Vita Chiesa

Azione Cattolica, i toscani raccontano l’assemblea

di Elisabetta TollapiL’assemblea nazionale strordinaria di Azione Cattolica, si è conclusa, domenica scorsa, con l’approvazione dell’aggiornamento dello Statuto. Non toccando i primi 10 articoli (i principi fondamentali dell’Associazione fissati nel 1969, l’essenza stessa dell’Ac), l’Assemblea ha votato gli articoli 11-40 nella nuova formulazione, elaborata dal Consiglio nazionale dopo un percorso democratico che ha coinvolto per un anno le associazioni diocesane e le delegazioni regionali.

Unitarietà, diocesanità, popolarità sono state le parole chiave della nuova carta statutaria: un rinnovamento associativo che porterà a nuovi progetti formativi (già in fase di stesura) e coinvolgerà le 214 associazioni diocesane, ora chiamate a definire identità e organizzazione in atti normativi propri.

“Il rinnovamento dello Statuto vuole essere il nostro atto di amore alla Chiesa – ha commentato la presidente nazionale, Paola Bignardi -. In un contesto chiuso sul presente, in una Chiesa che spesso sente più fatica che slancio, noi ci rinnoviamo: vogliamo offrirle una realtà in cui è possibile sperimentare un re-inizio”. “Crediamo che il nostro sforzo – ha proseguito – sia un piccolo segno di fermento, in grado di contagiare le nostre comunità, con il suo coraggio e la sua voglia di novità: vogliamo far sperimentare alle nostre Chiese una nuova primavera”. Le parole conclusive sono state, inoltre, portatrici di un messaggio di impegno da parte delle associazioni locali e delle persone, un’esortazione che ha dato allo Statuto aggiornato il valore di una consegna: “Occorre andare oltre lo Statuto per vivere lo Statuto.”

Abbiamo chiesto ai delegati toscani come il rinnovamento del “riferimento giuridico” potrà e vorrà essere portato nelle parrocchie e nelle diocesi, e quali sono le speranze e le attese.

Enzo Cacioli, delegato regionale:La cosa più importante da fare adesso è costruire l’Ac, in parrocchia ed in diocesi, dando di lei l’unica vera immagine: quella dei giovani, ragazzi, adulti che vivono nelle proprie associazioni, ma soprattutto che vivono nel mondo, nella quotidianità. L’imperativo categorico è quindi radicare l’Ac, capillarmente, per superare il rischio – molto diffuso – di proporre un’associazione virtuale. Occorre adoperarsi tra la gente vera, in carne ed ossa. La speranza è un atteggiamento costante che va ogni giorno rinnovato. Non è una virtù che si alimenta solo con la “cura dell’involucro”, ma una virtù che cresce nel cuore e nei cuori dei laici adulti, liberi e fedeli creativamente al Signore, in questa Chiesa e in questa società.

Nicola Sangiacomo, presidente diocesano, Livorno: Lo Statuto non può avere ripercussioni immediate, è una “cartina” su cui orientare il cammino. Bisognarà saperlo leggere, affinchè arrivi a essere accolto e digerito, anche se ci vorranno anni, come, del resto, è stato per lo Statuto fin’ora vigente, quello del 69. È importante sottolineare però che il lavoro che ha preceduto la sua formulazione ha cercato di accogliere molti dei cambiamenti che di fatto erano già presenti nelle nostre associazioni.

Fabio Nicosia, presidente diocesano, Grosseto:Se ci si ferma allo Statuto, la vita concreta dell’associazione cambierà ben poco. L’aspetto veramente importante del rinnovamento è invece – e lo deve essere- il nuovo Progetto Formativo. In ogni caso, nel corso di questa assemblea, gli emendamenti sono stati spiegati, ed è stato chiarito come devono essere interpretati, contro la possibilità di una lettura superficiale. Inltre è stata data la possibilità di esprimere pareri ed opinioni favorevoli e contrari su ogni articolo, così la maggioranza dei delegati ha potuto scegliere consapevolmente. Almo Puntoni, presidente diocesano, Massa Carrara.Lo statuto è un impegno di cambiamento, ma il cambiamento vero dipende da ciascuno di noi, persone e associazioni. Alcuni lo inizieranno, altri invece lo hanno già cominciato, come la diocesi di Massa Carrara, per quanto riguarda la presenza nel territorio, tra la gente, nella socità civile.Le speranze rimangono tali, perché l’associazione nazionale ha ancora tanta strada proprio nella direzione della relazione con la società civile, uscendo così da un linguaggio troppo “clericale” e forse poco comprensibile. Silvia Maffei, presidente diocesano, Siena: Il rinnovamento affonda le radici sull’importanza di una nuova missionarietà, ricercata anche dalla Chiesa. Questo cammino dovrà però continuare, per capire i nuovi modi per incontrare il territorio, e l’Ac, per la sua propria essenza, può fare molto in questo senso.