Firenze

Avvento di Fraternità: l’appello di don Gambelli dal Ciad

Don Gherardo, qual è la situazione del Ciad?«Secondo l’indice di sviluppo umano il Ciad figura tra i cinque paesi più poveri al mondo. I soldi ovviamente devono bastare per mangiare, vestirsi, pagare l’affitto…Circa 4,3 milioni di persone (il 36% della popolazione) non ha la possibilità di mangiare a sufficienza, mentre 8 milioni non hanno accesso all’acqua potabile (più del 50% della popolazione). Un medico deve occuparsi di circa 27.000 persone, quando l’organizzazione mondiale della sanità preconizza un medico per 10.000 abitanti. L’accesso ai servizi sanitari adeguati riguarda il 23% della popolazione. La mortalità infantile è altissima: muoiono 209 bambini sotto i cinque anni su mille». Come si manifestano questi problemi a N’Djamena, la città dove abiti?«La città di N’Djamena conta quasi 2 milioni di abitanti e la popolazione è in continua crescita. Quest’anno oltre alle difficoltà sopraelencate si è aggiunto il problema delle inondazioni. Interi quartieri sono ancora completamente allagati a cause delle abbondanti piogge nel sud del Ciad e nel Centrafrica che hanno ingrossato le acque dei due fiumi che attraversano la capitale. Da pochi giorni sono ripresi poi gli scioperi nel settore pubblico. Molti ospedali non garantiscono nemmeno i servizi sanitari essenziali e molte facoltà universitarie non hanno ancora iniziato l’anno accademico. Per gennaio-febbraio 2013 si prevede un aumento sensibile del costo della vita. I prezzi dei cereali saliranno a causa degli scarsi raccolti nei mesi di settembre per il problema delle piogge».Parlaci un po’ della tua parrocchia…«La parrocchia che mi è stata affidata (Santa Giuseppina Bakhita), si trova nel 7° arrondissement, nella zona sud della città di N’Djamena. Si tratta di uno dei quartieri più popolosi, con molti nuovi insediamenti di abitanti che provengono dal sud. Nei prossimi 20 anni si prevede che la popolazione della capitale possa triplicare. È molto difficile sapere esattamente il numero di abitanti della parrocchia. Potrebbero essere con molta approssimazione sui 30.000. Quello che è certo è che alla Messa domenicale partecipano mediamente più di 4000 persone (di cui circa 400 bambini di meno di 12 anni)».Chi si occupa, insieme a te, della cura pastorale? «Per quanto riguarda i collaboratori oltre al Vicario parrocchiale (Abbé Alain Mesdingam), prete ciadiano, due religiose (Sacro Cuore: una belga e una polacca) si occupano della biblioteca parrocchiale. Circa 50 catechisti seguono i catecumeni che si preparano al Battesimo nell’arco di 4 anni. In totale sono circa 800. Ci sono poi i 21 responsabili delle CEB (comunità ecclesiali di base), e i responsabili dei gruppi e movimenti ecclesiali (Scout, Guide, Azione Cattolica, chierichetti, Rinnovamento dello Spirito, Gruppi di devozione mariana, corali, …). Fra di essi gli animatori dei gruppi giovanili sono tra i più attivi (il 46% della popolazione del Ciad ha meno di 15 anni). Alla messa domenicale il 75% dei fedeli è costituito da giovani sotto i 30 anni».Quali sono le strutture di cui dispone la parrocchia?«Le strutture attualmente a disposizione sono due aree di preghiera parzialmente coperte con delle tettoie in lamiera: la più grande per gli adulti che può accogliere circa 4000 persone a sedere. La più piccola, per i bambini, con circa 250 posti a sedere. La cappella del Santissimo Sacramento, la sacrestia, l’ufficio per la coordinazione della catechesi, l’ufficio del parroco e del vice-parroco, un piccolo magazzino, una dimora per la sentinella, tutti costruiti con mattoni essiccati al sole. Due nuovi magazzini costruiti con mattoni cotti al fuoco per custodire gli strumenti musicali, il gruppo elettrogeno. Il Consiglio pastorale sta valutando la possibilità di utilizzare una parte di questi magazzini  come una mini-banca del cereale per le famiglie della parrocchia. La saggia decisione dei primi Vescovi di N’Djamena è stata quella di investire le risorse economiche prima di tutto per acquistare i terreni dove far sorgere le parrocchie, prevedendo che con la crescita della popolazione i prezzi degli spazi edificabili sarebbero lievitati sensibilmente. Il numero delle parrocchie è passato da 5 a 17 ed è ancora destinato a crescere nei prossimi anni. Ciò spiega perché ancora oggi nelle parrocchie si celebra quasi unicamente all’aperto, all’ombra di tettoie in frasche o in lamiera. Alcune comunità, si stanno già da tempo mobilitando per raccogliere fondi per la costruzione delle chiese. La mia parrocchia, dedicata a Santa Giuseppina Bakhita, si trova nella zona sud della città e, a causa della sua recente formazione, è un po’ in ritardo rispetto alle altre per quanto riguarda la creazione delle strutture. Oltre alla chiesa manca ancora infatti una canonica per accogliere i preti. Per la realizzazione di questo secondo progetto i fedeli della parrocchia si sono già da tempo impegnati soprattutto con le raccolte delle offerte domenicali, ma come si può facilmente intuire, la copertura delle spese rimane ancora un traguardo lontano».Voi sacerdoti dove risiedete?«Attualmente, insieme al vicario parrocchiale abitiamo nella canonica di una parrocchia vicina (Sacro Cuore di Chagua) che si trova a 8 km di distanza dalla nostra. Gli spostamenti, specialmente in certe ore della giornata, sono davvero difficili a causa del traffico che si crea in prossimità dei numerosi cantieri delle vie principali. Nella stagione delle piogge (dalla metà di luglio a fine ottobre), anche con un ottimo fuoristrada 4X4, è comunque molto complicato muoversi. Per arrivare alla nostra parrocchia l’ultimo tratto di strada (1 km e mezzo circa di sterrato) senza canali di scolo per le acque, spesso diventa un vero e proprio fiume. Il fango provoca inoltri numerosi problemi meccanici e grosse spese per le riparazioni».Aree di preghiera invece di chiese e nessuna casa parrocchiale. Quale progetto per un futuro prossimo?«Il progetto prevede la costruzione di una casa con 5 camere per poter accogliere due preti (parroco e vicario), i seminaristi che svolgono servizio pastorale (nei fine settimana o per l’anno di stage) e gli ospiti dall’Italia. Una presenza più continua dei preti vicino alle case dei fedeli potrà permettere una maggiore attenzione alle persone e alla cura dei loro cammini spirituali. I carismi suscitati dal Signore, grazie anche al pur sempre inadeguato servizio dei ministri ordinati, potranno dare frutti importanti a gloria di Dio e per il bene degli uomini. Nel ringraziare di cuore, a nome di tutti i fedeli della parrocchia, chiunque vorrà partecipare al sostegno del progetto vi assicuro il ricordo nella preghiera, affidandovi all’intercessione di Santa Bakhita che diceva: “O Signore potessi io volare laggiù, presso la mia gente e predicare a tutti, a gran voce la Tua bontà. Fa’, o Gesù che tutti, tutti i fratelli africani Ti conoscano e Ti amino”».