizzare è un invito ad andare verso tutti per contemplare l’azione dello Spirito che chiama ciascuno a partecipare e condividere un dono straordinario che diventa vita nuova possibile ed energia di conversione per il cammino per tutti”.