Pisa

Avvento, torna la colletta per i poveri

di Andrea Bernardini

Una proposta di impegno per le comunità della diocesi. Domenica 17 dicembre, ultima di Avvento, la Caritas rilancia la «colletta per i poveri»: le offerte raccolte durante le celebrazioni eucaristiche potranno essere destinate ad alcune microrealizzazioni.

Terremoto PakistanLo scorso 8 ottobre un terremoto ha colpito la regione del Kashmir, specialmente nel versante pakistano, provocando la morte di oltre cinquantamila persone e radendo al suolo interi villaggi.Caritas italiana sta supportando, insieme alla rete di Caritas internationalis, la preziosa opera della Caritas pakistana e di quella indiana. Volontari per assistere e sostenere le centinaia di migliaia di persone che hanno perso la casa, specie quelle che abitavano nei paesi più remoti della regione; medici, infermieri e medicinali per curare i feriti: questo è ora in Pakistan l’impegno prioritario della Chiesa, attraverso la rete Caritas. Sono stati distrutti o resi inagibili 26 ospedali e la maggior parte dei seicento centri medici nell’area colpita dal terremoto.La Conferenza episcopale italiana ha inviato tre milioni di euro per interventi di prima urgenza nel territorio colpito dal terremoto. Una prima colletta promossa in diocesi ha «fruttato» 24mila euro, inviati alla Caritas nazionale. Il sostegno alle menseDopo la chiusura della mensa di Sant’Ermete, la città di Pisa dispone di tre mense Caritas, capaci di fornire novanta pasti al giorno per i poveri del territorio: la mensa di San Francesco, quella del Cottolengo e la mensa di Santa Marta (attualmente chiusa per lavori di restauro) Il servizio è attivo tutto l’anno: da settembre a giugno con l’offerta di un pasto caldo, nei mesi estivi con l’offerta di un «cestino». Da ormai quattro anni si aggiunge alle mense diurne anche la mensa serale della parrocchia di Santo Stefano extra moenia, aperta nel periodo invernale. «L’offerta di un pasto caldo – commentano gli operatori della Caritas – coglie un bisogno in continua evoluzione. In questi anni abbiamo osservato che alcune persone sono sempre le stesse: anziani soli, disabili psichici, senza casa, tutti provenienti dal nostro territorio; mentre un’altra parte varia con il mutare dei flussi migratori e con la presenza di persone senza fissa dimora».I volontari provengono dalle parrocchie della città e del circondario. Si tratta di semplici cittadini, anche non credenti, giovani e adulti, che trovano nella pluralità dei servizi della mensa (il servizio di cucina, la verifica degli accessi, la distribuzione dei pasti, la sistemazione degli spazi) quel gesto di solidarietà che contribuisce a «ricamare di significati» la loro vita quotidiana.Uno strumento di servizio è il «coordinamento delle mense», luogo nel quale ci si confronta sulle scelte concrete, si decidono insieme le linee di indirizzo ed i percorsi formativi. Ma le mense del territorio sono anche un buon osservatorio delle povertà e del loro mutare, segno concreto della carità della comunità ecclesiale. Quali sono le esigenze delle mense? «Le mense – commenta don Emanuele Morelli, direttore della Caritas diocesana – ma di più i poveri che le frequentano, hanno bisogno della disponibilità al coinvolgimento personale dei credenti delle comunità parrocchiali. Dunque volontari disponibili al servizio, ma anche single e famiglie disposte a donare alcuni generi alimentari.La chiusura della mensa di Sant’Ermete – spiegano alla Caritas – ha reso necessaria l’attivazione di un servizio di distribuzione di trenta pasti caldi, che vengono acquistati da un fornitore. Il costo per trenta pasti al giorno è di circa 6mila euro al mese, se si tien conto anche del costo dell’operatore.