Vita Chiesa

Avvento, il tempo per liberarsi dalle preoccupazioni terrene in attesa della salvezza che le trascende

La tradizione vorrebbe a ragione questo periodo contrassegnato da preghiera, astinenza e digiuno: aspettativa gioiosa e non sguaiata, rispettosa e attenta alla predisposizione per il ripetersi dell’evento decisivo per l’esistenza e la salvezza dell’Universo: l’incarnazione di Gesù Cristo, nello stesso tempo e misteriosamente Dio e uomo. Il senso liturgico del Natale consiste proprio nel ricordare in modo fondativo la Santa Notte. Non fare memoria di un evento lontano, che il trascorrere del tempo di necessità appanna e confonde, dal quale finiremmo quindi per essere distanti. Tutt’altro. Il Natale che celebreremo al termine dell’Avvento di quest’anno sarà evento in sé, unico e irripetibile, strettamente collegato attraverso l’esperienza della Chiesa all’evento salvifico occorso a Betlemme di Giuda.

La distanza da ogni commemorazione di ricorrenze civili – anniversari di vittorie, trattati, accordi, nascite e morti umane – è incommensurabile. Ogni Natale avviene, di nuovo e in pienezza, per questo il suo approssimarsi deve essere accompagnato e scandito dal tempo unico delle quattro domeniche dell’attesa, della preparazione. Della liberazione dalle preoccupazioni terrene in nome dell’arrivo di una salvezza che le trascende. Allora ben vengano i calendari per i bambini, con le finestrine che attraverso la scoperta di cioccolatini o piccoli doni scandiscono i giorni.

Non importa poi molto che essi siano tutti quelli del mese di dicembre, fino al 25, indipendentemente dalla precisa scansione liturgica del tempo. Aiutano a ricordare quale stagione spirituale stiamo vivendo, a riflettere sul dono che riceviamo: la vita, l’universo e tutto quanto, secondo la sintetica e felice definizione di Douglas Adams, ultimo grande della fantascienza classica.